"Neanche il profondo Nord è immune dai difetti che appesantiscono la condizione del Mezzogiorno d'Italia"
Antonio Elia riflette sull'ultima nota di Coldiretti: "I caporali sono un problema, conseguenza di un modello di reclutamento 'fai da te'"Ricevamo e pubblichiamo.
Gentile direttore,
Scrivo queste brevi note per discutere il comunicato di Coldiretti che replica allâarticolo pubblicato il 24 giugno dal magazine online Kulturjam intitolato âLo schiavismo a Saluzzo, versione piemontese dellâAlabamaâ, e allargare, se possibile, il dibattito.
Convengo sul punto che il paragone sia improponibile, tuttavia non credo sia questo il punto da discutere. Il titolo di Kulturjam e qualche frase sono ad effetto, ma i problemi sollevati dallâarticolo non sono inventati per raggiungere chissĂ quali scopi. Elenco i problemi, ai quali collego domande e riflessioni:
Il lavoro in nero e quello grigio sono invenzioni di Mamadou, il delegato dei lavoratori in sciopero che ha parlato in una pubblica assemblea? O sono pratiche ricorrenti che sviliscono e penalizzano il lavoro dei braccianti (bianchi e neri)? Quanto sono diffuse tali pratiche? Sembra che raggiungano percentuali di tutto rilievo.
Lâaccoglienza e lâalloggiamento dei braccianti sono interventi organizzati in modo efficiente per garantire a tutti i lavoratori condizioni di vita dignitose? Coldiretti dice: le imprese forniscono alloggio a molti lavoratori âcontrattualizzatiâ e sono coadiuvate dallâintervento pubblico e dellâassociazionismo. E sia, anche se tale affermazione va presa con beneficio dâinventario. Ne sono però esclusi tutti gli irregolari, tutta la fascia del lavoro irregolare e non o parzialmente contrattualizzato. Esempi ne siano i dormitori improvvisati, che specialmente nella scorsa stagione (va bene, câera la pandemia. E prima?), a Saluzzo come a Cuneo, hanno provocato interventi di ordine pubblico e sgombri indiscriminati.
Il problema, continua Coldiretti, sono i caporali. Giusto. I caporali sono un problema. Ma i caporali sono conseguenza di un modello di reclutamento della manodopera âfai da teâ funzionale allâingaggio di lavoro irregolare. Non ci sono connivenze tra aziende e caporali? Non è possibile (oltre che utile) smascherarle anzichĂŠ minimizzare il problema?
Unâaltra doglianza avanzata da Coldiretti è âquella che colpisce direttamente i frutticoltori, vale a dire lo sfruttamento vergognoso da parte di chi riconosce loro dei prezzi insufficienti persino a coprire i costi di produzioneâ. Condivido lo sdegno e sono pronto a manifestarlo. Però, anche su questo punto, dirimente per affrontare con efficacia i problemi di cui sopra, quali azioni sono state intraprese dalle organizzazioni datoriali per tagliare le unghie alla grande distribuzione? Prezzi piĂš equi e remunerativi per i produttori agricoli sono premessa e condizione per salari e condizioni lavorative rispettose della dignitĂ dei lavoratori e richiedono, per avere successo, unâalleanza tra produttori (imprenditori e lavoratori) sostenuta dallâopinione pubblica democratica e consapevole.
Questi i problemi. Per risolverli non basta lâindignazione di qualche dirigente di Coldiretti mirata a colpire gli sfoghi di un lavoratore giustamente esasperato o di un osservatore che ne raccoglie la protesta. Ci vuole di piĂš. Ă necessario organizzare campagne dâinformazione (starei per dire: di controinformazione, rispetto alla vulgata corrente), è necessario denunciare e smascherare le pratiche illecite sollecitando lâintervento delle autoritĂ preposte, ricordando che neanche il profondo Nord è immune dai difetti che appesantiscono la condizione del Mezzogiorno dâItalia.
Ă possibile trovare sedi e momenti per discutere di questi temi e avviare buone pratiche? Nel suo piccolo, a Cuneo, è quanto sta cercando di fare, tra difficoltĂ e indifferenze, la rete di associazioni âMinerali clandestiniâ che a questi temi dedica buona parte del suo impegno.
Antonio Elia
Redazione

Antonio Elia - Coldireti
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