Nel Cuneese uscire da una situazione di povertà è sempre più difficile
“In aumento il problema della casa. Ci sono persone che non riescono a pagarla” dice Ivana Lovera, responsabile del centro di ascolto diocesano Caritas di CuneoNel 2024 ISTAT stima che in Italia ci fossero oltre 2,2 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta, per un totale di 5,7 milioni di individui, pari al 9,8% dei cittadini. Negli anni passati il dato è costantemente peggiorato – nel 2014 viveva in condizione di povertà assoluta il 6,9% dei residenti – e si è stabilizzato negli ultimi due anni. La percentuale, infatti, tra il 2023 e il 2024 è rimasta sostanzialmente la stessa, segno che il fenomeno è strutturale. Nel Nord-Ovest ISTAT stima che siano 595mila le famiglie in povertà assoluta, pari all’8,1% della popolazione. Il dato è più alto del Nord-Est (7,6%), e del Centro (6,5%), ma è più basso del Sud (10,5%).
“Questa stabilità del fenomeno l’abbiamo vista anche noi, con magari qualche piccola variazione periodica. In generale, i grossi bisogni riguardano gli affitti e le bollette”, spiega Ivana Lovera responsabile del centro di ascolto diocesano Caritas di Cuneo. “Quello che abbiamo notato essere in aumento è il problema della casa. Ci sono persone, magari anche con garanzie, con lavori a tempo indeterminato, che non riescono a pagare una casa, si trovano a vivere uno sfratto e quindi si rivolgono a noi”.
Il fenomeno non riguarda tutti allo stesso modo: secondo i dati ISTAT a livello nazionale le persone più colpite sono i giovani, le famiglie ampie e le persone straniere. “I giovani che si rivolgono a noi sono sostanzialmente immigrati, di sesso maschile, che arrivano con permessi di soggiorno da rinnovare, con lavori stagionali. Il panorama è piuttosto vasto ma in generale i giovani italiani, così come le famiglie italiane, si rivolgono meno a noi. O quando lo fanno in molti casi hanno anche altre difficoltà, come problemi di carattere sanitario, spesso psichiatrico, e arrivano in quella fascia d’età in cui diventa difficilissimo trovare un lavoro”, aggiunge Lovera.
Come ha evidenziato ISTAT, “l’incidenza di povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento”: se ha almeno il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 4,2% ed è tre volte più elevata (pari al 12,8%) se ha al massimo la licenza di scuola media. Il dato, poi, sale ulteriormente al 14,4% per le famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza di scuola elementare.
La povertà e la ricchezza sono sempre associate al denaro, al possesso di beni, allo stile di vita che si conduce. Ma la povertà non è per forza unicamente economica ed è in molti casi concatenata a diversi altri elementi. “La mera povertà economica può dipendere da una mancanza o perdita di lavoro, da una difficoltà a pagare il mutuo. Ma poi c’è anche quella a 360 gradi, cioè una multi-problematicità che viene a creare una povertà, e quella è più difficile da sradicare”, spiega ancora la responsabile del centro di ascolto diocesano. I dati diffusi dalla Caritas Cuneo-Fossano a maggio 2025 dimostrano la cronicità di alcune situazioni: molti nuclei familiari gravitano attorno ai servizi Caritas per diversi anni consecutivi. Nello specifico, considerando le persone che si sono rivolte alle parrocchie di Cuneo, il 47% rimane nell’ambito dei servizi Caritas per oltre quattro anni, e il 29 per cento da tre anni.
“Chi vive in povertà economica tutto sommato trova qualche strada grazie ai servizi che offrono sostegno nella ricerca di un nuovo impiego se si è perso, con prestiti, o con qualche integrazione al lavoro attuale. Invece, uscire da una multi-problematicità è molto più difficile perché alcuni problemi permangono”. In alcuni casi poi sono diversi i fattori che influiscono e appesantiscono situazioni già di per sé precarie. “Ci sono persone con povertà di natura psichiatrica, che ha creato una povertà economica, che magari diventa anche una povertà sociale perché l’individuo è isolato. Questi casi non si risolvono in un anno, due o tre. Lo stesso accade quando la povertà deriva da una dipendenza. In quei casi riuscire a tornare a una situazione preesistente o di cosiddetta “normalità” è difficile. Ed è per questo che alcune persone che si rivolgono alla Caritas vanno avanti per tanti anni, alcuni anche per sempre”.

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