Percorso di tutela, Calderoni (PD): "Poco efficace se le prestazioni sono a 200 chilometri di distanza"
Il consigliere regionale: "Riscontrato casi in cui, pur di rispettare i tempi, vengono proposte sedi lontanissime"Riceviamo e pubblichiamo
"Se per una visita urgente a Mondovì il sistema ti manda a Domodossola, non si può parlare di tutela del paziente: è una beffa". Così Mauro Calderoni, consigliere regionale del Partito Democratico, commenta l’interrogazione presentata oggi (4 giugno 2025) in Consiglio regionale sul funzionamento del cosiddetto “Percorso di Tutela”, lo strumento che dovrebbe garantire il rispetto dei tempi di attesa per visite specialistiche ed esami.
Nato per intervenire in caso di ritardi del Servizio Sanitario Regionale, il “Percorso di Tutela” prevede che l’Asl garantisca comunque la prestazione, anche ricorrendo a strutture private accreditate, senza costi aggiuntivi per l’utente. Ma, come spiega Calderoni, "abbiamo riscontrato casi in cui, pur di rispettare i tempi, vengono proposte sedi lontanissime: 200 km e tre ore di viaggio per una visita dermo-chirurgica sono un’assurdità, soprattutto per pazienti fragili o senza mezzi".
Da qui l’interrogazione alla Giunta regionale: "Abbiamo chiesto – spiega Calderoni – se esistano dati su quante volte il Cup indirizza i cittadini verso strutture oltre i 100 km e se non sia il caso di introdurre un criterio di prossimità, oltre che di tempestività. Non si può ignorare il fattore della distanza, che rischia di escludere chi ha meno possibilità economiche o difficoltà a spostarsi". Calderoni propone di fissare un limite massimo di distanza – ad esempio 80 o 100 km – oltre il quale la prestazione non può essere considerata realmente accessibile: solo così questo strumento potrà davvero servire a ridurre le disuguaglianze e non ad aggravarle.
c.s.

Mondovì - caleroni - percorso di tutela
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