Piano Socio Sanitario Regionale: approvato l'emendamento sulle unità mobili per senza fissa dimora

Nel percorso di predisposizione del nuovo Piano Socio Sanitario Regionale 2025–2030 della Regione Piemonte, la Commissione Sanità del Consiglio regionale ha approvato un emendamento presentato dalla consigliera regionale Giulia Marro che prevede l’attivazione di unità mobili di assistenza sanitaria e sociale rivolte alle persone senza fissa dimora e alle persone in condizione di marginalità.

L’emendamento introduce nel Piano uno strumento operativo di prossimità, finalizzato a garantire accesso effettivo ai servizi essenziali, monitoraggio dello stato di salute, orientamento ai servizi territoriali e intercettazione precoce dei bisogni sanitari e sociali di persone che difficilmente riescono a rivolgersi ai servizi ordinari. Un’impostazione che richiama il lavoro di équipe mobili multidisciplinari, capaci di integrare competenze sanitarie e sociali.

Il percorso che ha portato alla presentazione dell’emendamento nasce anche dal lavoro svolto negli anni nel Comitato di quartiere Cuneo Centro, dove è emersa con forza la necessità di attivare équipe mobili di prossimità come strumento stabile di intervento nei contesti di maggiore fragilità. Un confronto portato avanti insieme all’amministrazione comunale e alla sindaca di Cuneo, nella consapevolezza che i Comuni, da soli, dispongono di margini di intervento limitati su questioni che intrecciano bisogni sociali e sanitari.

"Quel lavoro nei quartieri - spiega Marro - ha chiarito che la presa in carico reale delle persone più fragili non può ricadere solo sui Comuni. Servono basi regionali solide e un coinvolgimento diretto del sistema sanitario. È per questo che oggi, dal ruolo regionale, ho lavorato perché questo approccio entrasse nel Piano Socio Sanitario".

L’emendamento approvato rappresenta infatti una cornice di indirizzo che consente ai territori di attivare interventi integrati, chiamando in causa anche le ASL, che dovranno fare la loro parte nella costruzione di équipe mobili capaci di rispondere ai bisogni sanitari e sociali in modo coordinato.

Nel corso delle audizioni sul Piano, numerosi enti hanno ribadito la necessità di rafforzare il lavoro in sinergia tra ambito sanitario e ambito sociale, superando una frammentazione che spesso rende inefficaci anche gli interventi più impegnativi.

"Non entro nel merito ideologico - prosegue Marro - ma parto da un dato di realtà: quando non si interviene sulle cause sociali e sanitarie del disagio, quel disagio riemerge altrove. Più tardi. E a costi molto più alti".

Una sanità accessibile non è una sanità “per qualcuno”, ma una sanità migliore per tutti. Quando il sistema è difficile da attraversare anche per chi ha strumenti, diventa quasi impraticabile per chi ne ha meno. E quando il disagio non viene intercettato in tempo, finisce per incidere anche sul senso di sicurezza nelle città.

"È qui - conclude Marro - che il Piano Socio Sanitario può fare un salto di qualità: tenere insieme dimensione sanitaria e dimensione sociale. L’emendamento approvato in Commissione mette le basi perché questo avvenga anche sul nostro territorio. Ora serve che tutti i livelli istituzionali, a partire dal sistema sanitario, facciano la loro parte".

CUNEO