"Sudan, Haiti, Afghanistan: nel mondo altre situazioni come quella della Palestina"
Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un lettore sulle recenti mobilitazioni per la situazione a GazaRiceviamo e pubblichiamo.
In queste ultime settimane abbiamo assistito ad una mobilitazione di tante persone che, è inutile negarlo, sono per la maggior parte l’espressione di una certa sinistra che svaria dai radical chic come cantanti, attori e giornalisti ai militanti veri e propri, agli antagonisti fino ad arrivare al vero capo popolo che è Landini. Tutti questi personaggi sono l’emblema dell’ipocrisia. Mi piacerebbe sapere da questi che si ergono a “paladini” dei diritti dei palestinesi come mai non si sono mobilitati con lo stesso vigore e ardore per tutte le altre situazioni esistenti nel mondo e faccio tre esempi:
- gli 11 milioni di persone del Sudan costretti alla fame e alla migrazione in altri stati e che stanno subendo ogni tipo di atrocità (soprattutto i bambini) e dove, citando quanto riportato dal sito di Medici senza Frontiere, ”l’escalation della guerra civile in Sudan ha portato un’ostruzione sistematica degli aiuti, dell’accesso umanitario e delle furniture. È stato difficile ottenere visti per il personale umanitario per entrare nel paese e permessi di viaggio per muoversi in Sudan. I permessi per attraversare le linee del fronte, ad esempio da Port Sudan alle aree controllate dalle Forze di Supporto Rapido (RSF), sono stati ripetutamente negati. Sono stati fatti anche tentativi per impedire che gli aiuti entrassero nel paese attraverso il confine dal Ciad e dal Sudan del Sud”
- gli 11 milioni di persone di Haiti dove citando uno degli ultimi rapporti dell’Unicef, “la crisi umanitaria è peggiorata, estendendosi oltre la capitale Port-au-Prince ad altre parti del Paese. I bambini di Haiti continuano a subire sofferenze inimmaginabili nel mezzo di una brutale violenza armata. Infatti, una delle caratteristiche distintive di questa crisi è la dilagante violazione dei diritti dei bambini.
Come affermato dal Segretario Generale nel 2024, Haiti figurava tra i cinque Paesi dell'agenda “Bambini e conflitti armati” con il più alto numero di gravi violazioni verificate ai danni dei bambini in tutto il mondo. L'anno scorso, le Nazioni Unite ad Haiti hanno verificato oltre 2.000 gravi violazioni contro i bambini. Il dato più allarmante è l'aumento dei casi di reclutamento e utilizzo di bambini, insieme a un aumento delle uccisioni e delle mutilazioni. I bambini vengono uccisi e mutilati durante gli scontri tra gruppi armati, in particolare nelle zone densamente popolate di Port-au-Prince. Ci sono stati innumerevoli casi di bambini giustiziati sommariamente. Il reclutamento e l'utilizzo di bambini da parte dei gruppi armati è dilagante. Si stima che attualmente i bambini rappresentino ben il 50% dei membri dei gruppi armati attivi oggi.
I bambini sono costretti a combattere, partecipando direttamente agli scontri armati. Altri vengono utilizzati come corrieri, vedette, portatori di armi o sfruttati per lavori domestici, ruoli che li espongono a gravi e duraturi danni fisici e psicologici.
I bambini sono vittime di violenze sessuali terribili che hanno raggiunto livelli senza precedenti. Nel 2024, il numero di casi segnalati di violenza sessuale contro i bambini è aumentato del 1.000% rispetto all’anno precedente”
- in Afghanistan dove citando testualmente dal sito di Save the Children “vivono 44,5 milioni di persone, più della metà vive al di sotto della soglia di povertà. Un afghano su tre sta affrontando la fame a livelli critici o emergenziali in questo momento. La crisi economica in corso, che ha causato disoccupazione, povertà e aumento dei prezzi dei generi alimentari, fa sì che molte famiglie sopravvivano per settimane con un solo pasto al giorno che spesso consiste in una zuppa, in un po’ di riso o semplice pane a acqua. La malnutrizione è diffusa in tutto il Paese.
Donne e bambini in Afghanistan costituiscono la maggioranza della popolazione sfollata, rendendole più esposte al rischio di sfruttamento e abuso. Dall'agosto 2021, la situazione delle donne in Afghanistan, vede i nuclei familiari con a capo una donna affrontare tassi più elevati di insicurezza alimentare e di lavoro minorile rispetto ai nuclei familiari con a capo un uomo. Attualmente nel Paese, quasi un nucleo familiare su 3, formato da donne e ragazze, si affida a strategie di sostentamento "di emergenza". L'istruzione è un'ancora di salvezza per tutti i bambini. Quasi 9 milioni di ragazze e ragazzi in Afghanistan hanno bisogno di sostegno per rimanere a scuola. Tra le barriere che ostacolano l’accesso alla scuola ci sono la discriminazione, l'insicurezza, la povertà, le infrastrutture carenti, l'inadeguatezza del materiale didattico e la mancanza di insegnanti qualificati. Senza educazione le bambine e i bambini, sono maggiormente a rischio di violenza, abusi e sfruttamento. Milioni di bambini rimangono sfollati in tutto il Paese, molti dei quali senza un riparo adeguato o strutture igieniche. I bambini hanno bisogno di un posto da chiamare casa, dover poter studiare, crescere ed essere protetto. Molti bambini e le loro famiglie non hanno un posto dove vivere, né soldi per il cibo, e alloggiano in rifugi di base in una situazione precaria e in continuo peggioramento. L'Afghanistan sta affrontando la peggiore crisi economica e alimentare mai registrata. Il 41% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione acuta e 23,7 milioni di persone, due terzi della popolazione afghana, hanno bisogno di assistenza umanitaria”.
E stiamo parlando di quasi settanta milioni di persone. Ma di situazioni come in Sudan, Haiti e Afghanistan nel mondo ce ne sono tante. Non ricordo una sola manifestazione per il maggior genocidio (che significa letteralmente “metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui e l'annullamento dei valori e dei documenti culturali”) avvenuto negli ultimi ottant’anni compiuto nel 1994 in Ruanda dove in cento giorni (si avete capito bene cento giorni) furono massacrate 1.170.000 persone tra cui migliaia di bambini.
Come mai tutti questi ben pensanti di sinistra non hanno MAI organizzato uno sciopero per questi “poveri Cristi”? Com’è che non ho MAI sentito un solo cantante, attore o giornalista battersi o scrivere con la stessa veemenza con cui lo stanno facendo per i palestinesi? Esistono morti di serie A, di serie B o C? Come mai tutti quegli “attivisti” che sono andati a farsi la gita con delle barchette che a malapena portano i viveri per loro e che sono stati accolti come eroi al loro ritorno non vanno con lo stesso “spirito di libertà” a portare aiuti alla popolazione del Sudan, di Haiti e dell’Afghanistan?
Come mai il buon Landini non organizza uno sciopero generale per i diritti di queste persone? Forse contano meno dei palestinesi? E dove sono finiti i diritti delle milioni di persone che venerdì 3 ottobre sono stati costretti a rinunciare ad andare a lavorare o a prendere un treno o un mezzo pubblico oppure bloccati in macchina in qualche tangenziale perché “scioperare” è un diritto e chi se ne frega se con questo arbitrario diritto viene calpestato il diritto di milioni di persone di pensarla diversamente? La democrazia esiste solo in un senso ed è quello che decidono i benpensanti di sinistra che pretendono di avere solo loro la verità assoluta e guai a pensarla diversamente! Sento sempre e solo parlare di diritti ma mai di doveri che invece dovrebbero venire prima di tutto se vogliamo mantenere un comportamento civile che ci faccia convivere tutti insieme indipendentemente da come ognuno la pensi. Questa è l’ipocrisia della sinistra ed è per questo che le persone che non si fanno influenzare da una ideologia politica continuano a non votarli. Ho scritto quanto sopra perché non sopporto più tutta questa ipocrisia e purtroppo non ho visto e letto nulla che rispecchiasse quello che credo pensino molte altre persone con cui mi confronto ogni giorno.
Roberto De Simone
Redazione

Palestina
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