Tra il “logo fascista” e la propaganda, il voucher Vesta è diventato un teatrino
Da sinistra ci si è concentrati, fino a ieri, sui presunti richiami nostalgici del simbolo. Da destra si gongola: ma tante famiglie sono rimaste all’asciuttoNon si placa la polemica attorno al voucher Vesta, il bonus regionale destinato alle famiglie con figli fino a 6 anni di età. Una misura che prevedeva erogazioni da 800, 1000 e 1200 euro per ciascun nucleo familiare, con Isee fino a 40mila euro, vincolandole a spese legate a educazione, attività sportive e di socializzazione dei bambini.
La “boccata d’ossigeno” patrocinata dall’assessore Maurizio Marrone è piaciuta alle famiglie piemontesi, peccato che a rifiatare siano in pochi: circa diecimila famiglie, le più veloci e fortunate nel richiedere il beneficio prima che il fondo da 10 milioni si esaurisse. Quasi il 90% dei nuclei beneficiari, fa sapere la Regione, hanno cittadinanza italiana, circa l’8% europea e circa il 2% provengono da Paesi extra-Ue. Circa le modalità dell’erogazione molto c’è da ridire: con l’ormai famigerata formula del click day, a partire dalla mezzanotte di venerdì, per un ammontare di richieste esaurito in meno di mezzora. Il che sarebbe pure normale se stessimo parlando dei biglietti per il tour degli Oasis o per la prossima conferenza di Alessandro Barbero. Peccato che in questo caso si tratti di un servizio erogato con fondi pubblici, privilegiando - per ragioni inesplicabili - la velocità della connessione Internet in casa ai dati della dichiarazione dei redditi.
Dall’opposizione Avs, che mesi fa per voce della capogruppo Alice Ravinale si era lanciata in una non imperdibile polemica sul logo definito “da nostalgici del Ventennio fascista”, ora contesta invece la carenza di risorse messe a disposizione da Vesta e la gestione della piattaforma informatica del CSI Piemonte. Si rileva a questo proposito che l’accesso alla pre-coda è avvenuto “in modalità randomica” (“il bando però prevede che le domande vengano accolte in ordine cronologico, non in modalità randomica”) e anche che qualcuno avrebbe potuto chiedere più bonus accedendo da differenti dispositivi, dal momento che non era previsto l’inserimento dello Spid.
Questioni tecniche a cui si dovrà dare risposta. Nel frattempo la maggioranza fa quadrato. Tra chi difende a spada tratta l’operazione c’è il consigliere regionale cuneese di Fratelli d’Italia Claudio Sacchetto: “La soddisfazione è grande per l’ottimo riscontro ottenuto dal primo click day per l’accesso al voucher Vesta una misura ideata e realizzata dall’assessore Marrone e fortemente voluta da Fratelli d’Italia, pensata anche per il ceto medio”. Nessun commento sulle difficoltà insorte, l’attenzione è tutta per gli avversari: “Le sinistre speravano in un fallimento di partecipazione e del sistema informatico e ora lamentano una carenza di risorse, invece si è registrata una domanda straordinaria che conferma come la strada intrapresa da Marrone sia quella giusta, semmai sarà necessario lavorare per implementare le risorse in futuro, ma questo è sintomo della bontà dell’operazione, in questi casi è sempre necessario dotarsi di criteri ed il click day è quello che garantisce la maggiore velocità di conclusione delle operazioni”.
“E chi non beve con me, peste lo colga” avrebbe aggiunto Amedeo Nazzari, innalzando il calice. Ci sia perdonata l’ironia, se facciamo notare che non è necessario replicare a considerazioni bislacche sul richiamo “nostalgico” alla dea romana con toni da cinegiornale Luce. Specie se le risposte ai dubbi - delle famiglie, non dell’opposizione: chi non ci crede, si faccia un giro sulla sezione commenti nella pagina Facebook della Regione - restano inevase. Il teatrino attorno al voucher Vesta (un’iniziativa lodevole gestita in modo meno lodevole, almeno finora) rivela, da una parte e dall’altra, un dibattito politico ripiegato su se stesso: in cui i cittadini entrano, come sovente accade, solo come spettatori infastiditi. E se quasi uno su due non va nemmeno più a votare, un motivo ci sarà.

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