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    CUNEO - Tuesday 22 July 2025, 13:55

    Tranchida a cuore aperto: “Non lascio il Santa Croce. E sul nuovo ospedale ci metto la faccia”

    Il direttore dell’Aso ai consiglieri: “Il nostro è un ospedale attrattivo, ma non può crescere oltre. In pronto soccorso più accessi che al Cardarelli di Napoli”
    Tranchida a cuore aperto: “Non lascio il Santa Croce. E sul nuovo ospedale ci metto la faccia”
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    Per Livio Tranchida l’audizione in Consiglio comunale è anche un’occasione per chiarire - “per l’ennesima volta”, precisa lui - la lealtà a un territorio di cui è ormai cittadino “adottivo”, avendo preso residenza giusto pochi giorni fa: “Mi sento in debito d’onore con la comunità e certamente non la lascerò in questo momento” assicura il direttore generale del Santa Croce e Carle, il migliore ospedale hub d’Italia secondo Agenas.

    “Il prossimo primario, una donna, lascia Modena per venire a Cuneo: dissipiamo le polemiche sul fatto che non sia un ospedale attrattivo” aggiunge Tranchida, ricordando che “il nostro capitale umano è il reale patrimonio di questa azienda, siamo l’unica azienda sanitaria piemontese senza gettonisti”. Il Santa Croce ha 706 anni di storia, ricorda, tanto per mettere in chiaro che i direttori - anche i migliori - passano, ma la struttura resta. Certo, però, il salto di qualità c’è stato: “Sono 40 i direttori di struttura complessa, più due in arrivo: al mio arrivo ne mancavano 13 e le selezioni erano andate deserte”. I numeri: 462 dirigenti medici, 1.111 infermieri, 96 tecnici di radiologia, 52 tecnici di laboratorio, 183 amministrativi. Il totale dei dipendenti ammonta a 2.404 unità, al netto delle circa 560 assicurate da Amos e dei 130 specializzandi.

    L'audizione di Livio Tranchida in Consiglio comunale

    Cuneo ha già recuperato le liste d’attesa. Le aggressioni? “Solo verbali”

    Una “macchina” che nel 2024 ha raggiunto quasi 2 milioni di prestazioni ambulatoriali - 1 milione e 971mila - di cui 144mila nell’ambito del Pngla, ovvero il piano per il recupero delle visite prioritarie in lista d’attesa. Gli interventi chirurgici sono stati 44mila in un blocco diviso in 16 sale: “Una media di 190 interventi al giorno, anche al sabato e alla domenica”.

    Sulle liste di attesa l’ospedale fa meglio dell’anno pre Covid di riferimento, il 2019: i dati parlano di un recupero del 157% sulle visite in otorinolaringoiatria, del 143% nelle prime visite oncologiche, del 134% in pneumologia, 123% in ginecologia e 116% in ortopedia. “È una media del pollo, - ammette il direttore - ma noi l’abbiamo recuperata”. Si allunga, in compenso, un’altra “lista”, quella dei record che il Santa Croce può vantare nelle prestazioni: “La nostra azienda interviene entro 48 ore nell’86,57% dei ricoveri per frattura del femore, eravamo al 52,75% nel 2019”. Il punto nascita è il più grande della regione in termini di volumi (sfiorerà i 1800 parti quest’anno) ed è il primo anche per numero di operazioni sulle cataratte, dove la lista d’attesa è scesa da un anno a sei mesi. Il numero di trapianti di cornea è secondo, ma solo per qualche decina di interventi, solo a quello delle Molinette: “Numeri assoluti non compatibili con le nostre dimensioni”. A Cuneo non c’è una sola Tac fatta in regime di libera professione e anche su questo l’ospedale è un unicum regionale: “Ma non c’è più spazio per farne. È un tema di territorio, non tutti possono venire qui”.

    Questo vale anche per gli accessi al pronto soccorso ed è un problema: “Il trend quest’anno va verso i 72 mila, conto i 67mila dello scorso anno. Il Cardarelli di Napoli ne fa 66mila, nella città con la densità di popolazione più alta d’Europa per chilometro quadrato”. Per alleggerire questo carico bisogna fare rete con Mondovì e Savigliano: “Migliorare il pronto soccorso è una sfida, i flussi seguono dinamiche difficili”. Un’ulteriore sfida è legata alla sicurezza: “Purtroppo anche il pronto soccorso a Cuneo è oggetto, a oggi, di violenza verbale: in altre parti della regione c’è violenza fisica. Si sta mettendo in discussione quel patto non scritto che lega la cittadinanza alle istituzioni, non è aumentando la sorveglianza che si risolve un problema valoriale. Chiediamoci perché i nostri cittadini non si sentano sicuri”.

    “Questo è un momento che mette in discussione il nostro sistema, ma è anche un’opportunità di cambiamento” assicura il manager sanitario. Perché il disagio non è solo quello degli utenti ma anche - soprattutto - di chi in ospedale ci lavora, a cominciare da medici e infermieri. E non è solo questione di stipendi: “In Svizzera pagano di più, ma anche da loro mancano infermieri perché il tenore di vita è insostenibile”. Non si può vivere per lavorare, nemmeno se il tuo - come ricorda Tranchida - prima che un lavoro è un servizio: “Dobbiamo rendere più attrattive queste professioni, chiederci perché i nostri ragazzi non le vogliano più fare. Il tema della diversity generazionale è molto sentito nel nostro ospedale”.

    L'audizione di Livio Tranchida in Consiglio comunale

    Nuovo ospedale, se ne riparla dopo il ricorso: “Ma non è stato tempo perso”

    Gli interventi dei consiglieri si concentrano sul tema del nuovo ospedale unico. Sul quale, risponde il dg, non ci si muoverà prima della sentenza sul ricorso presentato dalla Inc, attesa il 23 ottobre. Quel che è certo è che l’attuale area del Carle non è sufficiente: “Ci sono aree di piccole dimensioni che dovranno essere espropriate: noi siamo tecnicamente pronti”. I metri quadrati espropriabili dovrebbero essere 25.740, mentre sugli importi Tranchida non fornisce risposte: finché il ricorso sul partenariato è pendente non si può fare.

    “Non credo si sia perso del tempo nella progettazione” replica invece sulla questione del cronoprogramma. Ricordando che nel frattempo è cambiato il codice degli appalti e che sul tavolo c’era una proposta di partenariato per un ospedale da 800 posti, la più grande in Piemonte e una delle più importanti in Italia: “In meno di un anno abbiamo chiuso le procedure a cavallo di due codici, credo che il lavoro sia stato mostruoso e che sia stato fatto con grandissima responsabilità. Io ho certezza che verrà fatto questo ospedale, altrimenti non ci metterei la faccia: sono cambiate le regole, gli strumenti e i costi e abbiamo di fronte una sfida grandissima, ma questa sfida la vinciamo tutti assieme. Se non si riesce a fare a Cuneo, dove si deve fare un ospedale?”.

    Nel frattempo si lavora sull’adeguamento sismico, in entrambe le sedi, con importi per circa 30 milioni finanziati dal 2028 al 2033: “Il 1 ottobre 2026 consegneremo la palazzina antisismica, l’unica che resterà in piedi del Carle perché ha un vincolo importante: stiamo spendendo circa 6 milioni di euro e ci porteremo i nostri amministrativi da ottobre 2026”. Al Santa Croce “abbiamo tutti i certificati e stiamo lavorando agli ‘assaggi’ su tutta la struttura, per valutare la vulnerabilità”.

    L’ultima risposta tocca l’annosa questione dell’audizione dei vertici Amos, chiesta dagli Indipendenti fin dal 2022 e finora sempre respinta al mittente dagli interessati: “La prima richiesta è arrivata quando ero ancora direttore generale, posso farmi portavoce di questa ennesima richiesta ma non mi posso sostituire alla governance di Amos. Io non mi trovo a disagio ad essere qui, è la casa di tutti i cittadini cuneesi”.

    Andrea Cascioli
    luogo CUNEO
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    Tag:
    cuneo - santa croce e carle - sanità - Consiglio comunale - Comune - Ospedale - Livio Tranchida
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