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    CUNEO - Monday 10 November 2025, 13:25

    Transizione energetica nel settore manifatturiero: in Piemonte le imprese accelerano

    Nel settore manifatturiero quasi un'impresa su tre ha già investimenti in corso o li sta pianificando per i prossimi due anni
    Transizione energetica nel settore manifatturiero: in Piemonte le imprese accelerano

    La transizione energetica nel settore manifatturiero piemontese mostra un incoraggiante e crescente dinamismo. Quasi un'impresa su tre (28,6%) ha già investimenti in corso o li sta pianificando per i prossimi due anni, segnalando un'accelerazione rispetto al passato. Diminuisce, di conseguenza, la percentuale di aziende che considerano il tema non prioritario, passando dal 74,1% del 2024 al 71,5% di oggi.

    Questo è quanto emerge dal focus di approfondimento sulla transizione energetica realizzato da Unioncamere Piemonte nel mese di luglio 2025 su un campione significativo di circa 1.700 imprese manifatturiere piemontesi, analogamente a quanto fatto anche nel 2024.

    "I dati di quest'anno sono un segnale di grande incoraggiamento. Mostrano che un nucleo sempre più solido di imprese manifatturiere ha compreso la portata strategica degli investimenti in efficienza e fonti rinnovabili. Vedere crescere la percentuale di aziende attive e, parallelamente, ridursi la platea di quelle che non ritengono il tema una priorità, ci dice che la direzione intrapresa è quella giusta. Il nostro ruolo ora è supportare questa spinta e creare le condizioni perché questo diventi un vantaggio competitivo per l'intero sistema produttivo regionale", sottolinea il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia.

    Analizzando i dati in profondità emerge come la dimensione aziendale risulti un fattore determinante. La spinta verso la transizione energetica è, infatti, trainata dalle imprese più grandi. Se solo il 10,4% delle realtà con meno di 10 addetti ha investimenti in corso, la percentuale sale vertiginosamente fino al 59,7% per le aziende con oltre 250 dipendenti. Sommando anche le imprese che stanno pianificando interventi, il divario rimane netto: il 77,8% delle aziende con oltre 50 addetti è coinvolto nella transizione, contro appena il 24,5% delle imprese con meno di 10 addetti.

    Tra le imprese che hanno scelto di investire, le direttrici sono chiare. Il 65,7% punta con decisione sull'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, con il fotovoltaico a fare la parte del leone (già utilizzato dal 23% del totale delle imprese). Segue, come seconda area di intervento strategico, il miglioramento dell'efficienza energetica degli impianti produttivi, prioritario per il 46,6% delle aziende attive. Il 10,5% si focalizza anche sulla digitalizzazione e il monitoraggio dei consumi energetici mentre il 9,5% ha implementato sistemi di accumulo di energia.

    Questi investimenti si traducono in effetti concreti: per le aziende che autoproducono (seppur ancora minoritarie), l'energia generata in proprio copre in media quasi un terzo (32,3%) del fabbisogno energetico totale. L'analisi delle motivazioni che spingono le imprese a investire nella transizione energetica rivela un quadro chiaro, guidato principalmente da considerazioni economiche.

    Il beneficio più rilevante, indicato dal 45,1% delle imprese, è la ricerca di minori costi operativi, come la riduzione delle bollette energetiche. Questo dato sottolinea come il risparmio diretto sia il motore principale degli investimenti. Tuttavia, emerge un dato significativo che indica un'area di miglioramento: una quota ancora molto elevata di imprese (42,2%) dichiara di non riscontrare o prevedere "nessun beneficio particolare” da questi investimenti, segnalando una possibile mancanza di percezione dei vantaggi o la necessità di tempi più lunghi per vederne i ritorni.

    Tra gli altri benefici troviamo il contributo alla sostenibilità ambientale (19,0%), l’accesso a incentivi fiscali o finanziamenti (13,9%), il miglioramento dell'immagine aziendale (13,3%) e una maggiore prevedibilità dei costi energetici (12,5%).

    Se da un lato il trend è positivo, dall'altro rimangono degli ostacoli da superare per coinvolgere la restante parte del tessuto produttivo.

    Un freno cruciale che emerge dall'analisi è la mancanza di competenze specialistiche all'interno delle aziende. Oltre il 70% delle imprese dichiara, infatti, di non avere figure professionali dedicate alla gestione della transizione energetica. La gestione di questi temi è, infatti, ancora largamente affidata all'esterno: solo il 2,2% può contare su un esperto interno, mentre il 20,2% si affida a consulenti esterni.

    Questa tendenza sembra destinata a confermarsi anche in futuro: in prospettiva, solo il 2,4% delle aziende prevede di formare o assumere personale specializzato nei prossimi due anni, mentre il 29% ricorrerà a collaborazioni esterne, confermando il ruolo chiave che i consulenti specializzati dovranno giocare per supportare il tessuto imprenditoriale regionale.

    Tra i principali ostacoli riscontrati si rilevano i costi di investimento (58,5%), la complessità burocratica (31,5%) e l'incertezza normativa (22,4%), elementi che rappresentano le prossime sfide da affrontare per consentire a tutte le imprese di cogliere le opportunità della transizione.

    Va infine evidenziato come anche le nuove forme di collaborazione, come le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), inizino a farsi strada: sebbene il 37,2% delle imprese ancora non le conosca, emerge già un 3,8% di aziende che ha realizzato o aderito a una CER e un 12,6% di realtà interessate a farne parte, una base solida su cui costruire per il futuro.

     

    c.s.
    luogo CUNEO
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    imprese
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