Dai pipistrelli alla benedizione, l’Asti-Cuneo finalmente esiste
Festa in tono minore per l’eterna incompiuta. Cirio rivendica lo sblocco e il rispetto dei tempi: “Ma niente fuochi d’artificio, la politica sappia chiedere scusa”Alla fine l’Asti-Cuneo è andata a farsi benedire. In senso letterale, con la benedizione impartita dal vescovo di Alba Marco Brunetti che non ha resistito alla battuta: “Penso che questa autostrada ne abbia bisogno”. Lo pensano tutti, anche al tavolo delle autorità allestito all’hotel Porta delle Langhe di Cherasco, dove dopo il tortuoso giro inaugurale (per qualche motivo, si è scelto di far partire la carovana da Asti) si sono ritrovati gli amministratori e i giornalisti. “Oggi - esordisce il presidente della Regione Alberto Cirio - era una giornata importante, da celebrare senza i fuochi d’artificio, la banda o la musica: non volevamo dare un’impressione di festa, ma ringraziare e magari chiedere scusa. La politica deve saper fare anche questo”. Neanche lui si trattiene dall’invocazione alle sfere celesti: “Dovevamo benedire anche l’inizio delle opere”.

Il resto, come si dice, è storia. Quella di un collegamento tra due province per cui si è lottato senza successo per tre decenni, tra ricorsi, polemiche, permessi negati, stop e ripartenze. L’ultimo niet, opposto dal ministero della Cultura nel 2023, rischiava davvero di mandare tutto a farsi benedire: il cross financing voluto proprio da Cirio e con esso i lavori. Si è ottenuto dall’allora ministro Gennaro Sangiuliano di derubricare il tutto a parere “endoprocedimentale” (un avvertimento, in sostanza) e tornare al tavolo con la Soprintendenza per sbloccare quel che era bloccato.
A fermare le ruspe, ricorda Cirio, sono stati anche i pipistrelli, anzi per meglio dire i chirotteri: “Noi li chiamiamo ratavoloire” scherza il politico langhetto. Perché c’era da considerare il transito di questi animali ed è, fra l’altro, il motivo per cui si è spostato il casello dell’ospedale di Verduno: “Ora questa autostrada è a prova di chirottero” proclama il presidente della Regione.

Quella che si inaugura però è un’autostrada in modalità cantiere, con una corsia sola in un tratto, ancora fino ad aprile: “Non abbiamo aspettato aprile - spiega Cirio - perché altrimenti non avremmo aperto neanche oggi: quando abbiamo detto ‘la renderemo percorribile’ ho promesso quello che abbiamo fatto oggi. Da Alba a Cuneo si risparmiano oggi 20 o 25 minuti, non si esce più dall’autostrada e non si intasano la statale e la provinciale, smettendo anche di foraggiare le casse della Provincia con l’autovelox di Pollenzo”. Tanto ci basti, sperando però che non ci siano altri intoppi: “Aprile è garantito, anche per una questione contrattuale: i due viadotti avranno il completamento”. Cirio ritorna anche sulle polemiche storiche, a cominciare dalla contestata “Z rovesciata” che interseca la Torino-Savona: “Ringrazio Giovanni Quaglia che mi spiegò che quello era l’unico modo per ottenere l’infrastruttura, perché agganciava la Torino-Savona e per tanti motivi, a meno di non ridiscutere tutto dall’inizio”.
Per lo stesso motivo, cioè la praticità del progetto, si scelse di accantonare la galleria: “I soldi non bastavano per il progetto faraonico in cui si sarebbe bucata la collina di Cherasco e allora abbiamo iniziato a rifare i progetti, confrontandoci con le sensibilità di tutti”. Qui la polemica è con gli ambientalisti: “Quelli che dicevano che è meglio passare sotto che di fianco sono gli stessi che a Demonte ci dicevano che era meglio passare di fianco anziché sotto”.

Al presidente della Provincia Luca Robaldo, presente al tavolo con Cirio insieme al collega astigiano Maurizio Rasero, agli assessori regionali Marco Gabusi ed Enrico Bussalino, al viceministro Edoardo Rixi e all’ad della società Asti-Cuneo Bernardo Magrì, tocca ricordare che sono in ballo anche le opere di adduzione: “Parliamo di opere con un valore di oltre 43 milioni di euro che stiamo condividendo con i Comuni interessati e la concessionaria”. Tra le principali ci sono l’interconnessione fra la A33 e la Sp 661 a Cherasco, l’adeguamento della Sp 7, la realizzazione di alcune piste ciclabili, la variante della Sp 7 a Molino di Verduno e il collegamento con la Sp 58, poi la variante di Pollenzo e l’intervento su via Nogaris che Bra e il Roero attendono da anni. Un’opera centrale è il ripristino del ponte di Pollenzo: finanziato dalla Provincia attraverso due decreti Ponti, con intervento da 6,7 milioni di euro in due lotti. “Su quel ponte passano più di 15mila veicoli al giorno, lungo una delle strade più trafficate della provincia” sottolinea Robaldo.
Il viceministro Rixi chiude rivendicando a sua volta lo sblocco della trattativa dopo il nodo paesaggistico: “Non è l’unico segnale di cambio di mentalità nel Paese, soprattutto sul Nord Ovest: vorrei ricordare la Tav, per cui il 23 gennaio ci sarà la conferenza dei servizi sull’ultimo tratto”. Più vicino agli occhi e al cuore dei cuneesi è il tunnel di Tenda: “Siamo riusciti a fatica ad aprire e 300mila passaggi in meno di sei mesi dimostrano non solo che si sono ridotti il traffico sulle autostrade e i tempi di percorrenza, ma anche che il turismo si è incrementato del 30% grazie alla viabilità”. Il valico della Maddalena, aggiunge pensando alla variante di Demonte, “è in alcuni momenti essenziale per molta parte del Cuneese e per noi è fondamentale creare una viabilità che non porti problemi sui centri storici”. “Nel prossimo anno ci toglieremo altre soddisfazioni” assicura il vice di Salvini. Ratavoloire permettendo.

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