Affitti brevi, Chiesa: "Concorrenza sleale, serve una riforma strutturale"
Il presidente degli albergatori cuneesi sostiene l'appello del presidente nazionale di Federalberghi Bernabò BoccaRiceviamo e pubblichiamo.
Condividiamo e rimarchiamo con convinzione le parole del Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, pronunciate in occasione del Global Summit del World Travel & Tourism Council a Roma. L’introduzione del CIN (Codice Identificativo Nazionale) è stata certamente un passo importante per far emergere dall’ombra migliaia di appartamenti utilizzati per affitti brevi. Tuttavia, rimane irrisolto un nodo centrale: la mancanza di una permanenza minima obbligatoria per gli affitti brevi. Continuare a concentrare l’attenzione solo sul numero massimo di giorni l’anno in cui si può affittare un appartamento è un approccio miope. Il vero problema è rappresentato dagli affitti "a notte secca" o per il solo weekend, che finiscono per occupare lo stesso segmento di mercato degli alberghi, generando una concorrenza sleale e dannosa.
È necessario introdurre una soglia minima di 5 notti per soggiorno, per differenziare realmente l’offerta ricettiva extra-alberghiera da quella tradizionale. Solo così si potrà creare un equilibrio sostenibile tra le oltre 600.000 locazioni turistiche e i circa 30.000 alberghi italiani. Altro tema cruciale è quello della TARI. Non è più accettabile che appartamenti utilizzati a fini turistici tutto l’anno paghino una tassa rifiuti come una normale abitazione privata. È giunto il momento di modificare la destinazione d’uso di questi immobili, equiparandoli alle strutture ricettive e quindi applicando loro una tassazione coerente con la reale produzione di rifiuti.
A questo si aggiunge un ulteriore danno economico per i Comuni, che spesso non riescono a incassare la tassa di soggiorno prevista dalle normative locali, con una perdita significativa di risorse destinate a promozione turistica e servizi pubblici. Inoltre, non va dimenticato il tema delle basilari norme di sicurezza: mentre per noi albergatori sono obbligatorie misure stringenti – a partire dalla presenza di estintori e impianti a norma – moltissimi appartamenti destinati ad affitti brevi sfuggono del tutto a tali controlli, con evidenti rischi per gli ospiti e una grave disparità di trattamento.
Quanto all’argomento spesso utilizzato per giustificare l’esplosione degli affitti brevi – ovvero la loro utilità nei piccoli borghi non serviti da hotel, che ha un suo senso compiuto – ricordiamo che la stragrande maggioranza di queste attività è concentrata in città come Roma, Firenze, Venezia. È ora di superare la retorica e guardare ai dati.
Infine, un’ultima considerazione: forse sarebbe il caso di smettere con il sarcasmo sui social e iniziare a lavorare seriamente a una legge che tuteli davvero i proprietari che intendono affittare a lungo termine. Se oggi si è creata una disparità evidente tra affitti brevi e affitti stabili, è anche a causa di una legislazione profondamente squilibrata, che non tutela minimamente il proprietario in caso di morosità. Chi affitta a lungo, oggi, corre rischi spropositati. Chi affitta a breve, invece, gode di vantaggi fiscali e normativi senza reali controlli. Serve una riforma strutturale, non uno o più slogan!
comm. Giorgio Chiesa
Presidente Associazione Albergatori ed Esercenti Turistici della Provincia di Cuneo

Giorgio Chiesa