Caso buoni benzina, parla il sindaco di Crissolo: “Io preso in mezzo, come Tarasco”
Fabrizio Re racconta la sua verità sulla lettera consegnata in Procura e l’intervista a Report. Le preferenze della candidata? In paese sono tante, ma non “anomale”“Non ho mai voluto buttare benzina sul fuoco”: sembra una frase ironica, visto di cosa si parla, ma il tono non lo è affatto. Fabrizio Re, il sindaco di Crissolo che ha dato avvio all’ormai nota vicenda dei buoni benzina, parla col cuore in mano: “Io sono stato preso in mezzo, quanto Genre e la Tarasco”.
Anche da Report, che lo ha filmato per un’ora senza dirglielo e poi non ha nemmeno mandato in onda la dichiarazione “ufficiale”: “Sì, ho fatto la figura del pirla” ammette, ripensando alle espressioni colorite sfuggite nel corso di quella che doveva essere una chiacchierata a telecamere spente. Ma la storia, spiega, era incominciata molto prima che le telecamere di Rai Tre si accendessero nel paese più alto della valle Po. Milletrecentodiciotto metri per arrivare all’abitato: a 2.022 c’è la sorgente del grande fiume, poi il Monviso che ne tocca 3.841 in vetta, la più alta delle Alpi Cozie.
Aria pura e gente schietta, ma anche qualche pettegolezzo, di quelli che nei paesi non mancano mai. Per questo Re dice di aver preso con le molle quanto aveva raccontato al bar Kanti Fadelli, il giorno dopo la consegna della famosa busta. Quella con i santini elettorali di Elisa Tarasco e i due coupon da 50 euro l’uno, forniti dall’azienda del marito Gabriele Genre. “Non avevo dato nemmeno troppo credito alla storia - fa sapere - finché non è stata presentata la busta, il giorno delle elezioni regionali”.
A questo punto serve un inciso: i rapporti tra l’amministrazione e i coniugi Genre non sono idilliaci, per dirla con un eufemismo. Tant’è vero che il Comune è in causa da anni con la Sipre, ovvero l’impresa tramite cui il marito della candidata di Fratelli d’Italia gestiva la seggiovia del paese. Giusto pochi giorni fa il Consiglio di Stato si è pronunciato su un ricorso che Sipre aveva presentato, per ottenere lo stop all’ordinanza di demolizione parziale del rifugio-ristoro Aquila Nera. Non solo: per i giudici amministrativi l’intera struttura è da abbattere, perché abusiva.
“Ma questo non c’entra assolutamente niente, abbiamo anche altre cause in corso” assicura Re, che anzi aggiunge: “Io non ne ho fatto parola con Report, nonostante mi avessero chiesto di approfondire, proprio per evitare di peggiorare i rapporti tra noi. Alla fine il sistema per risolvere davvero le cose è sedersi a un tavolo, cosa che avevo cercato di fare con i Genre, solo qualche giorno prima dell’intervista”. Per questo, dice ancora il sindaco, da parte sua non c’è stato alcun compiacimento per quanto accaduto a Tarasco e Genre, ora sotto inchiesta per corruzione elettorale: “In un momento simile tutto avrei voluto, tranne questo”.
E allora perché non aveva fatto parola della faccenda, dice chi - come l’ex sindaco di Bagnolo Francesco Beriachetto o il leader provinciale di Fratelli d’Italia William Casoni - sospetta che ci sia qualcosa di più? “Ho dovuto impegnarmi a mantenere il segreto istruttorio” risponde il sindaco, ricordando che la consegna dei documenti ai carabinieri era avvenuta già poche settimane dopo il fatto. Il tempo di consultarsi con il segretario comunale e poi con un avvocato, per capire cosa fare: “Non sapevo nemmeno se fosse un reato oppure no. Abbiamo chiesto una consulenza legale e mi è stato consigliato di avvertire la Procura. Il mio compito in qualità di sindaco e ufficiale di governo, a quel punto, era finito”.
Report arriva solo svariati mesi dopo, chiamata da Fadelli, la donna che aveva ricevuto la busta, e dal marito Diego Brezzo. Non avevano più ricevuto notizie dell’indagine e si domandavano cosa fosse successo. “A Report ho anche detto che lo ritenevo incredibile, e continuo a ribadirlo: non ero per niente ‘goduto’” tiene a precisare il primo cittadino.
Sulla faccenda delle preferenze ottenute da Tarasco in valle, poi, chiarisce che quelli espressi in televisione non erano sospetti: “Il ragionamento che facevamo, tra noi amministratori, non era politico. Abbiamo fatto il ‘totovoto’, come si fa in questi casi: stimavamo 500 o 600 voti per Tarasco, invece ne ha presi di più”. Tanti da credere che ci sia qualcosa di losco, buoni benzina a parte? A leggere i dati non si direbbe: Tarasco ha preso 21 preferenze a Crissolo, sulle 26 espresse per Fratelli d’Italia. Ma nel 2019 la Lega aveva fatto addirittura meglio, portando a casa 29 voti. Nel 2014 il primo partito era stato il Partito Democratico con 31 voti: il più votato fu l’ex sindaco di Saluzzo Paolo Allemano. Diciotto i consensi, tre in meno di quelli ottenuti questa volta dalla candidata del paese.
Andrea Cascioli
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