“È l’incubo del TAR ad aver portato all’idea della fusione tra le Unioni Montane valle Variata e valle Po”
Amorisco, sindaco di Brossasco: “Con la creazione di un nuovo ente, verrebbe azzererato il conteggio dei mandati di Dovetta che potrebbe mantenere la sua posizione”Riceviamo e pubblichiamo:
In questi giorni ho letto del progetto di fusione tra le Unioni Montane valle Variata e valle Po e mi è venuto spontaneo chiedermi perché proprio ora torna alla ribalta questa idea. Quelle Unioni erano già state unite e poi divise: se quell’esperienza fosse stata davvero positiva, ci si sarebbe aspettati di riprenderla in tempi più rapidi, non a distanza di anni. La spiegazione, purtroppo, appare evidente: non riguarda la sinergia tra territori, la visione comune, l’ottimizzazione delle risorse, eccetera, ma la sopravvivenza politica. Sulla Presidenza Dovetta pende infatti un giudizio del TAR e, se il ricorso del Comune di Brossasco venisse accolto, egli non potrebbe più ricoprire la carica di Presidente. La creazione di un nuovo ente, invece, azzererebbe il conteggio dei mandati e gli consentirebbe comunque di mantenere la sua posizione.
Il vero problema, però, non è tanto la fusione tra le Unioni Montane della valle Varaita e della valle Po, quanto il senso stesso di questi enti per come sono oggi. È vero che mancano risorse, personale tecnico e capacità operative, ma la criticità non è soltanto organizzativa: riguarda la missione stessa dell’Unione. E non si può negare che anche chi le ha guidate negli anni abbia le proprie responsabilità.
Troppo spesso i vertici delle Unioni si sono concentrati sulla rincorsa a finanziamenti europei e a bandi di ogni genere, privilegiando progetti grandi, transfrontalieri o tra più valli. Il risultato è stato, nella maggior parte dei casi, soldi spesi male, ricadute concrete minime e territori che si sono impoveriti invece di rafforzarsi.
La nuova legge sulla montagna e i fondi messi a disposizione dal governo – 200 milioni all’anno per tre anni – rappresentano un segnale positivo, pur con i loro limiti. Ma queste risorse devono davvero servire a far vivere i nostri territori, non a finanziare iniziative autoreferenziali. Servirebbe piuttosto:
• incentivare lavoro e residenzialità, con decontribuzione per chi svolge attività in smart working dalle valli o per chi vi rientra pur lavorando altrove;
• garantire servizi per famiglie e bambini, come un doposcuola gratuito;
• rafforzare i servizi sanitari e la mobilità di prossimità;
• permettere ai comuni di introdurre agevolazioni fiscali a favore dei residenti e delle imprese che scelgono di investire in quota;
• prevedere una fiscalità agevolata per chi vive, lavora o crea lavoro in montagna.
Le Unioni Montane dovrebbero trasformarsi in enti tecnici al servizio dei comuni, concentrandosi su ciò che i municipi da soli non riescono a garantire, e riducendo l’influenza politica. Troppe decisioni assunte negli anni hanno dimostrato di essere in contrasto con l’interesse reale delle valli.
Per chi abita in montagna, percorrere 60 o 70 chilometri al giorno per recarsi al lavoro o a una visita medica è la normalità. Vivere in montagna deve invece tornare a essere un vantaggio, non un ostacolo. Questo deve essere l’obiettivo se vogliamo davvero invertire la tendenza allo spopolamento. Fusioni e operazioni burocratiche servono a poco se non cambiano missione, scelte e priorità: limitarsi a spolverare le poltrone occupate da decenni non porta benefici ai nostri territori.
Un invito quindi all’assessore regionale alla montagna, Marco Gallo, che si appresta a riscrivere la legge sulle Unioni Montane: tenga conto di queste criticità, limitando le attività delle Unioni a iniziative realmente utili, capaci di rispondere ai bisogni concreti dei cittadini e ai servizi che i singoli comuni non possono garantire.
E una richiesta al Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, che già ha mostrato attenzione per le aree montane con questa legge: faccia un passo ulteriore e studi strumenti fiscali mirati per cittadini e aziende che hanno sede legale e operativa nei nostri territori. Penso a IVA agevolata, esenzioni fiscali, incentivi agli investimenti, e a ogni misura concreta che possa rendere davvero vivere e lavorare in montagna un vantaggio. Questi territori hanno molto da offrire all’Italia, non solo alle singole Regioni, e meritano politiche serie e incisive.
Paolo Amorisco
Sindaco di Brossasco
c.s.

Paolo Amorisco - Brossasco - Silvano Dovetta - mandato - Uniona Montana Valle Varaita
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