Lo studio di Confagricoltura sul futuro della castagna: "L'evoluzione della castanicoltura passa da Cuneo"
L'evento nella sede dell'organizzazione agricola nella settimana della Fiera del Marrone: "Un comparto importantissimo non solo per la città, ma per tutte le vallate"“L’evoluzione e il miglioramento della castagna deve per forza passare da Cuneo. Questa è una responsabilità che abbiamo”. Lo ha detto Roberto Abellonio, direttore provinciale di Confagricoltura: è uno dei messaggi emersi stamattina, martedì 14 ottobre, durante il convegno “Quale futuro per il castagno? Dati, scenari e opportunità per la filiera cuneese” organizzato presso la sede cuneese dell’organizzazione agricola nell’ambito del programma della Fiera del Marrone. Un momento di confronto che ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti delle istituzioni locali e che si è sviluppato intorno al dossier curato da Confagricoltura Cuneo per offrire un quadro aggiornato e documentato del comparto castanicolo.
“Un comparto importantissimo non solo per la città di Cuneo, ma per tutte le vallate: sono più di 160 mila gli ettari di territorio coinvolti”, ha detto il presidente provinciale Enrico Allasia introducendo l’incontro. Nell’occasione è stato anche presentato l’accordo tra Confagricoltura nazionale e Arma dei Carabinieri, siglato pochi giorni fa, volto a rafforzare legalità sicurezza e tutela del lavoro nelle aree rurali del Paese.
“La castanicoltura - ha detto Allasia - è parte integrante del tessuto economico e sociale della provincia di Cuneo e dai numeri raccolti si può facilmente evincere l’importanza di un settore che ha la sua forza soprattutto nella qualità del prodotto, ben rappresentata dalla Castagna Cuneo IGP. Non mancano tuttavia le criticità, che si possono superare attraverso un impegno corale e condiviso che sostenga la ricerca vivaistica, il rinnovo varietale, la difesa fitosanitaria e politiche di filiera che premino la qualità certificata. Per fare questo servono risorse e la nuova legge sulla montagna, da poco approvata, mette a disposizione 200 milioni di euro l’anno per il rilancio delle terre alte; sarà importante accelerare la definizione dei decreti attuativi per sbloccare fin da subito fondi importanti anche per il rilancio delle attività selvicolturali sul nostro territorio”.
A illustrare nel dettaglio lo studio di Confagricoltura il già citato direttore Roberto Abellonio e Claudio Baudino, del servizio di assistenza tecnica dell’organizzazione. “L’intenzione era creare uno studio che facesse da base per accompagnare il settore nell’affrontare una serie di problematiche. Parliamo di una realtà in cui è forte la componente di ‘hobbisti’, difficile da valutare: estrapolare i dati non è stato facile e alcuni di questi sono stimati. Questa parte ‘nebulosa' può valere secondo una nostra valutazione dal 10 al 15 per cento”.
I numeri del comparto
La superficie complessiva dei castagneti in Piemonte, comprendente boschi, boschi cedui e castagneti da frutto, è di oltre 163.000 ha, ma di questi solo 4.626 ha sono effettivamente castagneti da frutto gestiti e produttivi. Questo perché la vocazione del comparto è duplice: agricola, per la produzione di frutti di qualità, e forestale, per la fornitura di legname e servizi ecosistemici. La provincia di Cuneo rappresenta il cuore pulsante della castanicoltura piemontese da frutto, con 4.270 ettari coltivati da 2.400 aziende agricole, per una produzione stimata tra 37 e 41 mila quintali. A livello internazionale, invece, in uno scenario dominato dalla Cina, con circa 1,56 milioni di tonnellate di castagne, l’Italia si colloca al quinto posto e al secondo in ambito europeo dopo la Spagna. Venendo al contesto nazionale, la Campania si conferma la principale regione produttrice con oltre il 40% delle superficie coltivata, davanti al Piemonte, mentre la provincia Granda, oltre a detenere il primato regionale (90%), si colloca al quarto posto tra le province italiane, dietro ad Avellino, Salerno e Cosenza.
In provincia di Cuneo è Bernezzo il primo Comune per superficie coltivata a castagno, seguito da Boves, Robilante, Chiusa Pesio, Monasterolo, Cuneo, Caraglio e Cervasca.
Il trend di sviluppo
Negli ultimi dieci anni la castanicoltura cuneese ha mostrato una netta tendenza ad orientarsi verso superfici produttive pedemontane e collinari rispetto alle aree montane tradizionali, in quanto più facilmente accessibili e adatte a nuove forme di gestione e meccanizzazione del castagneto. I dati dell’Anagrafe Agricola evidenziano incrementi significativi in Comuni come Cuneo (+350%), Caraglio (+99%), Cervasca (+68%), Chiusa di Pesio (+67%), Bernezzo (+45%) e Boves (+23%). Questi territori offrono migliori condizioni per la costituzione di castagneti funzionali e produttivi, con maggiore accessibilità, possibilità di irrigazione e facilità di meccanizzazione delle operazioni, compresa la raccolta. Ciò riflette un’evoluzione strutturale del comparto, che tende verso modelli produttivi più razionali e orientati al mercato, ma richiede al tempo stesso attenzione alla salvaguardia dei castagneti montani, custodi di biodiversità e presidi fondamentali per la stabilità idrogeologica e il paesaggio rurale.
“Stiamo iniziando a trattare il castagneto come un frutteto vero e proprio, per questo si sta spostando in pianura e in aree pedemontane o collinari”, ha detto Abellonio: “In questi Comuni molti agricoltori si stanno convertendo al castagno. In questo modo la montagna avrà però più problemi nella pulizia dei boschi. Questa è la vera sfida: riuscire a coinvolgere anche le aree in cui è più difficile produrre”.
Valore economico
Il valore economico della castanicoltura in provincia di Cuneo può essere stimato intorno agli 8 milioni di euro, a cui va aggiunto l’indotto generato dalle attività di trasformazione e conservazione, per un valore economico complessivo di filiera stimato in oltre 30 milioni di euro. L’Indicazione Geografica Protetta “Castagna Cuneo” può costituire in questo quadro uno strumento utile di valorizzazione commerciale per rafforzare ulteriormente la riconoscibilità e la promozione del prodotto.
Interventi e politiche di sostegno
Venendo alle prospettive, la strategia più efficace sarà secondo Confagricoltura quella di orientarsi verso la qualità, valorizzando il prodotto legato al territorio di origine. In Piemonte e nel Nord Ovest, più in generale, questo potrà avvenire servendosi di due punti di riferimento scientifici di primissimo ordine: il Centro Regionale di Castanicoltura di Chiusa di Pesio e la Fondazione per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese (Agrion). Il loro supporto sarà fondamentale per la corretta scelta varietale, fondamentale per la riuscita dell’impianto e la valorizzazione commerciale, e per la difesa delle piante dalle patologie fitosanitarie e dagli effetti dei cambiamenti climatici.
In questo scenario, Confagricoltura Cuneo ritiene prioritaria una serie di azioni:
1 - l’adozione di un nuovo approccio nella coltivazione del castagno da frutto, attraverso l’impiego di materiale e tecnologie innovative, il ricorso ad un’assistenza tecnica qualificata e la formazione mirata degli operatori;
2 - il sostegno alla ricerca vivaistica e alla difesa fitosanitaria, con particolare attenzione al controllo delle principali fitopatie;
3 - il rinnovo e ringiovanimento degli impianti produttivi, attraverso la diffusione di materiale vivaistico certificato, l’adozione di varietà locali o selezionate, compatibili con i disciplinari di qualità, e interventi di potatura di rinnovo nei castagneti più vecchi;
4 - la valorizzazione della filiera integrata legno-frutto, incentivando la trasformazione e la promozione, anche del legno, attraverso accordi di filiera, reti di imprese, e collaborazioni tra produttori e imprese di lavorazione e trasformazione del legname;
5 - l’istituzione di un Distretto castanicolo delle valli cuneesi, finalizzato a coordinare azioni di promozione, innovazione e valorizzazione della filiera, rafforzando le sinergie tra imprese agricole, enti locali, centri di ricerca e soggetti economici del territorio e favorendo la partecipazione a progetti condivisi, iniziative di marketing territoriale e strategie comuni;
6 - il riconoscimento del valore dei servizi ecosistemici forniti dai castagneti, attraverso politiche di sostegno mirate;
7 - il sostegno e la manutenzione della viabilità forestale, con investimenti mirati e semplificazione della burocrazia.
“Crediamo che integrando tutte queste misure il comparto castanicolo cuneese e piemontese possa mantenere vitalità produttiva, equilibrio ambientale e valore paesaggistico. Il nostro studio è un punto di partenza perché solo conoscendo la reale consistenza del comparto e le sue specifiche criticità è possibile intervenire in maniera mirata per programmare il rilancio del settore – conclude il direttore provinciale di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio –. Confagricoltura Cuneo sostiene con forza lo sviluppo della castanicoltura nelle diverse sedi istituzionali ed è a disposizione delle aziende per offrire assistenza professionale attraverso il proprio servizio tecnico specializzato e di alto profilo”.

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