Nel secondo trimestre del 2025 la produzione industriale cuneese è cresciuta meno di quella regionale
Aumento dello 0,8 per cento rispetto all'analogo periodo del 2024. Segnali comunque positivi dopo la flessione dei primi tre mesi dell'annoLa produzione industriale in provincia di Cuneo nel II trimestre 2025 è salita dello 0,8% rispetto all’analogo periodo del 2024, a fronte dell’1,2% medio regionale.
Questo è il dato che emerge dalla 215ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” condotta, nel mese di luglio 2025, su dati del periodo aprile-giugno 2025 da Unioncamere Piemonte, in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione ha coinvolto 1.686 imprese industriali piemontesi, di cui 258 cuneesi per un totale di 13.910 addetti e un fatturato che supera i 5 miliardi e mezzo di euro.
Nel II trimestre 2025 il rilancio dell’output si associa ai valori positivi di tutti gli indicatori congiunturali. Accanto a una crescita del fatturato totale dell’1,7% e degli ordinativi interni dello 0,8%, la dinamica dei mercati esteri si presenta con un sorprendente +8,6% per il fatturato e con +2,0% per gli ordinativi. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 70,21%.
“I dati del secondo trimestre 2025 ci restituiscono un segnale incoraggiante: dopo un primo trimestre caratterizzato da una flessione dello 0,7% registriamo una ripresa dello 0,8% della congiuntura industriale provinciale, in linea con il trend positivo del Piemonte che segna +1,2% - afferma il Presidente della Camera di commercio di Cuneo Luca Crosetto - . Pur consapevoli delle incertezze che ancora caratterizzano il contesto economico nazionale e internazionale, questo risultato rappresenta un segnale di vitalità del nostro tessuto produttivo. Le imprese cuneesi dimostrano capacità di adattamento e resilienza, elementi fondamentali per affrontare le sfide future. Guardiamo con fiducia ai prossimi mesi, consapevoli che la crescita va consolidata con politiche mirate e un dialogo costante tra istituzioni e imprese”.
Nel II trimestre 2025 la produzione in tutti i comparti mostra il segno più: tessile-abbigliamento-calzature (+1,7), altre industrie manifatturiere (+1,3), industrie alimentari (+0,7) e industrie metalmeccaniche (+0,4).
Analizzando i dati per classe di addetti emerge come la variazione tendenziale della produzione industriale segna risultati positivi per le microimprese (0-9 addetti) con +4,2%, seguite dalle realtà di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti) con +2,4%, mentre il segno meno è stato registrato dalle medie imprese (50-249 addetti) con -1,2% seguite dalle piccole imprese (10-49 addetti) con -0,8%.
LE IMPRESE MANIFATTURIERE DELLA PROVINCIA DI CUNEO E LA TRANSIZIONE ENERGETICA
Al campione, costituito da 258 imprese manifatturiere cuneesi, è stato chiesto di rispondere a una serie di domande relative alla transizione energetica. Dall’analisi emerge che, nel complesso, la provincia di Cuneo, riporta dati migliori rispetto alle altre province piemontesi e alla media regionale. Il 18,6% delle imprese intervistate, migliore percentuale tra le province piemontesi e anche rispetto a quella complessiva regionale (13,6%), afferma di avere investimenti in corso per processi produttivi in ottica di efficientamento e transizione energetica e il 17,3% immagina di pianificarli per il prossimo biennio contro il 15% della media regionale. Le aree di intervento più significative, per sette imprese su dieci, sono rappresentate da installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) e, per tre su dieci, dal miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti produttivi e dei servizi ausiliari, mentre una percentuale più bassa (6,5%) punta su digitalizzazione e monitoraggio dei consumi energetici. Quasi la metà del campione ritiene che, nell’ultimo anno, l’incidenza percentuale del costo energetico complessivo sul fatturato arrivi al 5%, mentre il 2,9% ritiene superi il 20%. L’energia elettrica autoprodotta trova nel fotovoltaico un riscontro di oltre un’impresa su tre, percentuale più alta rispetto alle altre province piemontesi e alla media regionale (23%); allo stesso modo l’idroelettrico (2,8%) e la co-generazione (1,7%), pur registrando percentuali inferiori rispetto alla precedente, riportano i risultati migliori a livello regionale (entrambi allo 0,6%).
Nell’ultimo anno la quota del fabbisogno energetico in autoproduzione ha coperto una media del 39,5% superiore a quella regionale del 32,3%. I sistemi di accumulo (batterie) per l’energia prodotta trova concretezza nel 10% degli intervistati, in linea con la media regionale, e meno di due imprese su dieci ne valuta l’installazione. Riguardo alle figure professionali competenti rispetto a efficientamento e transizione energetica, il 24,2% sostiene di avvalersi di consulenti esterni specializzati e, nel prossimo biennio, il 35,7% ritiene di voler proseguire le collaborazioni esterne piuttosto che formare personale interno.
Circa sei imprese su dieci sottolineano che i principali ostacoli agli investimenti in tale campo sono rappresentati dai costi elevati e dalle complessità burocratiche e amministrative per metterli in atto, mentre per circa la metà del campione i principali benefici legati alla transizione energetica sono rappresentati da minori costi operativi connessi a minori consumi (bollette più basse), seguiti da un contributo alla sostenibilità ambientale del territorio e una maggiore stabilità dei costi energetici che riducono l’esposizione alla volatilità dei mercati. In ultimo il 6,2% delle imprese intervistate afferma di aver aderito a una CER (Comunità energetica rinnovabile) e il 3,7% sostiene di averla creata; percentuali nettamente superiori rispetto alle altre province piemontesi e alla media regionale che si attesta rispettivamente al 2,6% all’1,2%. Viceversa, più di tre imprese su dieci sostengono di non conoscere tale realtà, rapporto comunque migliore se si guarda al resto del Piemonte.

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