"Provincia: la questione non è chi la governa"
Le riflessioni di Paolo Chiarenza, Guido Giordana ed Enzo TassoneRiceviamo e pubblichiamo.
Egregio direttore,
la Provincia di Cuneo ha approvato con 11 voti favorevoli su 12 il programma del presidente Robaldo. Al Patto Civico per la Granda si sono allineati Forza Italia e Lega; Fratelli d’Italia si è astenuta. Dopo la campagna elettorale per il nuovo Consiglio provinciale, improntata sul confronto di fatto fra il centrodestra e tutto il resto, la convergenza è pressochè totale, visto che la posta in gioco sono le deleghe di governo da distribuire.
Poiché il progetto politico è altra cosa è ovvio che questa repentina convergenza, contrabbandata per pudore come una specie di “grosse koalition” alla tedesca, ha dato adito a commenti poco edificanti per certi protagonisti giudicati con ironia e richiamati all’ordine. Quando ci si volge verso il “volemose bene”, quando si accetta l’ammonizione “bisogna sapere scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà ”, come se i programmi non fossero una cosa seria, quando si ritiene che un “diverso atteggiamento”, uno “spirito cooperativo”, avrebbero impedito una frattura tra maggioranza e minoranza ed esaudito “variegate esigenze territoriali”, significa non avere compreso la reale e più ampia posta in gioco.
La questione non è chi governa la Provincia di Cuneo. Se così fosse chi può onestamente contestare le capacità , l’esperienza amministrativa, il sostegno trasversale che gode Luca Robaldo? Lo confermano anche gli “amorosi sensi” constatati prima, durante e subito sopo il confronto elettorale.
La questione di fondo, che la Destra ha sempre sostenuto, è il riconoscimento della Provincia come ente intermedio tra Regione e Comuni, il riconoscimento del suo ruolo storico, i finanziamenti necessari all’espletamento delle sue indispensabili funzioni, il suo compito programmatico. Ne consegue prioritariamente il rigetto della riforma Delrio e il coraggio politico di sostenerlo: riavvicinare le nostre comunità alla politica col ritornare al voto diretto da parte dei cittadini; permettere, come un tempo, la rappresentanza popolare di ogni area provinciale (Non è possibile intervenire sul territorio con soli 12 consiglieri).
Niente di tutto questo è emerso nei dibattiti e nei propositi programmatici. Si sa che negli enti locali la vocazione di governo di Forza Italia è costante; non dovrebbe essere altrettanto per la Lega, visto anche che il ministro Calderoli è dichiarato sostenitore non solo delle autonomia ma della rinascita dell’ente Provincia. Ma forse in periferia il miraggio di ottenere deleghe di amministrazione e di partecipare alla gestione delle fondazioni bancarie è troppo seducente.
Grazie per l’attenzione.
Paolo Chiarenza, Guido Giordana, Enzo Tassone - Cuneo
c.s.

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