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    GRINZANE CAVOUR - Wednesday 03 December 2025, 11:02

    La versione di Roggero: “I banditi sapevano di essere stati visti, ho avuto paura che ci uccidessero”

    Il gioielliere di Grinzane, condannato in primo grado per l’uccisione di due rapinatori, si difende davanti ai giudici di appello: “Non ho sparato ad altezza d’uomo”
    La versione di Roggero: “I banditi sapevano di essere stati visti, ho avuto paura che ci uccidessero”

    Una serie di spari “senza l’intenzione di uccidere”, convinto che il rapinatore armato stesse a sua volta per fare fuoco: “Ho agito per legittima difesa, volevo salvare mia moglie e scongiurare che, sapendo di essere stati visti, tornassero in negozio a ucciderci. Ho solo voluto proteggere la mia famiglia”. Mario Roggero ha parlato in Corte d’Appello a Torino, come aveva promesso, dopo la requisitoria dei pm e le discussioni delle parti civili. Un “canovaccio” scritto, partendo dalla storia della sua famiglia: l’infanzia a La Morra, gli esordi lavorativi da operaio alla Balocco, l’apertura di un negozio in via Cibrario a Torino negli anni Settanta, poi il ritorno nelle Langhe con la gioielleria di famiglia, prima a La Morra e poi a Grinzane. “Non siamo nati gioiellieri, lo siamo diventati” spiega il negoziante, oggi 71enne, nel processo che lo vede imputato per duplice omicidio e tentato omicidio dopo la condanna a 17 anni in primo grado.

    In aula ripercorre i furti e le rapine subite nella vita professionale: “Dal 1990 al 2000 circa abbiamo subito cinque furti con spaccata, ci hanno rotto oltre dieci vetrine blindate: più due furti con destrezza che ci hanno arrecato danni ingenti. Immaginate la nostra disperazione e come si faceva sempre più grande la paura di subire rapine più gravi”. Nel 2015 la prima rapina brutale in negozio: “Una rapina di una violenza tremenda e non dissimile da quella del 2021: mi hanno letteralmente massacrato di botte, rompendomi il naso, tre costole e provocandomi una lesione al tendine”.

    I rapinatori, due “trasfertisti” venuti da Catania, sono poi stati arrestati e condannati un anno dopo. Il risarcimento? Una beffa: “Condannati per 95mila euro di danni subiti, 85mila da me e 10mila da mia figlia: sapete quanto ci hanno versato i due rapinatori in cinque anni? Due volte 50 euro. La mia vita e quella della mia famiglia non sono state più le stesse: continuiamo a vivere nella paura, ogni sconosciuto che entra in negozio ci ricorda quei momenti di terrore”.

    È successo, racconta, anche quel 28 aprile del 2021: Roggero ripercorre di nuovo la vicenda, l’irruzione di Giuseppe Mazzarino armato di coltello e di Andrea Spinelli con una pistola, Mazzarino che punta l’arma alla gola della moglie di Roggero mentre l’altro rapinatore immobilizza e minaccia la figlia dell’orafo, Paola. Lui, nascosto in laboratorio, osserva e interviene: “Nella colluttazione è avvenuto ciò che non doveva accadere: tanto Spinelli quanto Mazzarino hanno perso la mascherina e mostrato i loro volti. Li avevamo visti in faccia e questo ci ha spaventati tremendamente. Leggevo nei loro volti una profonda collera oltre alla consapevolezza, a quel punto, di poter essere successivamente identificati e riconosciuti”.

    Un particolare, questo, che l’imputato non aveva menzionato nel primo processo: “Ho avuto la certezza che sarei morto, Spinelli si è fatto riconsegnare la pistola da Mazzarino e me l’ha puntata in fronte, dicendo ‘se non consegni tutta la merce ammazzo te e la tua famiglia di là’: ha cominciato un conto alla rovescia contando da cinque”. La pistola era un’arma giocattolo: “Ma non c’era il tappino” ricorda Roggero.

    Si arriva alla drammatica sequenza fuori dal negozio, gli spari contro l’auto dei tre rapinatori (Alessandro Modica, l’unico superstite, era alla guida), poi l’esecuzione in strada: la tesi di Roggero è quella che aveva già espresso nelle dichiarazioni precedenti. “Ho guardato in laboratorio e non ho visto mia moglie” dice: “Avevo paura che tornassero anche da mia figlia per farla finita perché erano stati visti in faccia”. Nel video lo si vede passare a fianco della donna mentre esce dalla porta sul retro, una circostanza più volte contestata dall’accusa: “Tutti mi contestano le immagini del video, ma mia moglie tuttora non si ricorda di essere stata sulla porta e io non mi ricordo di averla vista: in momenti di estremo terrore il cervello può non registrare o cancellare le immagini”.

    Arrivato vicino all’auto dei malviventi, ricorda, “ho sparato un colpo alla portiera anteriore sinistra per spaventarli, temendo di colpire mia moglie: mai e poi mai avrei sparato ad altezza d’uomo”. Dal pubblico qualcuno contesta, subito ripreso dalla presidente della corte: “E gli altri colpi?”. Roggero dice di essersi accorto a quel punto che la moglie non era in auto con i presunti sequestratori: “Ma vedo anche che Spinelli mi punta addosso la pistola per la terza volta, appoggiando la mano al sedile anteriore sinistro e puntandomi l’arma in faccia: ero terrorizzato. Ho esploso il colpo per salvarmi la vita, pensavo ci fossimo sparati contemporaneamente. Ho sparato senza alcuna intenzione di uccidere, poi un altro colpo nei confronti di Mazzarino che ricordavo essere armato di coltello: il proiettile purtroppo è finito sotto la spalla destra”. E l’autista? “Pensavo che anche Modica fosse armato, non era mia intenzione colpirlo in zone vitali: avrei potuto sparargli in testa, ero a venti centimetri”.

    Su quanto accaduto dopo, l’inseguimento e i calci in faccia al bandito Spinelli, Roggero è più sbrigativo: “Spinelli e Modica sono saltati giù dall’auto, ho pensato di non aver colpito nessuno”.

    Andrea Cascioli
    luogo GRINZANE CAVOUR
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    Tag:
    Grinzane - Mario Roggero
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