Aggredì i vigili perché gli stavano portando via l’auto, condannato
L’uomo era salito sul carro attrezzi e aveva anche messo in moto il veicolo. Poi era stato bloccato a terra: “Mi sono sentito come George Floyd” ha detto in aulaPer il pubblico ministero Luigi Dentis quella dell’imputato era “una reazione non necessitata”, quand’anche fosse stato vero, come lui ha raccontato, che l’azione dei vigili urbani era stata connotata da “eccessiva rigidità”. Per questo T.E.N., un extracomunitario africano residente a Piasco, è stato condannato dal giudice Elisabetta Meinardi alla pena di un anno e due mesi di reclusione: più dei dieci mesi chiesti dalla Procura.
Le accuse a suo carico erano di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali nei confronti di alcuni agenti della Polizia Locale di Cuneo intervenuti. Dalla rimozione di un veicolo, parcheggiato in sosta vietata su via Savigliano, è scaturito il parapiglia che ha portato prima all’arresto e poi alla condanna dell’automobilista. Il proprietario della Opel, hanno raccontato gli agenti, aveva iniziato a dare in escandescenze, minacciando anche di prendere un coltello che avrebbe avuto sull’auto. Nell’abitacolo era in effetti entrato, ma a suo dire solo per “rientrare in possesso di portafoglio, medicine e chiavi di casa”. L’accusato ha ammesso anche di aver messo in moto il veicolo, ormai assicurato sul pianale del carro attrezzi. Una reazione istintiva, dice: “Ero spaventato”.
Uno degli operanti era sopraggiunto tenendo in mano la pistola d’ordinanza: “L’ho sempre tenuta impugnata in direzione della strada” ha fatto presente. Dopo essere salito sull’auto, nel sedile posteriore, aveva cercato di convincere l’uomo a scendere dal pianale: “Senza spingerlo con violenza” a suo dire. La versione di T.E.N. è che invece la pistola sia stata puntata verso di lui e che in seguito i vigili lo avessero aggredito: “A un certo punto sono sceso dall’auto e appena l’ho fatto mi sono saltati addosso. Mi è venuta in mente la storia dell’afroamericano che era stato soffocato durante un’operazione di arresto”. Il riferimento è alla nota vicenda di George Floyd. Tre vigili avevano sporto denuncia per lesioni contro di lui.
“Questa vicenda è stata molto mal governata dal personale della Polizia Locale intervenuto quel giorno” sostiene l’avvocato dell’extracomunitario, Attilio Martino, rilevando “chiara incoerenza di ogni evidenza fattuale” sia nel racconto di quanto accaduto sul carro attrezzi, sia nella fase successiva. In merito alle lesioni, aggiunge, “se i tre hanno avuto qualche problema al ginocchio sinistro è perché quando lo hanno ammanettato al suolo hanno appoggiato il ginocchio sul porfido della via”.
“Se davvero c’era una situazione come quella prospettata, - osserva il legale - la Polizia Locale poteva far intervenire il personale sanitario e magari valutare un tso: veramente sconsiderato e ingiusto quello che invece è stato fatto”. La vicenda ha avuto una “coda” relativa al successivo arresto, durante il quale afferma di essere stato costretto ad orinarsi addosso, mentre era trattenuto presso il comando di Polizia Municipale, perché non gli era stato concesso di raggiungere i servizi igienici. La difesa sta conducendo ulteriori accertamenti sull’episodio, discusso anche nel Consiglio comunale di marzo: un’interpellanza in merito presentata da Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) è stata illustrata a porte chiuse.
Andrea Cascioli

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