Caso Myrtaj, la famiglia non crede al suicidio: “Non era depresso, voleva tornare in Albania a Natale”
Il 34enne fu ucciso da una pistola nella falegnameria in cui lavorava a Vernante. È escluso l’omicidio volontario, ma potrebbe essere partito un colpo per errore“Non soffriva di depressione e mai erano stati riscontrati problemi di natura psicologica. Era un ragazzo sano, bello e solare”: lo dicono i familiari di Klaudio Myrtaj, il 34enne albanese ucciso da un colpo di pistola a Vernante il 4 novembre dello scorso anno.
Una nota inviata tramite l’avvocato Federico Freni punta a smentire in modo categorico l’ipotesi di un gesto anticonservativo. Quella dell’omicidio volontario è già stata esclusa dagli inquirenti, all’esito degli esami balistici e medico legali condotti sul corpo dell’uomo: una cliente l’aveva trovato agonizzante nella falegnameria in cui lavorava, dando una mano a un artigiano del posto. Sarebbe morto in ospedale poche ore dopo per le conseguenze di quella ferita alla testa.
Un colpo “maldestro”, lo ha definito il procuratore capo Onelio Dodero. Un anno dopo sappiamo che fu anche involontario, ma restano da chiarire alcuni aspetti. Anzitutto come mai la pistola, una calibro 22, sparì dalla bottega e venne ritrovata solo qualche giorno dopo dai carabinieri: il sospetto è che si sia trattato di un gesto dettato dal panico. Forse chi la deteneva illegalmente l’aveva mostrata a Klaudio ed era partito un colpo per errore. L’altra ipotesi, appunto, è che sia stato lui a farla finita e che in seguito si sia cercato comunque di aggiustare le cose, nascondendo l’arma.
I parenti però non credono a questa eventualità. Proprio oggi a Vlorë, il suo paese d’origine in Albania, si tiene una commemorazione in ricordo di Klaudio ad un anno di distanza dalla sua sepoltura. In queste ore di preghiera, la famiglia ribadisce che non ci sono motivazioni plausibili per pensare al suicidio: “Nelle ore precedenti la sua morte, Klaudio aveva programmato di trascorrere il Natale in Albania, ricongiungendosi alla madre ed alla sorella. Le aveva avvisate che si sarebbe unito loro perché finalmente in possesso di un titolo di soggiorno che gli consentiva di viaggiare senza difficoltà. Amava il suo lavoro e non perdeva occasione per ‘arrotondare’, lavorando anche nei fine settimana nel luogo ove ha perso la vita, proprio per accantonare risparmi in vista del viaggio in Albania e così portare doni ai suoi parenti dall’Italia”.
Oltre all’affetto dei parenti, Klaudio poteva contare anche sulle sue qualità personali. Si era laureato in Relazioni pubbliche e comunicazione a Tirana nel 2017, aveva viaggiato e si era bene inserito nella comunità della valle Vermenagna, potendo contare anche sul sostegno dei cugini di Caraglio che l’avevano assunto nella loro ditta edile. Chiunque conosceva Klaudio, dicono perciò i familiari, può testimoniare che l’ipotesi del suicidio “stona e contrasta con la sua personalità”.
“I familiari di Klaudio stanno attendendo con trepidazione ma al contempo in dignitosa riservatezza le determinazioni della Procura della Repubblica di Cuneo - commenta l’avvocato Freni - e confidano nella estrema accuratezza degli inquirenti che hanno assicurato di vagliare ogni ipotesi criminosa al momento in via di emersione”.
Redazione

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