Insulti e sproloqui sull’hub vaccinale di Cuneo e il cimitero di Busca: i “ViVi” nel mirino
Un buschese di 61 anni è a processo per gli imbrattamenti risalenti al 2021. A tradirlo i messaggi sui gruppi Telegram dove si istruivano i “guerrieri” no vaxC’era un canale “piramidale” di Telegram all’origine delle azioni di imbrattamento condotte tra il 2021 e il 2022 da attivisti no vax del Cuneese. Il marchio dei cosiddetti guerrieri ViVi, comparso tra l’altro sull’hub vaccinale del Movicentro a Cuneo e sui muri del cimitero di Busca, ha indirizzato le indagini della Digos.
I primi riscontri risalgono ai giorni successivi al 27 agosto, quando sulle coperture del centro vaccinazione Covid allestito a Cuneo era comparsa una scritta a spray di colore rosso: “Merde naziste”, insieme al simbolo di una doppia lettera V sovrapposta e cerchiata. “All’epoca e forse ancora adesso, in maniera sporadica, sta a indicare un gruppo denominato Guerrieri ViVi, ispirandosi al film V per Vendetta” ha spiegato in aula l’ex dirigente della Digos cuneese Mario Pirito, che coordinò le indagini: “Era un gruppo creato a livello nazionale e attivo in provincia, sui canali Telegram, per contrastare tutte le decisioni vaccinali e le restrizioni all’epoca vigenti”.
G.V., imprenditore buschese, classe 1964, è l’uomo accusato di aver tracciato scritte a spray anche in un’altra occasione. Nella notte tra il 20 e il 21 settembre, sul muro del cimitero di Busca erano comparse le espressioni “Busca no vax” e “I vaccini uccidono”, oltre ai soliti simboli. Per l’episodio del Movicentro è stata indagata anche una donna residente a Cuneo, L.P., classe 1973. Secondo l’accusa è la persona che accompagnava l’attivista no vax la sera degli imbrattamenti.
Le telecamere avevano ripreso l’auto intestata al buschese a qualche centinaio di metri di distanza. Nella sua abitazione, durante una successiva perquisizione, era stata rinvenuta una felpa simile a quella dell’autore dei vandalismi e intrisa di vernice di colore rosso, insieme a una bomboletta a spray rossa. Dal sequestro dell’hard disk e del cellulare sono giunti ulteriori elementi indiziari: su un canale Telegram utilizzato dai no vax cunesi, denominato Coraggio Day Cuneo, lo stesso G.V. aveva ripostato l’articolo di Cuneodice che riportava la notizia degli imbrattamenti.
“Entrambi - spiega un assistente capo della Digos, riferendosi ai due indagati - si erano avvicinati al canale ViVi. All’interno del canale c’erano vari sottocanali, uno di questi si chiama Guerrieri ViVi: veniva spiegato agli utenti come e dove compiere determinate azioni e quali modalità utilizzare per eludere i controlli sul telefono”. Un utente non identificato, tale Serena, faceva da “tutor” inviando informazioni tramite messaggi vocali: “Con un’altra tutor, Patrizia, c’è un accenno all’imbrattamento in cui lei invia a lui un link di Facebook. Lei chiede ‘sei stato tu?’ e lui risponde ‘si dice il peccato ma non il peccatore’”.
Sono state molteplici le azioni rivendicate col simbolo dei ViVi nei mesi successivi. In ottobre, alle Basse di Sant’Anna, su alcune auto vandalizzate erano stati apposti volantini con la dicitura “i vaccini uccidono”. Ancora tra la primavera e l’estate del 2022 si erano registrati imbrattamenti, tra l’altro, sui cimiteri urbani, all’ospedale Carle e presso le scuole elementari “Einaudi” e la sede del centro per l’impiego di via Bongiovanni. Il processo in corso è rinviato al 19 gennaio.

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