“Paghi l’abbonamento alle riviste o verrà denunciata”: la truffa colpisce anche a Cuneo
A processo per estorsione un pregiudicato, avrebbe cercato di ottenere 4mila euro da un rifugio per animali millantando crediti inesistenti da riscuotereVersare quattromila euro su un conto bancario o finire denunciati: l’alternativa, piuttosto incresciosa, se la sono trovata davanti due donne cuneesi, madre e figlia, contattate da un sedicente addetto al “recupero crediti” che lamentava il mancato pagamento di un abbonamento alla rivista “Cinque corpi dello Stato”.
Si tratta di un genere insidioso di truffa, perché chi la mette in atto millanta collegamenti con forze dell’ordine o militari (le riviste sono sovente presentate come espressione dei carabinieri, della polizia o dell’esercito) e minaccia denunce sulla base di obblighi di legge in realtà inesistenti. In questo caso l’autore delle telefonate, qualificatosi come Salvatore Del Riua, affermava che era richiesto un “pagamento moratorio” di 4mila euro perché era stata saltata una rata da 150 euro.
La pretesa, ancorché priva di fondamento, aveva preoccupato le due destinatarie, attive nella gestione di un rifugio per animali nel Cuneese. “Eravamo già state contattate in passato per riviste delle forze dell’ordine, quindi la richiesta non mi ha sorpresa: quello che mi ha preoccupata è stata l’entità” afferma la figlia della titolare. A chiarire la situazione era stato un loro conoscente, luogotenente della Guardia di Finanza, che aveva messo in guardia le due vittime del raggiro e le aveva invitate a sporgere denuncia.
Ancora all’uscita dalla caserma il truffatore si era rifatto vivo al telefono, chiamando madre e figlia con tre numeri diversi: “Ho detto che non eravamo interessate, eravamo già state contattate nello stesso anno da vigili del fuoco e carabinieri per le riviste: lui si è adirato, ha risposto che saremmo state denunciate in procura a Roma”. A telefonare era sempre lo stesso uomo, il fantomatico Del Riua. In base al codice Iban fornito via mail il soggetto è stato poi identificato nella persona di Amedeo Borsellino, pregiudicato agrigentino di Ribera: si trova ora a processo per il reato di tentata estorsione.
Un tentativo di fingere l’abboccamento, suggerito dall’amico finanziere, si era risolto in un nulla di fatto: l’idea era quella di costringere l’estorsore a palesarsi offrendo una somma di 800 euro. Il prossimo 9 marzo verrà ascoltato il luogotenente Alessandro Gigante, ultimo testimone, prima di procedere alla discussione.
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