Terrore in casa per “mettere in riga” i bimbi: condannati entrambi i genitori
Alla coppia era contestato l’abuso dei mezzi di correzione: evocavano un fantomatico “zio” quando i bambini non si comportavano beneSpaventavano i due figli in tenera età evocando un “uomo nero” che aveva le sembianze dello “zio”. Per questo una coppia ivoriana residente a Dronero è stata condannata dal giudice Lorenzo Labate. Abuso dei mezzi di correzione, l’accusa: per la mamma la pena è di sette mesi, sei mesi per il papà, con il beneficio della sospensione condizionale concesso a entrambi i genitori.
La mamma, ricorda la preside della scuola elementare frequentata dai bambini, sosteneva che i metodi delle maestre non fossero validi: “Era necessario un altro metodo, ci suggeriva ‘ditegli che chiamiamo lo zio’. In effetti poi lo ‘zio’ è arrivato”. Non è chiaro se questa figura corrisponda davvero a un parente, temuto in famiglia per qualche motivo, oppure a un babau di fantasia. Sta di fatto che il solo evocarlo bastava a ristabilire la disciplina: “I bambini erano molto preoccupati dalle punizioni inferte a casa e in particolare spaventati dallo ‘zio’”.
Non è solo una questione di sistemi educativi “vecchio stile”, secondo la Procura. Tant’è che il fascicolo originario, dopo le segnalazioni della scuola, era stato aperto con l’ipotesi più grave di maltrattamenti. Il pubblico ministero Anna Maria Clemente aveva chiesto per entrambi la condanna a dieci mesi: “L’eccesso nell’utilizzo dei mezzi di correzione ha reso illecita una condotta lecita”. Difendeva invece l’operato dei genitori l’avvocato Enrico Gallo, per il quale “le testimonianze delle maestre e dei carabinieri sono oltremodo vaghe e imprecise, quelle dei ragazzi non attendibili anche per le loro particolarità psicologiche”. Nessuna prova, afferma il legale, “collega le lesioni a fatti posti in essere dai genitori”.
“La cosa che più mi aveva impressionata - ha ricordato la direttrice - è che segnalassero di avere dolore alle gambe e alla schiena. Uno dei due bambini diceva anche cose come ‘papà fuoco, brucia’”. Punizioni corporali, sostiene l’accusa, forse attuate percuotendo i piccoli con un tubo di gomma riscaldato. I figli erano bimbi turbolenti, a detta delle maestre, anche più dei coetanei: il minore, in particolare, è ricordato come “un bambino molto irrequieto, che si metteva in pericolo e manifestava atteggiamenti aggressivi e provocatori”. Quel che non si sapeva ancora - la conferma sarebbe arrivata dai neuropsichiatri - è che soffrisse di un disturbo del comportamento, legato a problemi educativi e familiari. La vicenda ha avuto infatti serie ripercussioni, con un provvisorio collocamento dei minori presso una famiglia affidataria. A qualche anno di distanza le cose vanno molto meglio, conferma la dirigente: “Il fratello più grande ha fatto da allora un buon percorso scolastico. Il minore, nelle sue difficoltà, viene comunque seguito e sta facendo anche lui un buon percorso”. Con i genitori c’è ora “una proficua collaborazione”: “Hanno capito le difficoltà che avevano nella gestione dei bambini, è cambiato l’approccio familiare”.
Andrea Cascioli

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