Torture in carcere al Cerialdo, prime richieste di condanna dalla Procura
Quattro imputati hanno scelto l’abbreviato: la richiesta di pena più alta è per un ispettore. Un medico è accusato di falso, omissione di referto e favoreggiamentoHa parlato per oltre due ore il sostituto procuratore Mario Pesucci, prima di chiedere la condanna per quattro dei quattordici accusati nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte torture nel carcere di Cuneo.
Si tratta degli imputati che hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato. La pena più alta, tre anni e due mesi, è quella a cui la Procura chiede di condannare un ispettore, Giovanni Viviani, responsabile del padiglione “Gesso” nel quale sarebbero avvenuti i pestaggi. Secondo l’accusa, insieme ad alcuni agenti in quel momento fuori servizio sarebbe entrato nella cella 417 la sera del 20 giugno 2023, dando avvio alle violenze. In quella stanza erano rinchiusi quattro detenuti pakistani che avevano inscenato una protesta, picchiando con le padelle sui blindi della cella. A provocare la protesta il fatto che il vicino e connazionale della cella 416 lamentasse forti dolori alla gamba da ore e non fosse stato visitato.
Per un medico del carcere, Abdulssam Mwassi, accusato invece di falso, omissione di referto e favoreggiamento, la richiesta di pena è di un anno e sei mesi. A un anno infine ammonta la condanna proposta nei confronti di due dei sette agenti indagati per altri fatti: per i due l’ipotesi è il falso. “Sosteniamo che al di là della questione fattuale non ci siano gli estremi per poter parlare di tortura” afferma l’avvocato Alessandro Ferrero, difensore dell’ispettore e del medico.
Il prossimo 12 gennaio terminerà la discussione delle difese e arriverà probabilmente il pronunciamento del gup Edmondo Pio. Nel processo si sono costituiti parti civili i detenuti e il garante regionale dei detenuti, carica all’epoca ricoperta da Bruno Mellano. Per quest’ultimo gli avvocati Roberto Capra e Alberto Gorga hanno chiesto un risarcimento simbolico, con una provvisionale da devolvere alla casa circondariale: 5 mila euro per i casi di tortura e 2.500 euro per gli altri reati.
Il 28 gennaio inizierà il processo per i restanti dieci accusati che hanno scelto il dibattimento: tra loro c’è l’ex comandante della Polizia Penitenziaria Erminia Froio, accusata di omissione di denuncia. Nell’indagine originaria, partita a ottobre 2023, erano coinvolte 35 persone: ventuno posizioni sono state in seguito archiviate.
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