Botte al buttafuori che li aveva cacciati perché ubriachi: un 26enne fossanese è a processo
La vittima, un 57enne marocchino, parla di una vendetta a sangue freddo: “Sono padre anch’io, mi sarebbero bastate le scuse dei genitori”Una serata alcolica conclusa nel peggiore dei modi, con un agguato al buttafuori della discoteca “colpevole” di averli respinti, qualche decina di minuti prima, perché molestavano gli altri clienti. Il quadro è quello che la vittima dell’aggressione, un 57enne di origine marocchina, ha ricostruito in aula nel processo che vede imputato per lesioni aggravate M.I., classe 1999, nativo di Mondovì e residente a Fossano.
È uno dei quattro amici protagonisti della “notte brava” del 3 aprile 2022. Tutti giovani e quantomeno alticci, a detta dei testimoni. I buttafuori del Ballalinda di Fossano li avevano cacciati dopo una goliardata alcolica di cattivo gusto: uno dei ragazzi aveva tirato fuori dal giaccone una bottiglia di liquore e cominciato a versarlo addosso alle persone che ballavano in pista.
“Protestavano perché avendo pagato volevano rientrare nel locale, gli ho spiegato che non avevano fatto una bella cosa e non li avrei fatti rientrare” ha detto in tribunale il gestore del popolare ritrovo. Da lì sarebbe scaturita una vendetta a sangue freddo, motivata dal presunto “sgarbo” subito una mezzora prima: “Loro non consideravano grave quel gesto” ha spiegato il titolare. Il buttafuori, costituitosi parte civile, ha raccontato in questi termini l’accaduto: “Stavo controllando dei ragazzi che dovevano entrare quando li vidi arrivare di corsa. Uno di loro era a torso nudo e correva verso l’entrata, lo rincorsi e quello mi disse di togliermi di mezzo sennò mi avrebbe ammazzato. Poi mi prese a calci, si infilò qualcosa sulla mano e mi rifilò alcuni colpi sull’occhio sinistro, sentivo gli altri alle spalle che mi trattenevano”.
La persona offesa si è costituita parte civile: afferma che il suo aggressore avesse indossato un tirapugni e che lo avesse colpito “con l’esperienza di un atleta di kickboxing”, provocandogli una lesione del sopracciglio e altre ferite. “Mentre mi portavano via in ambulanza continuavano a insultarmi e ridere di me” ha aggiunto. I carabinieri, giunti sul posto poco dopo, avevano fermato e identificato tutti e quattro i componenti del “branco”: uno, poi riconosciuto come il presunto aggressore, aveva escoriazioni alla mano.
“Sono padre anch’io, capisco certi errori e mi sarebbero bastate delle scuse magari dai genitori, ma nessuno si è fatto vivo come me” ha precisato il 57enne. Soltanto uno dei ragazzi, ha detto, si era ripresentato in seguito per chiedere scusa. Il 5 maggio riprenderà l’istruttoria a carico del 26enne.
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