Tra i fondi Covid le spese per l’auto: ma il mental coach non ha frodato lo Stato
Il professionista fossanese era finito a processo con l’accusa di malversazione. “Tutte spese professionali” ha sostenuto la sua difesaI finanzieri lo avevano accusato di aver speso solo novecento dei circa 7mila euro ottenuti con i fondi di garanzia Covid per la sua attività professionale. Ma in tribunale G.P., mental coach fossanese imputato di malversazione, è stato assolto da ogni addebito perché il fatto non costituisce reato.
La vicenda nasceva da un accertamento delle fiamme gialle relativo ai fondi di garanzia che il governo, all’epoca dell’emergenza sanitaria, aveva destinato alle piccole e medie imprese. Tra i presunti utilizzi indebiti contestati dalla Procura figuravano pagamenti presso Decathlon, il negozio di articoli sportivi Sportification, il Mercatò di Fossano e una farmacia, oltre alla strada Panoramica di Gabicce Mare, una popolare meta di turismo outdoor nelle Marche. Agli inquirenti, il mental coach aveva fatto pervenire alcuni screenshot relativi alle spese sostenute prima del 12 novembre 2021. Molte voci però non avevano la data di riferimento o non si vedeva l’intestatario, sostiene il finanziere che effettuò gli accertamenti.
L’accusa aveva chiesto per il professionista la condanna a quattro mesi di reclusione, all’esito dell’istruttoria portata avanti dal sostituto procuratore Alberto Braghin: “Sono emersi sul conto pagamenti estranei alla gestione dell’impresa, nel senso che questi fondi sono stati utilizzati per finalità personali e comunque estranee all’esercizio dell’impresa” ha spiegato il magistrato, evidenziando anche che “l’eventuale mancata restituzione è indifferente ai fini dell’integrazione del reato”.
“Non esiste alcuna prova di un addebito su quel conto corrente e l’estratto conto ce lo dimostra” ha obiettato l’avvocato Luca Mondino, sostenendo che “la difesa ha dimostrato come tutte le spese nella PEC del 12 novembre 2021 fossero professionali: anzitutto quelle per l’auto, all’epoca dei fatti in leasing”. Consulenze e corsi di formazione venivano erogati con modalità telematiche a distanza, tramite postazioni create a casa o in ufficio: circa l’esistenza delle stesse aveva deposto la compagna dell’imputato, sentita come testimone.
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