Gettò i gatti di lei nell’auto parcheggiata e tagliò i freni, il giudice lo condanna
Il 26enne di Roccaforte Mondovì era finito anche ai domiciliari dopo la persecuzione ai danni della ex: lei disattivò i profili social per cercare di liberarseneC’è anche una singolare ripicca che coinvolge una cucciolata di gattini, tra gli episodi per cui il giudice Francesca Grassi ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione un giovane di Roccaforte Mondovì, M.C., colpevole di stalking ai danni della ex fidanzata poco più che maggiorenne.
Poco dopo la turbolenta conclusione della loro convivenza, nel settembre 2020, l’allora 21enne si era presentato nella pizzeria in cui aveva da poco cominciato a lavorare la ragazza. L’obiettivo, sostiene lei, era “fare casino e spaventare il mio datore di lavoro”. Quando era uscita a fine turno, aggiunge, si era resa conto della presenza di alcuni micini nella sua auto parcheggiata. Si trattava di animali di cui lei si era presa cura finché aveva vissuto nell’abitazione comune, circa un mese prima di quei fatti: “Da subito non mi lasciava portare via nemmeno il mio cane, sono poi andata con i carabinieri. I gatti non ero riuscita a prenderli e lui, per darmi fastidio o per farmi sentire in colpa, me li ha buttati in macchina”.
Quella sera però era accaduto qualcosa di peggio: “Appena ho fatto retromarcia sono partita con i gatti, perché non sapevo cosa fare, e mi sono accorta che l’auto non frenava più” ha ricordato in aula la vittima. Circa la sussistenza di un autentico sabotaggio non lascia dubbi la testimonianza del meccanico che effettuò le successive riparazioni al tubo del freno anteriore destro: “C’era un trancio netto”.
“Una scena degna quasi della ‘guerra dei Roses’” ha sintetizzato il pubblico ministero Lucietta Gai, chiedendo per il 26enne la condanna a due anni, senza attenuanti. La rappresentante della Procura ha menzionato anche un precedente alterco violento, nel corso del quale lui sarebbe arrivato “a colpire la donna con schiaffi e calci, ad afferrarla per i capelli e addirittura a cercare di farla cadere dal balcone”. Circostanze che a giudizio del pm “denotano uno sprezzante atteggiamento dell’uomo rispetto all’incolumità della donna, grave e preoccupante”.
“Era geloso del mio lavoro, mi toglieva le chiavi della macchina, minacciava me e le persone con cui lavoravo” ha detto l’autrice della querela, poi ritirata, descrivendo la convivenza durata un paio d’anni. I problemi più gravi, tuttavia, sarebbero emersi dopo la fine della storia: “Lui ha continuato a seguirmi, anche sui social: sapeva tutte le mie password e riusciva a entrare ovunque, insultandomi o scrivendo in chat su Facebook e Instagram, dove fingeva di essere me”. Solo cancellando tutti i profili, spiega lei, era riuscita a ritrovare un po’ di pace.
L’avvocato Carmine Maiorano, legale dell’uomo, ha messo in dubbio la validità della testimonianza della persona offesa, sia per quanto riguarda l’episodio più violento (“è emerso che non c’è stato nessun tentativo di spintonare la ragazza sul balcone”), sia riguardo al sabotaggio: “I freni sono stati recisi, ma non c’è prova che sia stato lui e neanche un indizio”. “Ho cambiato casa per sfuggire a questa situazione, penso che per un periodo non sapesse dove abitassi. Ora non mi ha più scritto, ma la cosa è andata avanti molto sui social” aveva detto la ragazza. Lui, intanto, era finito anche ai domiciliari: tra le accuse, quella di aver riempito i muri dell’abitazione che avevano condiviso di scritte ingiuriose nei confronti della ex fidanzata.
Andrea Cascioli

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