X
X
Cuneodice.it
Home Cronaca Politica Eventi Attualità Sport Cultura Varie Rubriche Ultime Notizie
Tutta la provincia Cuneo e valli Saluzzese Monregalese Saviglianese Fossanese Alba e Langhe Bra e Roero Il Buschese
Login
Cerca ArticoliCase Cuneodefunti Cuneo
Login
Cuneodice.it
QUOTIDIANO ONLINE
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Eventi
  • Attualità
  • Sport
  • Cultura
  • Varie
  • Rubriche
  • Ultime Notizie
  • ABBONATI
    • tutta la provincia
    • Cuneo e valli
    • Saluzzese
    • Monregalese
    • Saviglianese
    • Fossanese
    • Alba e Langhe
    • Bra e Roero
    • defunti Cuneo

    Home \ Cronaca \ MonregaleseVendita case Mondovi

    VIOLA - Tuesday 02 September 2025, 17:10

    Il ciclista morì al bike park di Viola, ecco perché il giudice ha assolto il gestore

    “Chi pratica downhill è consapevole dei rischi” si legge nella sentenza. Andrea Pastor, 38 anni, era vigile del fuoco e sportivo provetto: lasciò moglie e un figlio
    Il ciclista morì al bike park di Viola, ecco perché il giudice ha assolto il gestore

    Una giornata di svago con gli amici trasformata in un solo istante in tragedia. Erano venuti in cinque dall’Imperiese, per divertirsi con le loro mountain bikes tra i salti della pista di downhill di Viola St. Gréé: nessuno poteva immaginare che per uno di loro quel 3 ottobre 2021 sarebbe stato l’ultimo giorno di vita.

    Andrea Pastor aveva 38 anni, veniva da Pigna, in val Nervia. Faceva il pompiere e aveva lavorato per un periodo anche a Cuneo, prima di tornare in Liguria con moglie e figlio: il suo sogno era entrare nel nucleo Saf, l’élite del soccorso dei vigili del fuoco. Obiettivo alla portata per uno come lui, che oltre ad essere un ottimo ciclista e uno speleologo esperto praticava trekking, arrampicata e sci.

    A tradirlo un salto sulla pista più difficile dell’impianto, la “Saltimbanco”: Pastor aveva mancato la rampa e picchiato contro il bordo, all’altezza del petto. Un’infermiera aveva subito cercato di rianimarlo, ma non c’era stato nulla da fare. Nel processo contro il gestore del bike park, il pm aveva chiesto una condanna a due anni per omicidio colposo. Due sarebbero state le colpe: non aver adempiuto agli obblighi informativi e non essersi assicurato che l’ostacolo fosse “segnalato e riservato solo ad esperti, comunque fornendo istruzioni su come affrontarlo”.

    Il giudice Alberto Boetti non la pensa così. Nella sentenza con cui ha assolto l’accusato, Fabrizio Raimondi, si ricorda quanto affermato dalla Cassazione in casi analoghi: “Il gestore di un impianto sportivo è tenuto a prevenire i rischi atipici, ma non quelli tipici della disciplina sportiva praticata”. I praticanti del downhill, aggiunge il giudice, “sono consapevoli dei rischi associati e accettano i pericoli intrinseci di questo sport”. Quello di Cuneo è un verdetto importante, il primo, secondo la difesa, su un incidente mortale nel downhill.

    All’epoca dei fatti “non esisteva una normativa tecnica, né nazionale né europea, per la realizzazione, progettazione e omologazione di impianti di downhill”. Ciononostante, l’impianto fu realizzato da Raimondi “in conformità con le pratiche comuni del settore”. Nell’istruttoria si era sollevato il tema della non regolarità della pista, che solo in un secondo tempo era stata sanata: “Se Raimondi avesse rispettato la legge e tenuto chiusa la pista Saltimbanco, Pastor non sarebbe morto” aveva affermato l’avvocato di parte civile.

    “Il Saltimbanco non poteva definirsi ‘un’insidia’” obietta l’estensore della sentenza. Perché il salto nel vuoto era visibile sia dalla seggiovia che dal bar e offriva ai più prudenti la possibilità di deviare sulla cosiddetta “chicken line”: uno degli amici di Pastor lo fece e fu testimone diretto della tragedia. C’erano il regolamento e i cartelli di pericolo, non un limite di velocità. Ma non sarebbe servito, afferma il giudice Boetti: “Affrontare un salto ad una velocità troppo elevata può essere altrettanto pericoloso quanto affrontarlo a una velocità troppo bassa, aumentando il rischio di incidenti”. Considerazioni analoghe valgono per la presenza dei materassi (quelli che c’erano non coprivano per intero lo spigolo) e di un’eventuale rampa di collegamento: se ci fossero stati, avrebbero potuto creare ulteriori rischi.

    “Solo dopo l’infortunio è emerso che la pettorina di Pastor non era sufficiente a proteggere il petto da un trauma toracico” si fa notare. È questo, forse, l’interrogativo irrisolto in questa vicenda. Pastor avrebbe potuto essere più prudente? “Era prassi comune e consigliabile - risponde il giudice - fare un giro di ricognizione della pista per analizzare i salti e il percorso prima di affrontarli”. Il gruppo di amici imperiesi non lo fece. Non una vera “colpa”, nemmeno questa.

    Andrea Cascioli
    luogo VIOLA
     Condividi
    Tag:
    Vigili del Fuoco - incidente - Cronaca - Downhill - processo - viola - Andrea Pastor
    commenti
    Effettua il login per commentare
    notizie interessanti
    Menu
    • Home
    • Cronaca
    • Politica
    • Eventi
    • Attualità
    • Sport
    • Curiosità
    • Cultura
    • Varie
    • Rubriche
    • Altro
    Redazione

    [email protected]
    Maggiori informazioni...

    Cerchiamo collaboratori!
    Scrivici e dai voce alla tua passione

    Territori
    • Cuneo e valli
    • Saluzzese
    • Monregalese
    • Saviglianese
    • Fossanese
    • Alba e Langhe
    • Bra e Roero
    • Il Buschese
    Edizioni
    • italia
    • torino
    • genova
    Cuneodice.it Applicazione per smartphone Android
    Cuneodice.it Applicazione per iPhone e iOS
    Feed RSS

    Privacy Policy - P.IVA 03978350043 powered by Publidok S.r.l.

    Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti. Continuando a navigare ne accetti l'utilizzo. Leggi di più
    OK