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    MONDOVÌ - Tuesday 28 December 2021, 16:00

    Il giro di escort a Mondovì inguaia un presunto protettore

    Un decesso per infarto e il viavai “sospetto” da due appartamenti del quartiere Breo avevano allertato le forze dell’ordine. Ora un 67enne rischia la condanna
    Il giro di escort a Mondovì inguaia un presunto protettore
    Un viavai continuo di uomini e decesso per infarto sono all’origine della vicenda che ha portato alla scoperta di una rete di escort a Mondovì, nel quartiere Breo.
     
    I primi sospetti erano sorti dopo che nel 2018, in un alloggio di via Rosa Govone, era stato ritrovato il cadavere di un uomo. Si era appurato che il decesso era avvenuto per arresto cardiaco, ma le circostanze avevano indotto le forze dell’ordine ad approfondire la situazione. Nei mesi successivi erano stati organizzati vari appostamenti e identificati diversi soggetti come frequentatori abituali dell’appartamento. Altrettanto era stato verificato presso un altro indirizzo della stessa via, una decina di numeri civici più in là. Entrambi gli alloggi risultavano associati agli annunci di una nota piattaforma online della prostituzione.
     
    L’uno era intestato a una donna, con contratto di locazione regolare. L’altro al figlio di F.B., classe 1955, il quale risultava invece essere il locatario. All’interno di questo appartamento, lo stesso in cui era avvenuto il decesso di un cliente, erano state identificate dai carabinieri due prostitute di nazionalità dominicana. Entrambe corrispondevano alle foto inserite sul sito di annunci: “Una di loro ha fornito copia del contratto di affitto datole da F.B., dal quale risultava che entrambe pagassero 300 euro di affitto al mese” ha riferito un luogotenente dell’Arma in tribunale. Lo stesso F.B. era già stato identificato in molteplici occasioni durante gli appostamenti.
     
    Anche l’altro alloggio - occupato da una escort - era risultato collegato all’uomo, di nazionalità italiana, che si occupava tra l’altro di riscuotere l’affitto. Canoni dai duecento ai trecento euro complessivi a settimana, per quanto è stato possibile ricostruire: “Non c’era costanza nei pagamenti. Ma era chiaro che per tutti i contratti la quota venisse pagata in contanti” ha spiegato uno dei militari coinvolti nell’indagine. Il guadagno ipotizzato è di quasi 9mila euro solo negli ultimi tre mesi del 2019. A gennaio del 2020 erano infine scattati gli arresti domiciliari a carico del sospettato: sul suo cellulare numeri che rimandavano a escort operanti anche a Milano, a Torino e in numerose altre città del nord e del sud Italia. In una conversazione con una certa Sonia sul numero di prostitute da piazzare in un alloggio, la donna scriveva “si rischia troppo, meglio metterne due”: “A Mondovì, che è piccola, ne metterò solo una” la risposta dell’indagato.
     
    Ulteriori elementi a carico di F.B. sono emersi dal rinvenimento di un suo manoscritto vergato nel periodo di detenzione domiciliare. Qui l’uomo avrebbe fatto parziali ammissioni di colpa riguardo all’attività di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione per la quale è ora a processo. Nell’ultima udienza sono stati ascoltati una quindicina di clienti identificati all’epoca. Tutti hanno ammesso di aver contrattato prestazioni sessuali con le ragazze tramite il sito, nessuno però ha mai avuto a che fare con il presunto padrone di casa e protettore. Tra i testimoni che sono sfilati davanti ai giudici, qualcuno ha raccontato di essere divenuto col tempo un vero e proprio habitué della “casa”: “Ho avuto rapporti sempre con la stessa ragazza. Mi ero anche affezionato a lei, ogni tanto andavamo a mangiare una pizza”.
     
    Il prossimo 19 gennaio sono previsti il completamento dell’istruttoria e la discussione.
    a.c.
    luogo MONDOVÌ
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    Tag:
    CARABINIERI - prostituzione - Mondovì - Sfruttamento - Cronaca
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