Irrompe in casa della moglie, poi fugge all’estero: ora è a processo per le botte e le violenze sessuali
Anche la madre e il patrigno della donna raccontano di essere stati picchiati a sangue: “Non voleva che la moglie lavorasse”Non voleva che la moglie lavorasse, per questo sarebbe arrivato a picchiare non solo lei ma anche la suocera e il patrigno della donna. Uno stillicidio di violenze, quello denunciato dalla persona offesa, proseguito anche dopo la separazione. L’episodio più grave è quello che sarebbe accaduto nel maggio del 2018: la donna aveva raccontato ai carabinieri di essere stata picchiata e violentata dal suo ex in casa, dopo che lui aveva fatto irruzione incurante della presenza dei bambini.
“La donna - ha raccontato il maresciallo superiore Emanuele Sozzari - era davanti a casa della madre. Sanguinava dal labbro, aveva vistosi segni sul collo. Diceva di essere stata picchiata dall’ex compagno”. In ospedale erano state attestate le varie ecchimosi, con una prognosi iniziale di venticinque giorni. All’arrivo delle pattuglie, il sospettato si era già dileguato. L’auto su cui viaggiava, una Ford Focus, era stata individuata da una telecamera stradale sulla strada tra Vicoforte e Mondovì, verso le sei del mattino: un orario compatibile con le violenze denunciate. Più tardi la stessa macchina era stata segnalata di passaggio a Trieste in direzione della Romania, Paese di origine di entrambi i coniugi. Nell’ultima udienza il luogotenente Dario Franzoni ha riferito in merito al sopralluogo nell’abitazione, situata in un piccolo comune della valle Tanaro. In cucina i frammenti di vetro della finestra esterna, nel bagno tracce di sangue ovunque e ciocche di capelli: “Anche il mocio era intriso di sangue e capelli” ricorda il carabiniere.
La fuga della “primula rossa” da allora è proseguita in modo sempre più rocambolesco. Un anno dopo l’uomo era stato rintracciato in Germania: fermato insieme ad altri a seguito di una rissa in un bar, era riuscito a scappare dal commissariato di polizia durante le pratiche per la segnalazione. Un mese più tardi era di nuovo in Italia, protagonista di un incidente autonomo lungo la Fondovalle Tanaro: l’auto che guidava, un veicolo con targa tedesca, era uscita di strada. Un’ambulanza lo aveva portato in ospedale a Mondovì, ma il latitante si era dileguato prima che arrivassero i carabinieri.
Ci sono voluti anni e una misura carceraria - revocata nell’ultima udienza, con l’accordo della Procura - prima di arrivare a celebrare il processo. A carico dell’imputato pesano anche le testimonianze della madre e del patrigno della sua ex moglie, che affermano di essere stati a loro volta oggetto di violenze: “Ho visto i bambini spaventati, in casa c’era sangue da tutte le parti. I bambini si erano preparati la cartella da soli per andare a scuola” racconta l’ex suocero dell’accusato, rievocando il giorno della presunta irruzione. “Lui non voleva lasciarla andare a lavorare, ha picchiato anche me e mia moglie mandandoci al pronto soccorso” conferma il testimone: “Era un sabato sera, lei era andata a lavorare in una pizzeria e noi ci eravamo offerti di badare ai bambini: dopo un po’ si apre la porta e vediamo lui, ha detto qualcosa ai bambini e alzato la voce con noi. Quando io gli ho detto di stare calmo è andato fuori di testa e ci ha massacrati di botte”.
La mamma rievoca un episodio ancora precedente: “Mia figlia abitava col suo ex compagno dai genitori di lui, mi ha chiamata dicendomi di venirla a prendere perché la stava picchiando. Era il 2011, all’epoca c’era solo la bimba e lei era incinta del secondo figlio”. La prima richiesta di aiuto: “Poi ci sono altri episodi, tanti. All’inizio voleva nascondersi, poi lei le ho detto che mamma sapeva la verità”.
Tra i testimoni sfilano anche gli ex compagni del corso di formazione che la donna aveva frequentato per diventare oss. Tutti hanno parlato delle telefonate anonime ricevute dal marito: li accusava di essersi “intromessi” nel loro rapporto di coppia. Sulla chat di gruppo del corso erano comparsi anche insulti e fotografie inviati dall’utenza della persona offesa, ma che secondo le accuse confermerebbero il tentativo dell’uomo di controllare ogni aspetto della vita di lei.
Il 26 novembre i giudici ascolteranno i testi residui, prima della discussione.
Andrea Cascioli

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