Titolare di autolavaggio a processo per investimento, il pm chiede la condanna
Il trentenne chiamò per primo i soccorsi. Secondo la Procura, però, era lui alla guida dell’auto pirata che investì una madre di famiglia a MondovìSi gioca sulle immagini delle telecamere e sugli orari dei passaggi delle auto il processo per lesioni gravi e fuga stradale nei confronti di un trentenne di Mondovì. Per l’imputato, A.P., il pubblico ministero Alessandro Borgotallo ha chiesto la condanna a nove mesi di reclusione.
Secondo la Procura, è lui l’uomo che la mattina del 15 maggio 2021, un sabato, alla guida di una Golf nera investì una signora congolese di 47 anni lungo via Torino. La vittima, madre di tre figli, riportò una frattura esposta della caviglia e un trauma alla spalla, oltre a varie lesioni per cui ricevette nel complesso una prognosi di 45 giorni. “Le telecamere portano la prova inconfutabile della responsabilità dell’imputato” sostiene il pm, menzionando due diversi “occhi elettronici” situati entrambi a monte del luogo del sinistro, in direzione di Mondovì.
Qui avrebbe dovuto transitare l’auto dell’investitore, secondo le indicazioni fornite. In nessuno dei due punti videosorvegliati, però, se n’era trovata traccia: “O questa macchina si è dileguata, oppure avrebbe dovuto essere ripresa da queste due telecamere, anche nell’ipotesi che avesse svoltato”. Era stato proprio questo elemento a indirizzare le indagini dei carabinieri verso A.P., il primo a chiamare i soccorsi dopo aver trovato la 47enne ferita a terra. “Chi chiama il 112 - ha ricordato il rappresentante dell’accusa - parla da subito di una macchina nera, in direzione di Mondovì. C’è un’auto dello stesso colore, l’unica di passaggio in quei frangenti, ed è quella dell’autolavaggio”.
Si tratta della Golf nera che l’imputato, titolare di un autolavaggio sulla stessa strada, aveva ammesso di aver lavato quella mattina, prima di reimmettersi su via Torino e riportarla al parcheggio. In base alla posizione della vittima, osserva l’accusa, “la signora non poteva che essere stata investita da un’auto uscita dal lavaggio in quel punto”: “È un processo indiziario, ma non esiste un’ipotesi alternativa”.
La richiesta danni quantificata dalla parte civile costituita ammonta a 132mila euro. “Non può che essere stato l’imputato a investire la vittima, tornare sul posto di lavoro e allertare i soccorsi” concorda l’avvocato Erminia De Iulis, legale della donna investita: “Riferisce che all’uscita dall’autolavaggio non vi era nessuna vettura che lo precedeva o lo seguiva: l’auto nera è stata ritrovata proprio all’interno del suo autolavaggio”.
La difesa tuttavia obietta su un punto essenziale, riguardante proprio la pretesa identificazione dell’auto investitrice. I danni riportati sulla Golf, a detta del proprietario della macchina che l’aveva lasciata in custodia ad A.P., sarebbero riconducibili a un tamponamento avvenuto mesi prima. Un’ipotesi a cui però non credono accusa e parte civile: “È vero che non siamo in grado di distinguere i danni, ma i danni c’erano” sintetizza a questo riguardo il pm. Anche la questione delle telecamere non è pacifica. Secondo la difesa, c’è un problema di mancata corrispondenza con l’orario e la data delle immagini acquisite, risalenti secondo il video al pomeriggio del giorno precedente ai fatti. La questione sarà probabilmente oggetto di analisi nell’arringa difensiva che il giudice ha previsto per il 12 gennaio.
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