Afferra la moglie per i capelli e cerca di portarle via il figlio, ora è accusato di maltrattamenti
Testimoni della scena alcuni avventori di un bar a Envie. L’uomo, già condannato in passato, avrebbe minacciato la ex anche mentre lei era in comunità“Lui pensa di essere il mio padrone”: poche parole verbalizzate dai carabinieri di Revello raccogliendo la denuncia di una giovane donna, all’epoca 24enne, contro il marito. La ragazza era venuta insieme a lui in Italia, dall’Albania, andando a risiedere prima a Manta e poi a Envie. Da quel matrimonio è nato un bambino che oggi ha quattro anni.
Nella denuncia che ha portato l’ex marito a processo per maltrattamenti si menzionano violenze anche nel periodo in cui lei era incinta. “Aveva l’abitudine di mettermi le mani al collo - spiega - e minacciava di prendere il coltello, questo però non l’ha mai fatto”. Già nel 2019 una prima querela, poi ritirata, aveva portato a un patteggiamento. “Avevo ritirato la denuncia, perché anche i miei familiari mi invitavano a farlo, dicendo che lui sarebbe cambiato” racconta oggi la persona offesa: ma non era accaduto. Lui lavorava saltuariamente nella raccolta frutta, lei stava a casa. Per decisione del marito, precisa: “Lui mi diceva che il bambino era troppo piccolo e che non sapevo l’italiano: in Albania invece avevo già lavorato”.
La decisione di allontanarsi l’avrebbe presa dopo un episodio accaduto nel dicembre del 2023. Un violento diverbio nella piazzetta di Envie, di fronte alla chiesa, con l’uomo che avrebbe afferrato per i capelli la moglie e cercato di portarle via il bambino. Alcuni avventori del locale antistante, il Tribal Pan, hanno descritto la scena in termini analoghi a quelli adoperati dalla giovane mamma: “Mi ha afferrata per i capelli, poi mi ha spinta e buttata a terra: voleva scappare con il bambino”. La signora era corsa via in lacrime, per rifugiarsi all’interno del bar, mentre uno dei presenti bloccava l’uomo convincendolo a riconsegnare il bambino alla mamma.
All’arrivo dei carabinieri il soggetto, identificato, era stato denunciato anche perché risultava irregolare sul territorio nazionale. Madre e figlio sono stati collocati per alcuni mesi in una comunità protetta, dalla quale sono poi stati costretti a spostarsi dopo aver ricevuto minacce: “Lui aveva scritto ‘ti ammazzerò’” ricorda la donna, chiarendo di aver dato lei stessa, in precedenza, l’indirizzo della comunità all’ex marito. “Per permettergli di vedere il figlio” precisa: “Avevo paura, ma vedevo mio figlio che piangeva e i familiari che mi spingevano. So di aver sbagliato”.
Era accaduto anche, aggiunge, che il marito inviasse ai genitori di lei un video mentre le metteva le mani al collo: “Diceva ‘ecco cosa faccio a vostra figlia, perché è testarda’. Io non ho mai visto il video”. Testimone delle sopraffazioni sarebbe anche la madre dell’imputato, con cui lui, dice la ex nuora, si arrabbiava perché sovente prendeva le parti di lei nelle discussioni: “Da noi c’è una mentalità per cui, se divorzi, non puoi tornare a casa”. Il prossimo 20 gennaio sono in calendario le audizioni di altri testi di accusa.
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