“Ci spiava per conto dei concorrenti”: l’azienda lo licenzia, ma per il tribunale non è colpevole
Al centro della spy story un agronomo revellese, scoperto mentre copiava dati tecnici su una chiavetta. “Nessun segreto industriale” ribatte la difesaEra una spy story in piena regola tra i filari nel distretto della frutta saluzzese. Ma qui, dice il tribunale, non c’è nessuna Spectre da combattere: tant’è che il protagonista, un giovane agronomo di Revello, esce assolto con formula piena dal processo in cui era imputato di rivelazione di segreto industriale e accesso informatico abusivo.
A denunciare D.A., classe 1989, assunto alla Rivoira di Verzuolo più di dieci anni prima, era stata la stessa azienda nel settembre del 2020. Il motivo lo ha spiegato in aula l’amministratore del colosso della frutta, Marco Rivoira: “Era lui che avvisava i concorrenti sui nostri tempi di contatto con i produttori. Lo faceva da due o tre anni in modo sistematico”. Le prove di questo, sostiene, erano emerse quando il dipendente si era fatto “pizzicare” nel tentativo di copiare prima su chiavetta usb, poi sul proprio pc, un’intera cartella di dati tecnici: “Avevo bisogno di alcuni files, - si è giustificato - perché lavoravo spesso da casa. Non avendo tempo per selezionarli, ho preso l’intera cartella del servizio tecnico”.
Il tecnico, allora 31enne, seguiva importanti programmi di ricerca, come il “progetto ciliegia” avviato in Serbia qualche tempo prima. Ma era anche a conoscenza di informazioni sui processi di produzione, ad esempio le tecniche di rifrazione solare sulle mele. Alcuni grossi problemi, dice Rivoira, si erano già verificati sugli acquisti dei kiwi: “Cinque o sei produttori esterni conoscevano i nostri prezzi e quindi facevano contrattazioni sapendo già quanto pagavamo noi, una chiara concorrenza”.
Nel cellulare aziendale, requisito dopo il licenziamento, erano emerse chat che testimoniavano la volontà di lasciare l’azienda e qualcosa di più. Frasi come “stiamo architettando un agguato”, “in autunno sarà la rivoluzione caro mio” e “farò un colpo a sorpresa che tu non puoi immaginare”, rivolte a colleghi ed esterni, avevano allarmato la Rivoira. “È emerso che inviava a destra e manca documenti e informazioni altamente riservate sul gruppo a imprese esterne e addirittura a concorrenti” ha evidenziato l’avvocato Nicola Menardo, patrono della parte civile.
Per l’avvocato Stefania Martino, legale dell’agronomo, si trattava solo di “una persona che probabilmente, per ‘vendersi bene’, ha esagerato un po’: che si stesse guardando attorno e volesse andare a lavorare in un’altra azienda è noto”. La difesa ha contestato anche il fatto che le informazioni, in particolare gli avvisi tecnici interni, fossero autentici “segreti”: “La Rivoira non produce la Nutella, fornisce frutta ai produttori finali. Non possiamo dire che una persona che riceve avvisi da Rivoira abbia un’agevolazione”. Tesi contestata dall’azienda, ma anche dalla Procura che aveva chiesto una condanna a due anni: “La rivelazione in sé è sufficiente ad integrare il reato, verificare se sia utile al destinatario non è rilevante”.
La parte civile, in attesa di conoscere le motivazioni del verdetto del giudice Emanuela Dufour, ha già preannunciato l’intenzione di ricorrere in appello.

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