L’educazione troppo “spartana” in casa costa una condanna al papà
Due anni di pena per l’uomo, contro cui erano parti civili l’ex moglie e due figli: “Vedeva l’attività fisica come strumento educativo” dice il suo difensoreLe buone intenzioni non bastano, se i metodi sono troppo coercitivi. Alla base della sentenza di condanna nei confronti di un padre di famiglia, residente in un comune del Saluzzese, ci sono accuse di maltrattamenti nei confronti della moglie e di abuso dei mezzi di correzione con due dei tre figli.
Due anni e un mese di reclusione, la pena decisa dai giudici di Cuneo per l’uomo, cui si aggiungono 12mila euro di provvisionale da versare ai congiunti, costituitisi in giudizio contro di lui: il risarcimento complessivo lo stabilirà il tribunale civile. “È un soggetto ‘squadrato’, con un’idea tutta sua della disciplina, dove l’attività fisica è vista anche come strumento educativo” aveva detto il suo legale, l’avvocato Davide Diana, per giustificarne alcuni comportamenti ritenuti eccessivi dall’accusa.
Come quando aveva mandato il figlio maschio a strappare le erbacce da un muretto dell’abitazione: un lavoro che il ragazzo si era offerto di fare, dice il papà, in cambio di una paghetta. La mamma e la figlia maggiore sostengono il contrario: era lui ad averlo costretto, per giunta facendogli togliere le ortiche a mani nude. “Quando è tornato a casa era tutto pieno di bolle” ricorda la sorella. Con i cavalli, i cani e una cascina da amministrare, il lavoro da fare in casa era parecchio. Il padre non poteva contribuire più di tanto, perché il suo lavoro lo porta sovente a fare lunghi viaggi.
La moglie è definita dall’avvocato della difesa “una persona che non pone neanche regole minime”. Lo confermano i servizi sociali, dove era in carico il nucleo familiare: “La mamma era poco normativa, spesso non mandava i figli a scuola. Poche volte siamo riusciti a fare visite domiciliari a sorpresa e a volte lei non ci faceva entrare” dice un’assistente del consorzio Monviso Solidale, definendo “abbastanza disastrosa” la situazione igienica della casa. “Non solo tutto veniva lasciato allo sfascio, ma era portato a un livello di degrado inaccettabile” sostiene il legale dell’uomo, menzionando un episodio in cui, al ritorno da una trasferta, avrebbe trovato perfino un cane morto dentro a un armadio.
Ci sono però alcune liti violente tra i coniugi, non smentite da nessuno, per quanto la stessa persona offesa abbia detto di non ritenere il suo ex marito un tipo manesco: “Di lui non si può dire che sia violento, ha più la tendenza a umiliare verbalmente” ha riferito la signora, tuttavia “ogni tanto gli schiaffi gli scappavano”. Durante un diverbio, in particolare, l’uomo l’aveva colpita procurandole una perforazione del timpano. Il pm ha menzionato il fatto che la bimba più piccola, mai rimproverata con durezza, confermasse tuttavia che “il papà faceva correre lei e il fratello e ogni tanto faceva battute sul suo peso, rivolgendole l’epiteto ‘polpetta’”. “Emerge un disagio di fondo patito da mamma e figli” ha sottolineato l’avvocato Alessandra Dalla Riva, patrono delle parti civili: “Sono stati emarginati in questo cascinale di cui dovevano occuparsi da soli e soprattutto non per loro scelta”.
“Non ho mai maltrattato nessuno, soprattutto i miei figli ai quali voglio bene” ha ribadito fino all’ultimo l’accusato, difendendo i suoi tentativi di “raddrizzare” i ragazzi: “Io non volevo che salissero sul tavolo o che il maschio picchiasse la sorella, volevo che facesse un po’ di movimento e che si staccasse dal computer ogni tanto. Quando sono andato a scuola ho visto i registri e ho saputo dalla preside che aveva 56 giorni di assenza”. Le continue assenze da scuola, nascoste al padre, erano uno dei motivi di scontro più frequenti. Oggi che i coniugi vivono separati anche i figli hanno recuperato un rapporto positivo con il padre, almeno a detta del suo legale: “Ora sono felici di andare tutti i fine settimana a vivere con il papà in campagna”.
Andrea Cascioli

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