Minacce e insulti a un’operatrice Caritas: lei denuncia, lui va a processo per stalking
Era stata montata anche una finta videocamera per far cessare i vandalismi nella sede di Saluzzo Migrante: fogli strappati ed escrementi lasciati davanti alla portaSecondo l’accusa c’era una vera e propria volontà di persecuzione, nei confronti di un’operatrice, da parte di un uomo, S.K., che aveva usufruito dell’accoglienza e dei servizi di Saluzzo Migrante. La difesa, sulla scorta di quanto dichiarato a suo tempo dall’imputato, smentisce invece l’ipotesi. Le recriminazioni sarebbero state rivolte agli operatori in generale e motivate, pare, dalla sparizione di alcuni documenti: circostanza di cui lui incolpava il centro afferente alla Caritas diocesana.
Il presunto responsabile è un immigrato africano oggi a processo per stalking, dopo la denuncia della persona offesa. L’astio si riversava soprattutto su di lei, raccontano i testimoni: “Aveva molta paura, si faceva aspettare quando chiudeva l’ufficio: sono rimasto io molte volte” ricorda un detenuto che aveva lavorato lì per alcuni mesi.
Era stato lui ad occuparsi, fra l’altro, dell’installazione della videocamera finta, con tanto di luci e cavo sul muro, per indurre a credere che gli uffici fossero sorvegliati giorno e notte. Una precauzione che la direzione e gli operatori di Saluzzo Migrante avevano preso per tutelare la sede dai continui dispetti registrati a partire dall’inizio del 2024: fogli strappati in bacheca ed escrementi abbandonati davanti alle porte.
Il teste ha riferito di essere stato presente anche in un’occasione in cui la donna, esasperata, aveva chiamato i carabinieri: “Lei ha chiesto direttamente di lasciarla in pace, lui l’ha mandata a quel paese”. Si parla inoltre di alcuni audio, inviati sempre dallo stesso soggetto: “Non ricordo le parole esatte ma erano minacce, parolacce”.
All’origine di queste intemperanze ci sarebbe, secondo le ricostruzioni offerte, il mancato prolungamento di un contratto di lavoro. L’africano era già seguito da anni anche dai servizi sociali e si era bene inserito: mai nessun problema, prima di allora. Un altro frequentatore della mensa della Caritas racconta di aver assistito a uno degli episodi contestati: “Ricordo di averlo visto un giorno prendere cartelli dalla porta della Caritas e picchiare la porta, menzionando il nome della donna e parlando nella sua lingua”. Il prossimo 24 novembre è attesa la discussione del caso.

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