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    SALUZZO - Monday 14 July 2025, 08:31

    Nei palloni da calcio lanciati in carcere c’erano telefoni cellulari: in due a processo

    Per l’episodio accaduto a Saluzzo sono a giudizio zia e nipote napoletani. Un agente sorprese un intruso oltre il muro di cinta del “Morandi”
    Nei palloni da calcio lanciati in carcere c’erano telefoni cellulari: in due a processo

    Era il 7 luglio 2021, il giorno dopo la storica sfida contro la Spagna che aveva garantito agli Azzurri la qualificazione alla finale degli Europei, poi vinta con l’Inghilterra. Non pensava però ad emulare le gesta sportive di Bonucci e compagni il giovane trovato intento a calciare un pallone all’interno del carcere “Rodolfo Morandi” di Saluzzo, dove si era introdotto scavalcando il muro di cinta.

    A.M., residente a Casoria in provincia di Napoli, è ora a processo insieme a G.T., la donna con cui si era recato a Saluzzo e che lui ha poi qualificato come sua zia. “In diciassette anni di carriera non avevo mai visto una cosa simile” spiega l’assistente capo Michele Di Bardi, all’epoca in servizio al “Morandi”, ripercorrendo in tribunale l’accaduto: era stato lui a sorprendere l’intruso, munito di cuffiette, all’interno del perimetro: “Ho visto un pallone volare e poi lui che scavalcava. Quando sono arrivato i tre palloni erano già dentro”.

    Cuciti all’interno dei tre palloni c’erano 13 microcellulari, due iPhone e altri due smartphone, uno smart watch, cinque chiavette usb, una micro sd, 12 microsim e 13 cavetti usb per ricaricare i telefoni. Un “arsenale tecnologico” che sarebbe finito nelle mani dei detenuti dell’alta sicurezza, ipotizzano gli inquirenti. Il responsabile di quei “lanci”, diretti verso il campo sportivo della casa di reclusione, deve rispondere del reato di accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti. La zia in quel momento non era sul posto, perciò l’assistente capo e un altro poliziotto penitenziario si erano messi sulle sue tracce. Solo intorno all’una e mezza di notte lei si era palesata insieme a un nipotino. La guardia non ha saputo specificare se i due visitassero regolarmente il carcere o avessero rapporti con qualcuno dei reclusi.

    Quanto all’indebito accesso nella struttura, avvenuto alle spalle del reparto semiliberi, è emerso che il sistema anti scavalcamento non funzionava in quel punto. “I palloni erano cuciti bene, ma prendendoli in mano si sentiva un rumore strano” ha ricordato ancora il teste. Il processo è stato aggiornato per la discussione al 24 settembre.

    Andrea Cascioli
    luogo SALUZZO
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    Saluzzo - carcere - Polizia Penitenziaria - Cronaca - Detenuti
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