“O paghi, o ti denunciamo per molestie”: il presunto ricatto finisce in tribunale
Un gruppo di “scrocconi” avrebbe tentato l’estorsione ai danni di un 43enne, dopo aver chiesto ospitalità in casa sua: lui, però, aveva registrato la conversazioneL’accusa è di furto, relativa a una televisione sottratta da un’abitazione, insieme a quella più grave di tentata estorsione: l’imputato, A.E., cittadino marocchino, deve risponderne a seguito della denuncia di un 43enne residente nel Saluzzese. Per lui il sostituto procuratore Mario Pesucci ha chiesto una condanna a tre anni e nove mesi.
I fatti per cui è a processo risalgono al gennaio del 2021, pochi giorni dopo il capodanno. Il 43enne ha spiegato di aver conosciuto A.E. e altri ragazzi del suo “giro” per il tramite di un amico: “In quel periodo questi ragazzi frequentavano casa sua. A parer mio era più un’occupazione, in quanto lui è un ragazzo disponibile e un po’ fragile”. Proprio sfruttando questa conoscenza, il gruppo avrebbe attirato la persona offesa a Cardè: la scusa, dice, era la richiesta di un passaggio in auto per il loro comune amico, rimasto bloccato dopo una festa.
L’amico però non era lì. C’erano gli altri, compreso l’attuale imputato, che avrebbero perfino convinto la persona offesa ad ospitarli: “I ragazzi hanno insistito per venire a casa mia perché non avevano mangiato e avevano fame, dicendo che il mio amico ci avrebbe raggiunti presto”. In seguito, invece, si era scoperto che lui non era mai andato a Cardè: “Era rimasto a Saluzzo e gli altri mi avevano fregato, perché non sarei mai andato a prendere persone che nemmeno conoscevo. Ho saputo in seguito che il suo appartamento era stato devastato per circa 20mila euro di danni”.
Ciononostante, aggiunge ancora il testimone, lui avrebbe acconsentito a lasciargli trascorrere nella sua abitazione anche la notte successiva, in compagnia dell’amico che nel frattempo li aveva raggiunti. Al mattino, sempre secondo la sua versione, sarebbe scattata la trappola: “Al momento di andar via si sono messi a parlare in arabo tra loro: ho acceso immediatamente il registratore del telefono, perché pensavo che qualcosa non andasse. Mi hanno chiesto 2.500 o 3.500 euro in contanti, dicendo che sennò mi avrebbero accusato di molestie su un loro amico minorenne, che io nemmeno conoscevo”.
Incalzato dalle domande del pm, il teste ha ammesso di aver parlato in precedenza con l’imputato di prestazioni sessuali, che tuttavia non si sarebbero mai concretizzate: “Sapevano della mia omosessualità perché il mio amico li aveva informati, ma di più non so” ha dichiarato. La vicenda si era conclusa, come confermano i carabinieri, quando una volta arrivati a Saluzzo l’uomo si era indirizzato verso una volante di passaggio, denunciando il ricatto subito e facendo sì che l’intero gruppo venisse identificato e accompagnato in caserma. Sulle accuse i giudici si esprimeranno il prossimo 9 dicembre.
SALUZZO CARABINIERI - Saluzzo - estorsione - furto - Cronaca

Condividi