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    VERZUOLO - Friday 08 August 2025, 07:30

    Spionaggio tra le mele: Rivoira accusa un ex dipendente, il pm chiede la condanna

    Il 36enne revellese è stato licenziato e denunciato dall’azienda per cui lavorava, dopo la scoperta di chat compromettenti. La difesa: “Voleva solo vendersi bene”
    Spionaggio tra le mele: Rivoira accusa un ex dipendente, il pm chiede la condanna

    Il “baco” nelle mele era un dipendente infedele, sostiene l’azienda che si è vista “tradire” e abbandonare da un tecnico di fiducia. “Cinque o sei produttori esterni conoscevano i nostri prezzi e quindi facevano contrattazioni sapendo già quanto pagavamo noi, una chiara concorrenza” ha spiegato in aula Marco Rivoira, amministratore del gruppo omonimo con sede a Verzuolo. Alcuni grossi problemi, ha aggiunto, si erano verificati in particolare sugli acquisti dei kiwi: “Era lui che avvisava i concorrenti sui nostri tempi di contatto con i produttori. Lo faceva da due o tre anni in modo sistematico”.

    Lui, ovvero D.A., revellese, classe 1989, oggi deve rispondere di rivelazione di segreti aziendali e accesso informatico abusivo. Accuse per cui il sostituto procuratore Francesco Lucadello ha chiesto una condanna a due anni. L’agronomo era stato assunto nel 2008 e messo a gestire progetti di sviluppo importanti, come il “progetto ciliegia” avviato in Serbia per un periodo. Fino al settembre 2020, quando l’azienda aveva requisito il pc e il cellulare aziendale: “Lì si è aperto un mondo” racconta l’avvocato Nicola Menardo, perché “è emerso che inviava a destra e manca documenti e informazioni altamente riservate sul gruppo a imprese esterne e addirittura a concorrenti”. Veniva anche sollecitato a farlo, sottolinea il patrono di parte civile: “Se non avessero avuto valore, evidentemente, tutte queste sollecitazioni non sarebbero state fatte”.

    Nelle chat si leggono ironie su Rivoira - definito “l’imperatore” - e allusioni frequenti alla volontà di lasciare la ditta e “proseguire la sua attività, già avviata in modo clandestino, con i competitor del settore”. Frasi come “stiamo architettando un agguato”, “in autunno sarà la rivoluzione caro mio”, “farò un colpo a sorpresa che tu non puoi immaginare”. A un collega si domandava: “Vuoi entrare a far parte del gruppo I Ribelli?”. Frasi che l’avvocato difensore Stefania Martino ridimensiona, riconducendole a un’indole fantasiosa dell’imputato: “Parliamo di una persona che probabilmente, per ‘vendersi bene’, ha esagerato un po’: che si stesse guardando attorno e volesse andare a lavorare in un’altra azienda è noto”.

    Per l’accusa però c’è di più. A inguaiare l’allora 31enne, prima ancora che emergessero le chat, era stato il tentativo di copiare prima su chiavetta usb, poi sul proprio pc, un’intera cartella di dati tecnici: “Avevo bisogno di alcuni files, - ha spiegato l’ex dipendente - perché lavoravo spesso da casa. Non avendo tempo per selezionarli, ho preso l’intera cartella del servizio tecnico”. Ma tanto basta, sostiene l’avvocato Menardo, per parlare di un accesso abusivo. Quanto alla rivelazione di segreti, si è molto discusso se le informazioni fossero “utili” oppure no ai concorrenti di Rivoira: “La rivelazione in sé è sufficiente ad integrare il reato, verificare se sia utile al destinatario non è rilevante” replica il legale. In ogni caso, si fa presente, anche lo know how aziendale viene ritenuto non divulgabile dalla giurisprudenza.

    Nelle chat si parlava per esempio delle tecniche per la rifrazione solare sulle mele, sviluppate dall’azienda fin dal 2016: “I teli riflettenti non sono un’invenzione di Rivoira, sono una pratica per esaltare il colore delle mele” ribatte la difesa. Contestando, più in generale, che i segreti fossero tali: “La Rivoira non produce la Nutella, fornisce frutta ai produttori finali. Non possiamo dire che una persona che riceve avvisi da Rivoira abbia un’agevolazione”. “L’avviso tecnico serve” replica il difensore dell’azienda, anche perché così non fosse “non avrebbe senso investire centinaia di migliaia di euro in ricerca nell’ufficio tecnico”.

    Per ciascuno dei tre rami aziendali costituiti in giudizio ora si chiede una provvisionale di 10mila euro, più un ulteriore risarcimento da quantificare.

    Andrea Cascioli
    luogo VERZUOLO
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    Verzuolo - Revello - imprese - Cronaca - spionaggio
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