"La sinistra vuole fare dei referendum una sfida politica: non andiamo a votare"
Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un gruppo di esponenti e sostenitori della destra cuneeseRiceviamo e pubblichiamo.
Egregio direttore,
ne siamo convinti e lo denunciamo: questi referendum sono una sfida politica, una verifica in termini numerici che i partiti di sinistra-centro e la CGIL hanno lanciato contro lo schieramento del centrodestra; l’opposizione tenta un nuovo assalto al governo Meloni. Vogliono ottenere la maggioranza dei voti per abrogare quattro norme che applicano alcune leggi sul lavoro su questioni marginali e tecniche, peraltro messe in piedi nel 2016 dal governo Renzi del PD.
L’altra questione, la riduzione da 10 a 5 anni per il riconoscimento ai maggiorenni residenti della cittadinanza italiana, semmai andrebbe posta in una considerazione complessiva di questo diritto, che non ha nel “fattore tempo” il suo aspetto principale, ma deve incentrarsi sulle connotazioni personali del richiedente. Dimezzare i tempi di concessione della cittadinanza significa altresì consentire a circa 2.500.000 residenti di diventare italiani e permettere subito il ricongiungimento dei loro famigliari attualmente all’estero, indipendentemente da motivi di merito, di capacità e di percorso di integrazione. Si cercano nuove leve elettorali per il PD, anche riconoscendo per i congiunti assistenza scolastica, sanitaria ed esenzione contributiva in caso di lavoro.
Le hanno tentate tutte per questo intento: ius soli, ius scholae, ius sanguinis e adesso riduzione dei tempi per una cittadinanza italiana di fatto non guadagnata e magari non gradita.
Questa volta è una manovra facile da contrastare: per non fare sponda alla politica della sinistra, non andiamo a votare. Sarebbe altrimenti un’assurdità. Neppure è significativo andare a votare per il “NO” a quesiti dagli impliciti fini politici. È importante fare mancare il quorum del 50 per cento piu uno degli aventi diritto al voto.
Se c’è una riforma costituzionale necessaria, essa è la riforma del referendum, con la introduzione di una consultazione popolare propositiva su quesiti ben determinati (ora abbiamo solo referendum abrogativi, per altro dai contenuti sempre ambigui). Infatti, così come sono attualmente i referendum sono pressochè inutili: non cambiano niente, servono ad altri obiettivi. I problemi di fondo da affrontare e risolvere richiedono il proposito e la capacità dei partiti e del parlamento. I cittadini hanno avvertito che è solo propaganda e non vanno a votare per i palliativi referendari.
Noi esponenti della Destra politica lanciamo un chiaro e motivato appello per il non voto ai referendum. È un forte segnale di contrapposizione alla mobilitazione propagandistica antigovernativa della sinistra e della CGIL.
Ringraziamo per la pubblicazione. Distintamente.
Paolo Chiarenza (ex consigliere provinciale), Guido Giordana (sindaco di Valdieri, presidente Unione Alpi del Mare), Luca Ferracciolo (B.go S. Dalmazzo), Rosalia Grillante (Vicoforte M.), Maurizio Occelli (consigliere comunale Savigliano), Mario Pinca (Saluzzo), Carla Sapino (Moretta), Alberto Anello (ex consigliere provinciale), Maria Tiziana Airaldi (consigliere comunale Fossano), Danilo Rotolone (Busca), Emiliano Negro (sindaco Roburent), Dino Pellegrino (Fossano), Giovanni De Castelli (Benevagienna), Paolo Barabesi (consigliere comunale Cavallermaggiore). Maurizio Paoletti (ex sindaco di Boves), Matilde Esposito (Bra), Mario Franchino (Beinette, Maria Grazia Montalbano (Cuneo)
Redazione

refrendum
commenti
Effettua il login per commentare