Referendum, il quesito sulla cittadinanza è un flop nel flop: i no vincono in 42 comuni cuneesi
Tra pareggi e sorpassi dei contrari, non mancano le curiosità dai seggi al netto dell’astensione record. C’è anche un paese in cui il sì (sul lavoro) prende il 100%Altro che “quesito trainante”. Il voto sul dimezzamento dei tempi per la concessione della cittadinanza è un flop nel flop del referendum, un quesito che non solo non ha tirato su l’asticella come speravano i proponenti, ma ha zavorrato di no la consultazione. A Cuneo quanto e più che altrove.
Sono ben 42 sui 247 comuni della provincia quelli in cui addirittura a prevalere sono stati i no, mentre in altri quattro (Argentera, Castelletto Stura, Cavallerleone e Marsaglia) si registra la parità assoluta. Tutto ciò a fronte di una percentuale di elettori ai seggi che non è andata oltre il 32,4% e in cui, perciò, sarebbe stato lecito attendersi un voto più “militante”. Nel presentare il comitato per il sì a Cuneo, la consigliera regionale di Avs Giulia Marro aveva pronosticato che il quesito sulla cittadinanza sarebbe stato quello più in grado di saldare le varie rivendicazioni del referendum. È finita all’opposto, nonostante il quinto quesito fosse quello che, sulla carta, contava sul fronte più ampio di sostenitori, dalla sinistra radicale al centro.
Se la media provinciale vede comunque i sì prevalere col 61,39% (in termini assoluti sono quasi 32mila voti di distacco), il traino è rappresentato dal responso delle città: si va dal 62,3% di Fossano al 67,63% di Cuneo, passando per Mondovì (62,95%), Bra (63,17%), Saluzzo (65,64%), Savigliano (65,74%) e Alba (66,39%). Poi c’è la provincia profonda, frastagliata ma ricca di sorprese. Il presupposto - non ce ne vogliano gli amministratori dei vari paesi - è che stanti le dimensioni di alcuni comuni e la desertificazione dei seggi, in certi casi parliamo davvero di ordini di grandezza a livelli condominiali.
Quel che colpisce, ad ogni modo, è la tendenza trasversale. Caratterizza alcuni dei comuni in cui la percentuale dei sì agli altri referendum è schiacciante come Bellino, Gottasecca, Montemale e Sambuco. Ma anche quelli più ostici ai promotori delle altre consultazioni: Casteldelfino, Gorzegno, Levice, Paroldo, Perlo, Pezzolo Valle Uzzone, Roaschia, Ruffia, Serralunga d’Alba, Torre Mondovì e Torresina. Una curiosità statistica: Igliano, Perletto e Rittana sono gli unici centri in cui i no a uno dei primi quattro quesiti ottengono un onorevole pareggio. Anche qui prevale il no alla cittadinanza breve. Ci sono alcuni comuni sopra i mille abitanti in cui il responso rimane analogo: Rifreddo, Envie, Margarita, Sanfront, Tarantasca e Venasca.
Un caso a sé stante è Monasterolo Casotto: appena quindici (su settantuno) gli elettori che hanno anteposto il dovere civico alle sirene della spiaggia o della montagna. Uno ha votato scheda bianca, i restanti quattordici hanno sostenuto compatti il sì su tre dei quattro referendum dedicati al lavoro. La cittadinanza breve? Vince, ma di poco: per otto a cinque. Altre cronache dal Paese reale.
Andrea Cascioli

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