Marello fa volare gli stracci in casa Pd: “Un teatrino”. La replica: “Curioso parlarne ora”
L’ex sindaco albese e consigliere regionale aveva attaccato il suo ex partito su Facebook. “Non raccogliamo lezioni” rispondono per le rime gli “amici”“Non fare di me un idolo, mi brucerò” cantavano i Csi di Giovanni Lindo Ferretti. Difficile non considerare tale per il Pd albese, fino all’altro giorno, la figura di Maurizio Marello: il primo sindaco dem in piazza Risorgimento, capace di strappare per ben due mandati la capitale delle Langhe al centrodestra egemone, prima di approdare a furor di consensi in Consiglio regionale.
Da lì in poi un certo disamoramento, testimoniato anche dalle statistiche sulle presenze a palazzo Lascaris. Alle ultime regionali non gli è bastato portare a casa la bellezza di 2.646 preferenze tra i concittadini, trascinando fra l’altro il Pd al 32,6%, il miglior risultato in provincia. Sostenitore “antemarcia” di Elly Schlein, ma con un profilo moderato, l’ex sindaco è finito fuori dai giochi, consolandosi con la presidenza del Consiglio comunale e il ruolo di “padre nobile” di una rinnovata giunta di centrosinistra nella città delle cento torri, quella guidata dal suo ex assessore Alberto Gatto.
È durata meno di un anno: ad aprile, Marello ha detto addio alla politica attiva ed è tornato a occuparsi della professione forense e dell’azienda vinicola di famiglia. Senza con ciò rinunciare a dire la sua su quel che si agita nella politica e soprattutto nel Pd. La tribuna dei social gli ha puntato addosso un riflettore, galeotto un post pubblicato su Facebook: “Ho trascorso cinque anni in Regione nel gruppo del Partito Democratico. Ho capito che l’opposizione è un mestiere. L’obiettivo non è andare al governo ma mantenere le proprie posizioni. Peraltro lautamente retribuite. Così Cirio non ha problemi e può continuare a procedere al governo senza problemi e senza limiti. Il consiglio regionale è un teatrino, dove ciascuno recita la propria parte. Lo dico con vergogna: anch’io l’ho recitata, inconsapevolmente, ma l’ho recitata”.
Il risultato finale è così riassumibile, prosegue Marello: “Una regione allo sbando, sanità pubblica in ginocchio, fondi regionali sprecati in mille rivoli. Ciascuno ne tragga le proprie conclusioni”. Parole durissime che non lasciano spazi ad equivoci di sorta. L’albese non fa nomi e cognomi, ma è difficile non leggere in questa reprimenda una critica non solo rispetto all’indole “barricadera” del Pd nazionale, reduce dal tonfo referendario e sbiadito nei sondaggi, ma anche una presa di distanze tutta locale. Questione di stile, si dirà. Quello della contrapposizione frontale col centrodestra, portato avanti senza tentennamenti da Mauro Calderoni in Regione e da Chiara Gribaudo in parlamento, non è quello di Marello.
Ma fra chi “trae le proprie conclusioni” c’è proprio il Pd provinciale, ora guidato da Davide Sannazzaro che di Calderoni è stato delfino e fedele collaboratore. La lunga lettera aperta all’idolo caduto si apre con una sferzata: “Ci fa sinceramente piacere constatare che, uscito dal Partito Democratico, Maurizio Marello abbia ritrovato quello spirito critico, quella voglia di interrogarsi e interrogare che, forse, negli anni passati sembravano talvolta offuscati dal peso delle responsabilità istituzionali. Succede: spesso il ruolo pubblico impone prudenza, mentre l’osservazione esterna consente libertà e leggerezza”.
Come a dire: caro Marello, da che pulpito viene la predica? “Perché c’è qualcosa di curioso - annotano i dem cuneesi - nel denunciare oggi i limiti di un’esperienza politica che lo ha visto protagonista per tanti anni, a livelli importanti, da sindaco a consigliere provinciale e regionale. Ma ognuno ha il diritto, anzi il dovere, di ripensare il proprio cammino e di trarne lezioni. Noi continuiamo a credere che la politica non sia un mestiere, né tantomeno una recita, ma una delle forme più nobili di impegno civile. Non è sempre gratificante: è fatica, è delusione, a volte è sconfitta. Ma è, soprattutto, responsabilità verso le persone che ripongono in noi fiducia e speranza. E questa responsabilità si esercita dentro le comunità, non ai margini. Dentro le battaglie, anche quando sono difficili e minoritarie. Dentro il confronto, anche quando è faticoso e imperfetto. Perché fuori, lo sappiamo tutti, è sempre più facile criticare che costruire”.
“Se davvero Marello pensa che serva una nuova stagione di idealità e coraggio, - prosegue la nota - non possiamo che esserne contenti. Anche noi la auspichiamo. Ma quella stagione si costruisce con generosità, non con amarezza. Con rispetto, non con risentimento. Con il contributo, non con la denuncia fine a se stessa. Quanto al Partito Democratico, forse non è perfetto, forse è stanco. Ma continua, in Piemonte come in Italia, a rappresentare un’idea di politica che ha a cuore il progresso, la giustizia sociale, l’uguaglianza. Continua a esprimere rappresentanti competenti e appassionati, capaci di mostrare le proprie qualità non solo con un lavoro proattivo e propositivo quando si trovano in maggioranza, ma anche quando sono chiamati all’opposizione”.
Difficile credere che le parole dell’ex leader deluso non abbiano lasciato amareggiati i suoi vecchi compagni di strada. Che lo rintuzzano chiamando in causa Walter Veltroni, oggetto di una riflessione dello stesso Marello: “Ci sia consentito quindi di non raccogliere lezioni definitive da chi, per lunghi anni, ha contribuito a quel percorso e a quella storia. Noi non ci sentiamo attori di un teatro. Siamo, più semplicemente, una comunità viva che ogni giorno prova a fare la propria parte. Non ci si può voltare indietro e poi pretendere di spiegare agli altri dove andare, per dirla alla Walter Veltroni, un leader che ancora oggi ci insegna a guardare il futuro con fiducia, non con nostalgia o rancore. Buona strada, Maurizio. Se sarà una strada nuova, più giusta e più coraggiosa, avremo comunque fatto tutti un passo avanti. Anche noi”.

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