Operazione nostalgia per la Lega al Monviso: “La Padania? Avevamo fatto c… addosso il governo”
Calderoli guida la rimpatriata alle sorgenti del Po: “Ho ancora l’ampolla del ‘96”. Un rito antico per esorcizzare Vannacci: “I voti non si contano, si pesano”Il Gran Lombardo per antonomasia, Alessandro Manzoni, alludeva alla rielaborazione linguistica de I promessi sposi con la metafora “risciacquare i panni in Arno”. I lumbard attuali, ovvero i leghisti, i panni preferiscono da sempre sciacquarli nell’acqua del Po.
A Pian del Re la Lega è tornata quest’anno per la tradizionale festa estiva. Dopo alcuni anni nella più accessibile location di Pian della Regina, la sezione provinciale del partito ha scelto di risalire al pianoro a 2.020 metri, che nel 1996 fu teatro del “rito dell’ampolla” voluto da Umberto Bossi. Quasi 200 i sostenitori presenti: una partecipazione considerata significativa, nonostante le difficoltà logistiche del luogo.
Alle sorgenti del grande fiume non c’è più il Senatur, prossimo a compiere 84 anni, ma il suo proconsole Roberto Calderoli, ultimo alfiere di una vecchia guardia che prima gli scandali e poi il salvinismo hanno spazzato via. “Tornare qui è come rivedere un film di quarant’anni” dice il ministro per gli Affari regionali, sfogliando l’album di famiglia del Carroccio: la prima salita al Monviso, il periodo secessionista, l’exploit dell’allora Lega Nord alle elezioni politiche del 1996 sopra il 10% e poi il tracollo in quelle del 2001, al 3,9%. La Padania? “Un sogno bellissimo, servito per fare cagare addosso il governo e andare oggi all’autonomia differenziata. Forse il rimpianto è di non essere andati oltre, ma abbiamo dovuto combattere resistenze fortissime e gli ultimi processi alle camicie verdi sono terminati pochi anni fa”.
Nostalgia canaglia: “L’unico che è ancora in possesso dell'ampolla originale sono io, quella usata nel ‘96” confida Calderoli, che si arrabbia, dice, “quando oggi mi dicono che siamo cambiati”. Il presente è l’autonomia differenziata, pur fatta a brandelli dalla Corte Costituzionale: il governo deve rispondere a queste obiezioni con un disegno di legge apposito che per ora non c’è. Calderoli assicura che in settimana ci sarà la riunione con Meloni, Salvini e Tajani per decidere. Gli alleati, di sicuro, non scalpitano.
In compenso lo fa, dall’interno della Lega, Roberto Vannacci. Il generale divenuto europarlamentare sta attrezzando i suoi “team”: i primi nuclei locali sono sorti a Pavia, Tortona e Voghera, altri otto a Torino, a Vercelli invece il “team” ha chiuso in fretta e furia dopo che i promotori sono stati minacciati di espulsione. Una Lega dentro la Lega, contro la quale si scagliano i vecchi lumbard. Matteo Salvini osserva e lascia fare. Il rinnovato rito del Po è anche un tentativo di esorcizzare le incursioni dell’ex folgorino e dei suoi “parà”. Non per nulla si tiene in una provincia, la Granda, che il salvinismo non l’ha mai amato e il vannaccismo meno ancora: “Bossi ci disse che i voti non si contano ma si pesano” ricorda Calderoli, rievocando i tempi bui del minimo storico alle politiche. Eppure l’anno scorso, proprio in provincia di Cuneo, Vannacci ha doppiato Gianna Gancia in Calderoli per numero di preferenze.
I vertici locali preferiscono tenersi lontani da queste disamine: “Come Lega in questo ultimo anno di Governo abbiamo portato tanti risultati per la nostra provincia” rivendica il senatore e segretario provinciale Giorgio Maria Bergesio. L’apertura del Tenda, il completamento dell’Asti-Cuneo, il finanziamento della tangenziale di Mondovì e della variante di Demonte. Tutti meriti ascritti a Salvini nella sua veste governativa, quella di ministro delle Infrastrutture. Il futuro? Le elezioni provinciali dietro l’angolo, dove la Lega punta a riguadagnare la rappresentanza che ha perso nell’ultima tornata: “Saremo sicuramente protagonisti”.

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