Nocciole, Carenini (Cia Piemonte): "Situazione preoccupante, servono interventi immediati"
Il commento del presidente: "L’allarme lanciato da Fondazione Agrion deve tradursi in atti concreti""La situazione dei noccioleti piemontesi è drammatica. Le aziende agricole che da generazioni coltivano la nocciola nelle nostre colline stanno vivendo un’ennesima stagione segnata da perdite gravissime, con cali produttivi che in alcune zone superano il 70%. È necessario dichiarare lo stato di calamità naturale e, al contempo, avviare una riflessione più ampia sulla tenuta economica e sociale delle aree interne e rurali del Piemonte".
Lo dichiara Gabriele Carenini, presidente regionale di Cia Agricoltori italiani Piemonte, commentando i dati preoccupanti sulla campagna corilicola 2025.
Il clima anomalo – con ondate di calore e lunghi periodi di siccità già da inizio estate – unito agli attacchi parassitari, in particolare delle cimici, ha provocato la cascola anticipata dei frutti, compromettendo drasticamente la resa dei noccioleti. Una condizione che, oltre al Piemonte, colpisce anche altre regioni italiane a vocazione corilicola come Lazio e Campania.
"L’allarme lanciato da Fondazione Agrion – prosegue Carenini – deve tradursi in atti concreti. Oltre al riconoscimento della calamità naturale, chiediamo con forza un piano straordinario di sostegno economico alle imprese agricole danneggiate, il rafforzamento della ricerca sulle problematiche fitosanitarie e climatiche e un coordinamento interregionale per affrontare in maniera strutturale le criticità del comparto".
Ma per il presidente di Cia Piemonte la crisi della nocciola è solo il sintomo di una fragilità più ampia che riguarda l’intera agricoltura delle aree interne.
"La coltivazione della nocciola – sottolinea – è emblematica: non solo per il valore economico e di filiera, ma anche per il presidio del territorio, la tutela della biodiversità e la continuità occupazionale. Le aziende agricole sono l’ultimo baluardo contro lo spopolamento e il degrado di interi territori, non solo in montagna ma anche in collina e in pianura".
Secondo Carenini, è necessario rimettere al centro dell’agenda politica il ruolo strategico dell’agricoltura familiare e multifunzionale nelle zone svantaggiate, anche alla luce dei dati nazionali che confermano la centralità delle aree collinari e montane nella produzione agricola italiana.
Infine, un appello all’Unione Europea e alla riforma della Pac: "Non è più accettabile che il 23% dei fondi vada al 2% delle aziende, spesso grandi imprese con capitali importanti. Serve un tetto ai contributi e un sistema che tenga conto non solo della dimensione, ma anche della localizzazione geografica. Le aree interne devono diventare prioritarie e beneficiare di un pacchetto di misure dedicate, magari attingendo ai fondi di coesione".
"Non stiamo chiedendo assistenzialismo – conclude Carenini – ma equità. Senza il reddito degli agricoltori, il nostro territorio muore. La nocciola piemontese, simbolo del Made in Italy, deve continuare a crescere nelle mani di chi ogni giorno lavora la terra, e non essere vittima di squilibri e abbandono istituzionale".

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