Una sala piena per l’incontro “A casa tutto bene? – Psicologia queer e spazi sicuri”
Il 12 giugno la Casa Pride di Bra ha organizzato una serata ricca di spunti, che ha affrontato con chiarezza e profondità il legame tra identità, benessere psicologico e cultura dell’inclusioneMercoledì 11 giugno, la Sala Arpino di Bra ha accolto un pubblico numeroso e partecipe per l’incontro “A casa tutto bene? La psicologia queer e la costruzione di spazi sicuri”, organizzato da Casa Pride APS all’interno del programma del Pride Month. Una serata ricca di spunti, che ha affrontato con chiarezza e profondità il legame tra identità, benessere psicologico e cultura dell’inclusione
Le psicologhe Latika Dabbene e Francesca Mucciarone hanno guidato il confronto parlando di identità di genere, orientamento affettivo e modelli relazionali alternativi. Al centro della riflessione, un concetto fondamentale: il minority stress
Cos’è il minority stress
Si tratta di una forma di stress cronico, legata alla condizione di vivere in una società che non riconosce o discrimina alcune identità. Non è causato da una fragilità individuale, ma da fattori esterni come lo stigma sociale, la mancanza di riconoscimento, le barriere culturali. Anche senza violenze dirette, l’effetto sul benessere mentale può essere profondo: ansia, isolamento, disagio, fatica nel costruire relazioni sicure.
Studi scientifici dimostrano che una società più aperta e consapevole riduce sensibilmente l’impatto del minority stress, migliorando la qualità della vita non solo delle persone LGBTQIA+, ma di tutta la collettività. Ambienti inclusivi, infatti, favoriscono relazioni più sane, crescita personale e coesione sociale. Dai bambini agli anziani, tutte e tutti vivono meglio in comunità che promuovono il rispetto e la libertà di espressione.
Durante l’incontro si è parlato anche di To Housing, il primo progetto di co-housing sociale in Italia rivolto a persone LGBTQIA+ in situazione di vulnerabilità. Un’esperienza concreta che unisce autonomia abitativa e cura collettiva.
Il pubblico ha partecipato attivamente, condividendo pensieri e domande, e prendendo parte a un esercizio guidato che ha portato a riflettere sul significato dell’accoglienza autentica e della visibilità, elementi centrali per il benessere psicologico.
Nel corso della serata è stato evidenziato anche il valore del servizio psicologico gratuito offerto da Casa Pride, rivolto a persone LGBTQIA+ e a famigliari che desiderano essere accompagnati in un percorso di consapevolezza, ascolto e sostegno. Un presidio importante sul territorio, che risponde a un bisogno reale e troppo spesso trascurato.
Davide Fissore, presidente di Casa Pride APS, ha dichiarato: “Pensiamo che la consapevolezza e la cultura siano l’elemento da cui partire per formare una società aperta, dove la diversità sia valorizzata e dove tutte le persone siano rispettate nei diritti – e non solo alcune”.
Prossimo appuntamento
Il ciclo di incontri continua mercoledì 18 giugno alle ore 21, sempre presso la Sala Arpino di Bra, con il talk: “Identità non uniformi” – Polizia, esercito e società alla prova della convivenza di genere. Interverranno Alessio Avellino, poliziotto trans, sociologo e autore di “(Non) è stata colpa mia”, e Sofia Darino, attivista trans e presidente di Maurice GLBTQ. Un’occasione per riflettere su cosa accade quando le identità queer attraversano spazi rigidi e normati, e su come il racconto delle proprie esperienze possa contribuire a trasformare le regole e creare luoghi più accessibili per tutte e tutti.
c.s.

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