“Happy Holidays”: al Cinema Monviso un film che narra Israele con ironia amara
Da giovedì a domenica il film del regista palestinese Copti. Lunedì e martedì toccherà alle imprese di Hermann Buhl, l’uomo che salì “dove l’aria finisce”Da Haifa arriva al Cinema Monviso, con una prima nazionale, un film che — fosse per il titolo — sembrerebbe promettere allegria. Ma “Happy Holidays”, seconda regia del palestinese Scanad Copti, mette in scena una commedia umana che più che far ridere, fa pensare.
C’è Rami, cittadino arabo d’Israele, perdutamente innamorato di Shirley, ebrea. Lei è incinta, ma la notizia, invece di unire, divide. Le famiglie, ognuna per conto suo, fremono più per l’imbarazzo sociale che per la gioia della vita che nasce. Perché, da queste parti, l’amore è ancora una faccenda tribale. C’è Fifi, sorella di Rami, investita da un’auto. Ma l’incidente, nella logica storta dei bisogni, diventa occasione per rattoppare buchi economici. E così i genitori, tra la vergogna e la necessità, si trasformano in aspiranti risarciti, pur senza sapere che la ragazza, fuori casa, vive un’altra esistenza — di libertà e amori taciuti, tra cui quello con Walid, amico del fratello. C’è anche Miri, sorella di Shirley, costretta dalla madre ad arruolarsi. Una donna, dunque, che chiede alla figlia di diventare soldato, come se la fedeltà allo Stato potesse cancellare i dubbi dell’anima.
Il film, ambientato prima del fatidico 7 ottobre, racconta un Israele già logoro, dove la convivenza fra arabi ed ebrei è un miracolo che si rinnova ogni giorno, e non sempre riesce. A peggiorare la faccenda, ci si mette il patriarcato: onnipresente, soffocante, equamente distribuito tra le due culture. Quando non è lo Stato a decidere per te, lo fa la famiglia. E se non bastasse, anche Dio ci mette del suo.
La regia non cerca eroi né colpevoli. Non fa propaganda. Preferisce scavare — con lentezza, capitolo dopo capitolo — tra le pieghe dell’esistenza quotidiana. E così, quella che pareva una storia semplice si rivela un mosaico complesso dove ogni verità ha il suo contrario. In mezzo, uomini e donne che cercano un angolo di normalità in una terra che della normalità ha fatto un'eccezione. Copti conferma il talento già dimostrato in “Ajami”, e lo fa con attori non professionisti, ma con più verità addosso di molti colleghi da tappeto rosso. Il film è stato inserito nella programmazione del Cinema Monviso da giovedì 3 a domenica 6 luglio, sempre alle ore 21.
Lunedì 7 e martedì 8, alla stessa ora, toccherà invece al film evento “Hermann Buhl: oltre ogni cima”, anch’esso in prima visione nazionale. Il 3 luglio 1953, mentre il mondo si leccava ancora le ferite della guerra e si preparava a nuove sfide, un uomo solo saliva verso il cielo. Si chiamava, per l'appunto, Hermann Buhl, era austriaco, e in 41 ore di fatica, gelo e silenzio, mise piede sulla vetta del Nanga Parbat. Ottomila metri. Da solo. Senza ossigeno. Senza aiuti. Senza gloria, almeno all’inizio. Fu la prima volta che un uomo osò tanto e tornò vivo per raccontarlo.
Alexander Huber, che di montagne se ne intende, ha deciso di raccontarlo. Non con la retorica dei monumenti, ma con la voce di chi sa cosa vuol dire stare appeso a una parete con il cuore in gola. Ne viene fuori un ritratto sincero, fatto di imprese e di dubbi, di vertigini e di silenzi. Perché Buhl, prima di essere un mito, era un uomo.
Per ulteriori informazioni sulla programmazione, che può subire variazioni, è consigliato consultare il collegamento: https://www.comune.cuneo.it. In alternativa è possibile contattare l’Ufficio Spettacoli del Comune di Cuneo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12.30, ai numeri 0171.444.812 – 818, o ancora, nelle ore serali, l’interno del cinema: 0171.444.666. I biglietti sono acquistabili il giorno dell’evento all’indirizzo http://ticket01 a partire dalle 9, oppure direttamente presso la biglietteria del Cinema da 30 minuti prima della proiezione. Infine, si ricorda che mercoledì 9 luglio la sala osserverà il consueto giorno di riposo settimanale.

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