I giovani e la scrittura come necessità, l’esperienza di cinque ragazzi cuneesi
Caraglio, ieri sera al teatro civico si è tenuto l’ultimo appuntamento della rassegna “Prendersi cura di sé”Lunedì 13 dicembre presso il Teatro Civico di Caraglio ha avuto luogo l’ultimo di una serie di quattro incontri sulla scrittura della rassegna “Prendersi cura di sé”, che ha preso il nome dall’omonimo libro di Fabrizio Pellegrino. L’appuntamento di ieri sera era intitolato “I giovani e la scrittura come necessità”: Enrico Salvagno, Mattia Serdino, Simone Dutto, Lorenzo Armando e Letizia Barbetti sono i nomi dei cinque giovani che hanno condiviso con il pubblico presente in sala, le loro personali esperienze con la scrittura e come questa li abbia in qualche modo aiutati nel corso della loro vita.
Le loro testimonianze, seppur così diverse, erano tutte accumunate da questa fortissima necessità di scrivere e di esternare ciò che questi ragazzi hanno dentro: Mattia Serdino ed Enrico Salvagno hanno ammesso di aver iniziato a scrivere da giovanissimi, entrambi avevano all’incirca dieci anni, e durante la serata hanno avuto modo di presentare le loro raccolte di poesie “La vanità del vivere” e “Cos’è credere”. Simone Dutto, studente dell’Università di Torino, ha invece portato sul palco la sua personale esperienza con il laboratorio di scrittura creativa all’interno del reparto di Psichiatria dell’ospedale Carle di Cuneo, sottolineando quanto il lavoro fatto con Fabrizio Pellegrino l’abbia aiutato a superare un periodo molto difficile della sua vita. Letizia Barbetti, cantautrice bernezzese, ha condiviso il suo processo creativo spiegando quanto le poesie d’amore che i suoi genitori si scambiavano da giovani, abbiano avuto un ruolo fondamentale nella stesura delle sue canzoni. Infine, Lorenzo Armando, musicista caragliese, ha condivo come la sua scrittura, che lui ha sempre visto come un semplice hobby, si sia nel tempo evoluta portandolo a pubblicare una dozzina delle sue poesie in una collana poetica intitolata “Logos”, al fianco di altri sette poeti.
“Avevamo molte perplessità – racconta Maria Silvia Caffari, una delle organizzatrici dell’evento – perché non sapevamo se questi incontri avrebbero avuto un riscontro positivo. Il nostro obbiettivo era quello di far capire alle persone presenti che la scrittura, soprattutto quella autobiografica, può rivelarsi un ottimo modo per guardarsi dentro e uscire da quella prigione interiore che noi stessi spesso ci creiamo. Devo ammettere che sono stata piacevolmente colpita dall’esito della rassegna”. “Speriamo che quest’ultimo incontro – ha concluso Fabrizio Pellegrino – possa essere l’inizio di un progetto più grande e che i giovani si sentano ispirati a incontrarsi nuovamente, creando un luogo dove potersi riunire e dove poter condividere la propria passione per la scrittura”.
s.d.
CARAGLIO Caraglio - I giovani e la scrittura come necessità