Il Servizio Civile Universale raccontato da chi lo vive o l’ha vissuto
A breve scadrà il bando per la domanda al SCU. Un percorso lungo e tortuoso, che però non ha mai “scoraggiato” i volontari e gli operatoriOgni anno tantissimi giovani italiani decidono di mettersi all’opera attraverso il Servizio Civile Universale. Un’opportunità di crescita personale a livello lavorativo, ma anche sul piano personale e delle competenze. Non è un caso dunque se in ogni nuova annata le richieste di partecipazione ai bandi sono sempre numerose. Si stima che nel solo 2023 sono state presentate 114.583 domande di partecipazione per un totale di 52.236 posti disponibili, con una media di 2,16 domande per ogni posto disponibile. Ora c’è ancora tempo per fare richiesta per l’attuale bando in corso, che scadrà ufficialmente il 18 febbraio alle ore 14. Tuttavia occorre fare un piccolo viaggio temporale per quella che viene definita da una delle operatrici volontari come “un’esperienza di partecipazione e cittadinanza attiva, che permette alle giovani e ai giovani di impegnarsi in azioni concrete per le comunità e per il territorio”.
In Italia il Servizio Civile è fortemente legato all’obiezione di coscienza al servizio militare. Diversi sono i giovani che non volevano prendere parte alla leva obbligatoria. La prima svolta arriva nel 1972 con la legge n. 772, l'Italia riconosce il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio, permettendo ai giovani di svolgere un servizio civile alternativo. Questo servizio aveva una durata maggiore rispetto al militare ed era svolto in enti pubblici o associazioni.
Diciassette anni dopo il SC viene riorganizzato. Nel 2001 (legge 64), nasce il Servizio Civile Nazionale, non più legato al vincolo di obiezione dato che la leva obbligatoria era in via di sospensione (sarà ufficiale nel 2005). Qui effettivamente arrivano dei problemi, legati soprattutto ad un calo iniziale dei volontari, ad uno stanziamento di fondi meno ingenti e infine a tempi incerti per i bandi. I problemi maggiori, nonostante tutto, si hanno anche con la crisi economica, che porta ad un taglio corposo dei fondi e ad un netto taglio dei posti disponibili (dai 50.000 ai 15.000). Nel 2017 (decreto legislativo n. 40/2017) il SCN diventa SCU, cosa che comporta l’allargamento della partecipazione. Ora anche i giovani stranieri residenti in Italia possono prenderne parte. Il nuovo SCU però accuserà dei problemi nella partenza e anche nell’era del Covid, con diversi progetti riadattati. Eppure, nonostante tutti questi problemi, il SCU è rimasto molto presente nella vita dei giovani, un messaggio di continuità che ogni anno attira molti giovani adulti, desiderosi di mettersi al servizio per dimostrare le proprie qualità e per crescere. La storia però non basta per comprendere l’importanza del SCU. Sono le voci di chi lo vive o di chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo è importante leggere le loro dichiarazioni, affinché esso possa essere trasmesso anche alle generazioni future. Oltre alla crescita lavorativa, è anche un’occasione di crescita relazionale, che sia con colleghi o altri operatori.
Le testimonianze di due operatrici
Spiega Elisa Dalmasso, operatrice del Servizio Civile Universale: “L'esperienza di servizio civile è importante perché permette di sperimentarsi ed esplorarsi all'interno di un contesto protetto, ma allo stesso tempo consente ai giovani di osservare molto da vicino il mondo del lavoro. È modo per iniziare a mettere a fuoco i propri punti di forza e debolezza, individuare quali ambiti risuonano e quali no. È un modo per testarsi nei propri spazi di autonomia, imparare a relazionarsi con l'utenza e nutrite la propria rete di contatti territoriali utili per il futuro lavorativo e formativo di ciascuno. I progetti si rifanno a dei programmi che sono inerenti all'ambito culturale, ambientale, digitale, assistenziale ed educativo. Vengono scritti dagli enti che inquadrano una vera e propria proposta progettuale con obiettivi ed azioni specifiche, all'interno delle quali deve essere chiaro quale sarà il ruolo dei futuri volontari , che tipo di apporto offrirà all'ente e al contesto in cui opera l'ente. I progetti sono selezionati da valutatori del Dipartimento delle politiche giovanili. Al di là della certificazione sul bilancio delle competenze che viene rilasciato a ciascun volontario, credo lasci la possibilità di essersi messi alla prova, aver superato qualche limite, aver creato legami più o meno positivi, ma comunque fondamentali per conoscersi. Può essere un'occasione preziosa per reindirizzare i propri progetti personali: riprendere a studiare, iniziare la ricerca lavoro in un ambito che magari non si conosceva prima del SCU, decidere di andare a fare un'esperienza all'estero. I 12 mesi di SCU possono essere un vero e proprio incubatore, uno spazio in cui generare idee su di sé e sul mondo, provare a fare dei passi per testare posizionamenti e adattamenti. A me piace molto lavorare in questo contesto, mi stimola, mi mette alla prova, mi consente di avere uno scambio diretto coi giovani. Un modo privilegiato per non parlare dei giovanə, ma parlare con i giovani, percepire bisogni, spesso non avere risposte pronte, ma attivare pensieri e soluzioni trasformative con loro, sbirciare processi di crescita che inevitabilmente coinvolgono anche me”.
Per Beatrice Silvestri, invece, “Il SCU è un’opportunità che mi ha sempre incuriosita e attratta, ma per diversi motivi non sono riuscita a inserirla nel mio percorso formativo e personale. Il SCU si è però presentato nella mia vita in un’altra forma: ho ricevuto una proposta di lavoro nella sua progettazione e nella selezione, tutoraggio, formazione e orientamento delle e degli OV. Ho avuto la fortuna di entrare in contatto con l’ambiente lavorativo di Solea a.p.s., che collabora con la Provincia di Cuneo nella gestione del SCU: uno spazio di crescita e apprendimento molto attento alla persona, che ha tra i suoi valori fondanti la possibilità di aprire all'interno della propria organizzazione occasioni di confronto, scambio, elaborazione. Ho pensato potesse essere un lavoro nel quale mettere in pratica le competenze maturate in ambito relazionale e formativo (sono psicologa e ho anche una formazione nell’ambito delle scienze internazionali, dello sviluppo e della cooperazione) e che mi potesse offrire l’occasione di conoscere le diverse realtà del territorio della Provincia. Inoltre, ho intuito che lavorare con i giovani e le giovani OV dai 18 ai 28 anni, una fascia di età vicina alla mia, e della quale ho approfondito le sfide di sviluppo, le difficoltà e le risorse, sarebbe stato stimolante e arricchente. Lavorare nell’ambito del SCU si è rivelata per me un’esperienza estremamente arricchente sotto molteplici punti di vista. Mi ha permesso di entrare in contatto con i bisogni del territorio e con le risposte che la comunità prova a dare, attraverso il lavoro delle persone che sono il cuore degli enti locali e delle associazioni che si propongono come enti capofila o di accoglienza dei progetti di SCU. Mi ha dato l’occasione di entrare in contatto con molti operatori e operatrici volontarə, che ho avuto l’opportunità di accompagnare e formare individualmente e in gruppo. Questo ha significato avere l’onore di conoscerli anche come esseri umani con una storia, con sogni, talenti, risorse, con le loro difficoltà, complessità e fragilità, e vederli cambiare in un percorso di formazione e crescita personale. È un’esperienza di partecipazione e cittadinanza attiva, che permette alle giovani e ai giovani di impegnarsi in azioni concrete per le comunità e per il territorio, promuovendo la tutela dei beni comuni e la realizzazione dei diritti, di sperimentarsi, far sentire la propria voce e mettere in gioco i propri talenti, di conoscere diverse realtà, comprendere meglio il mondo che ci circonda e tutto ciò insieme ad altrə giovanə, condividendo esperienze comuni nell’incontro con preziose differenze”.
Robaldo: "Una grande opportunità di crescita"
Tra gli ex operatori del Servizio Civile Universale c'è anche l'attuale presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo: “Cosa mi ha spinto ad abbracciare il SCU? Due cose: la voglia di fare esperienza e quella di mettere da parte qualche soldino. Nel percorso, poi, ho scoperto la cosa più importante e cioè la possibilità di condividere esperienze con altre decine di Volontari. Mi ha trasmesso uno stile organizzativo e, insieme ad esso, la grande opportunità di crescita. Due caratteristiche di cui cerco ogni giorno di ricordarmi e che mi aiutano ad affrontare le mie attuali responsabilità. Consente di dare importanza a ciò che si sta facendo e, per molti, è anche una prima fonte di reddito. Credo, infine, che la cosa più bella sia la voglia di vivere altre sfide e questo è il più bel lascito dello SCU!”.Lorenzo Siviero, presidente di Tesc: "Scelta che può fare da esempio"
Lorenzo Siviero, presidente del Tavolo del Servizio Civile, spiega: "Sono un obiettore di coscienza, ho fatto il servizio civile nel 1993 ed è da allora che mi occupo di servizio civile, prima come responsabile obiettori dell'ente presso cui ho svolto il servizio, poi ho dato vita ad Arci Servizio Civile nel mio territorio per promuovere il SCN e successivamente il SCU. Dal 2016 sono il responsabile di Arci Servizio Civile in Piemonte (che conta oltre 100 organizzazioni aderenti ed accreditate come enti di accoglienza) e dal 2019 presidente del TESC, la rete piemontese che rappresenta la Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio civile in questa regione, ai cui enti si aggiungono alcune importanti pubbliche amministrazioni: i comuni di Torino e Asti ed il Consorzio Monviso Solidale nella provincia di Cuneo. Il mio impegno attivo nel SCU si concretizza in un lavoro quotidiano di progettazione, promozione e sensibilizzazione, fare rete, azione politica ed interlocuzione istituzionale. Si tratta di un'opportunità di attivazione, di partecipare al cambiamento in meglio delle comunità e del Paese. Si tratta di una scelta non violenta che, più che mai oggi, può fare da esempio per uno 'stile', una modaltà di essere che vuole costruire un futuro migliore. Naturalmente è anche una importante occasione formativa e bene si colloca in un momento in cui un/una giovane vole decidere se proseguire gli studi o con il lavoro oppure per fare una esperienza durante gli studi universitari. È infine anche una porta di ingresso in qualche modo privilegiata di ingresso dei giovani nel mondo del Terzo Settore che è, fra le altre cose, un pilastro fondamentale del nostro welfare. Come si colloca il SCU nell'attuale panorama politico? Secondo me il rischio maggiore è di uno snaturamento dell'istituto e di allontanamento dai valori fondativi e costituzionali, ma comunque dopo rispondo più compiutamente. Infine un concetto importante: il Servizio Civile non potrà essere Universale fino a che non verranno stabilizzati i fondi necessari a consentire di farlo fare agli oltre 90 mila giovani che ogni anno si candidano".Piero Coletta

Bando - Servizio civile universale