"La Palestina è diventata il confine tra l’indifferenza e l’umanità"
A Cuneo la manifestazione "La Musica contro il Silenzio" ha animato piazza Boves per tenere alta l'attenzione su quanto accade a GazaRiceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa diffuso dagli organizzatori dell’evento "La Musica contro il Silenzio”.
Il 29 giugno la comunità cuneese ha dato prova di non accettare più l’indifferenza, di rifiutare l’assuefazione al dolore di chi, in Palestina come altrove, vive sotto un sistema di colonialismo, razzismo e sfruttamento che tenta di cancellare vite, storie e identità. Piazza Boves si è riempita di corpi, voci e suoni: la manifestazione “La musica contro il silenzio”, nata a Firenze da musiciste e musicisti e diffusasi rapidamente in moltissime città italiane, ha trovato a Cuneo una risposta vibrante, potente e determinata.
Domenica si è sentito il battito di un dolore antico e condiviso, la consapevolezza che la sopraffazione di un corpo è la sopraffazione di tutti; che la marginalizzazione delle vite più fragili non è una realtà distante, ma un’emergenza che riguarda la nostra stessa umanità. “La musica contro il silenzio” ha incarnato, attraverso strumenti, suoni e ritmi, l’espressione di chi non può più parlare, la determinazione di chi non vuole più tacere davanti alle bombe su Gaza, alla vendita di armi, alla complicità istituzionale, alla repressione che si stringe attorno alle lotte sociali e ai corpi migranti.
I manifestanti hanno alzato la voce con determinazione e speranza, chiedendo:
- la fine dell’occupazione e del genocidio in Palestina
- la sospensione immediata degli accordi con lo Stato israeliano
- l’abolizione della Legge Sicurezza e la fine della criminalizzazione della protesta
- la difesa dei diritti di migranti, rifugiati, corpi marginalizzati e bambini privati della loro infanzia
La piazza ha vibrato con l’energia di chi rifiuta l’apatia, consapevole che o si sta con l’oppresso o si diventa parte del silenzio che alimenta la violenza. Le parole di Ines Tazouda e Malak Angela Abu Riash, giovani di seconda generazione della comunità islamica, sono state un richiamo commovente e profondo: “La Palestina è diventata il confine tra l’indifferenza e l’umanità. È il metro con cui misuriamo il nostro disimpegno e lo specchio della nostra coscienza. E se non ci specchiamo lì, non ci troveremo più da nessuna parte”.
Queste parole non sono solo un monito, ma testimoniano che le giovani generazioni non ci stanno più. Rifiutano il ruolo di spettatrici passive e si assumono la responsabilità di costruire un futuro diverso. Sanno che la solidarietà non è un gesto simbolico, ma una pratica quotidiana, radicale, collettiva — capace di sfidare i sistemi che generano ingiustizia. Perché la giustizia non si invoca: si organizza. E la libertà, o è per tuttə, o non è. Nel suo intervento, Bianca Barbieri – per la Rete Cuneese per la Palestina e il progetto Juzoor – ha evidenziato come ciò che accade in Palestina non sia un’eccezione isolata, ma il riflesso brutale di un sistema globale fondato su colonialismo, razzismo, sfruttamento e militarismo. Un sistema che prende forma in Europa, nella repressione del dissenso, nella criminalizzazione della protesta, nella chiusura violenta delle frontiere.
L’appello del musicista nigeriano Seun Kuti, citato da Barbieri, ha risuonato potente e chiaro: “Volete liberare la Palestina, il Congo, il Sudan, l’Iran. Ce n’è una nuova ogni settimana.
Allora liberate l’Europa! Liberatela dall’estremismo di destra, dal fascismo, dal razzismo, dall’imperialismo.
Quando farete questo lavoro, Gaza sarà libera, il Congo sarà libero, il Sudan sarà libero, l’Iran sarà libero, liberate l’Europa!”
Il messaggio è radicale e inequivocabile: non possiamo più rimanere in silenzio. La storia ci chiederà conto, e non si potrà dire “non sapevamo”. Un ringraziamento sentito va a tutte le musiciste e i musicisti, le coriste e i coristi che hanno aderito con generosità e passione, dando voce alla lotta attraverso l’arte.
Grazie al coordinamento nazionale de “La musica contro il silenzio”, e a tutte le referenti e i referenti locali che hanno reso possibile questa giornata.
Senza il loro impegno, la piazza non avrebbe avuto lo stesso ritmo, lo stesso coraggio, la stessa forza.

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