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CERVASCA - Thursday 10 July 2025, 13:37

"Serve una seconda vasca di accumulo dell'acqua per il rifugio di Prato Gaudino"

L'intervento di Michael Willemsen, da anni unico residente nel borgo montano di Cervasca: "Oggi in montagna la priorità viene data al turista di passaggio, e non al residente"
"Serve una seconda vasca di accumulo dell'acqua per il rifugio di Prato Gaudino"

Riceviamo e pubblichiamo.

Ben venga di rivedere un gruppo di bambini nel rifugio di Prato Gaudino, nell'ex-scuola di questo borgo abbandonato. Si divertono un mondo, scorrazzando fino a tarda notte dietro le lucciole. Un quadro idilliaco, in un contesto boschivo paradisiaco. Da anni però questo rifugio escursionistico, "gestito" dal Comune di Cervasca, si trascina dietro un problema pratico, tecnico e soprattutto politico: il rifugio e l'eremo di Prato Gaudino sono collegati a un'unica vasca d'accumulo d'acqua sorgiva. Vasca di dimensioni ridotte, appena sufficiente per una persona che abita tutto l'anno nel borgo. Di conseguenza, quando un gruppo di villeggianti usufruisce dell'acqua, il sottoscritto resta a secco. Anche il gruppo, è vero, ma con la differenza che loro poi tornano ai rubinetti di casa dopo la vacanza, mentre io sono costretto ad aspettare la pioggia, o il camion cisterna dell'ACDA, per sperare che torni a scorrere qualcosa nelle tubature. Una soluzione ci sarebbe, naturalmente: mettere d'accordo ACDA e Comune per creare una seconda vasca autonoma per il rifugio. L'amministrazione comunale, tuttavia, da anni ormai, preferisce ignorare il problema. Uno stratagemma dello struzzo che in fondo non deve sorprendere, radicata com'è in una tradìzione di deresponsabilizzazióne e ritardi cronici per tutto ciò che riguarda le opere pubbliche. Va da sé che l'intervento di progettazione per una seconda vasca non comporta una particolare motivazione economica o elettorale che la giustifichi. Semplicemente, direi che fa parte dei doveri di un Comune, a meno di discriminare apertamente un suo residente.

Il ragionamento diffuso alla base di questi mancati interventi concreti, tuttavia, è un altro, e riguarda una questione molto più ampia. Oggi in montagna la priorità viene data al turista di passaggio, e non al residente. L'homo urbanis aspira alla sua area ricreativa, di preferenza vuota e immacolata. La presenza fissa di un abitante rappresenta quasi un fastidio, tollerabile fintanto non intralci il diritto allo svago spensierato e incondizionato del turista mordi e fuggi. Non è una novità questa deriva, che a decidere della vita in montagna sia la collettività a valle. Da secoli ormai, chi resiste in quota viene percepito come un cittadino marginale, di secondo rango; una specie di anomalia anacronistica a cui si chiede gentilmente di sottostare al diktat decisionale della maggioranza.

A Prato Gaudino, l'ultimo abitante è partito negli anni '70. Poco dopo ci si è mossi per fare arrivare la corrente e aprire una strada asfaltata. Per cosa, si dirà? Per le scampagnate della domenica nelle seconde case. Ed è così che con l'esodo di ieri, la Granda oggi è diventata campione assoluto per il numero dei borghi abbandonati nell'intera penisola. Tutto un record.

Certo, prosciugare consapevolmente un residente dell'acqua per la quale paga le bollette, appare piuttosto strano come decisione "politica". È curiosa anche la dubbia legalità dell'intera situazione, poiché il contatore dell'acqua dell'eremo si trova a cento metri di distanza, da qualche parte a prossimità del rifugio, inaccessibile nel sottosuolo. Non solo mi è impossibile eseguire una lettura, ma viene persino il dubbio che io stia anche pagando le bollette ACDA del rifugio.

Da parte mia, non posso nulla contro l'immobilità di quest'amministrazione comunale. Se anche per il Tenda ci sono voluti cinque anni, figuriamoci per una vasca di cui a nessuno interessa nulla. Mi limito quindi a comunicare il fatto, seppure con poche speranze di smuovere le acque (è il caso di dirlo). D'altronde, non ho mai chiesto nulla al Comune, ormai rassegnato allo status quo che perdura da anni. Non è soltanto una critica. Mi assumo, infatti, la responsabilità, o l'irresponsabilità, di avere scelto di insediarmi in un contesto dove il deficit di servizi e di infrastrutture costituisce un pacchetto all-inclusive, da prendere o da lasciare. A questo si aggiunge, purtroppo, o per fortuna, che non è nella natura di chi abita in montagna di sentirsi vittima di qualcosa o di qualcuno. La vita è già abbastanza difficile nel bosco per sprecare ulteriori energie con chi si volta dall'altra parte. Uno impara a cavarsela, come una volta. Domani, chi vivrà vedrà. Nel frattempo, sarà preferibile ridimensionare tutta la questione verso l'alto, con un'inflessione verso le essenze. La gioia dei bambini, in fondo, rende più che sopportabile lo stress di rimanere privo d'acqua. Auguro pertanto un felice soggiorno al gruppo ospite dell'ex-scuola. Buone vacanze a tutti.

Michael Willemsen
Eremo di Pragudin

Redazione
luogo CERVASCA
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Cervasca
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