Quando le "buone pratiche" migliorano la qualità della vita delle persone: la storia di Veronica a Racconigi
Un convegno e un articolo raccontano il lavoro delle operatrici e gli operatori del Centro Diurno Alambicco, del Consorzio Monviso SolidaleSuccede che una situazione all'apparenza senza via d'uscita possa trasformarsi – grazie a strategie concordate, agli opportuni strumenti e al capitale di professionalità costruito nel tempo – nel suo opposto, aprendo opportunità di benessere psicologico per le persone coinvolte. È ciò che è accaduto qualche anno fa a Racconigi presso il Centro Diurno Alambicco del Consorzio Monviso Solidale, gestito dalla cooperativa sociale Proposta80.
È Marisa Destito (responsabile del Centro ed Educatrice Professionale in forza alla cooperativa) a parlarne: "Questa è la storia di Veronica e parte da lontano, precisamente dal 2015. Una storia che continua ancora oggi con risultati, questa volta, davvero sorprendenti e positivi che allora nessuno immaginava potessero essere raggiunti".
Il primo tentativo di inserimento di Veronica nella struttura, tentato ormai dieci anni fa, si era infatti rivelato un fallimento: la ragazza, spiega Destito, "fin dal suo ingresso nel Centro metteva in atto comportamenti oppositivi, isolandosi completamente e manifestando un disagio che, durante quei mesi, non siamo stati in grado di arginare in alcun modo: tanto è vero che, dopo poco tempo, la scelta di non forzare la mano e di non farla più partecipare alle nostre attività si è rivelata l'unica possibile, anche perché, come operatrici e operatori, ci mancavano in quel momento gli strumenti per mettere in campo strategie adeguate. Nel 2022, tuttavia, per una serie di ragioni riceviamo la richiesta di una nuova presa in carico della ragazza. I primi mesi sembrano non prefigurare significativi passi in avanti rispetto al 2015, ma pian piano il personale coglie nel comportamento di Veronica piccoli elementi sui quali lavorare per cercare di farla stare il più possibile a suo agio: è qui che entra in gioco il 'pairing', cioè quella strategia che permette di stabilire una relazione di fiducia tra l'educatore e la persona".
La persona verso la quale Veronica mostra maggiore apertura relazionale è infatti un'operatrice che, grazie alla collaborazione quotidiana con colleghe e colleghi e ad alcuni accorgimenti condivisi dal personale con i famigliari della ragazza presa in carico, da quel momento diventa un punto di riferimento positivo per la giovane, spingendola ad abbandonare progressivamente le barriere difensive che sembravano insormontabili.
Di questo traguardo positivo raggiunto dal Centro Diurno Alambicco, Marisa Destito e alcune colleghe erano state chiamate a parlare il 5-6 settembre dello scorso anno in occasione del XIX Convegno nazionale sulla Qualità della Vita delle persone con disabilità, organizzato a Brescia dalla Fondazione Sospiro. In quell'occasione, infatti, proprio il caso di Veronica era stato descritto come 'best practice' frutto dell'individuazione di strategie improntate a quanto di più innovativo suggerisce la letteratura internazionale a proposito di casi analoghi.
Oltre a questa importante partecipazione, la stessa esperienza è stata anche recentemente raccontata sulle pagine della rivista scientifica "Giornale italiano dei disturbi del neurosviluppo" attraverso il contributo dal titolo Poter includere grazie al pairing (scritto a più mani da Destito insieme a Maria Teresa Mucaria, Martina Olivero e Guido Leonti).
Una così ampia e costruttiva condivisione di prassi di lavoro quale quella condotta all'interno del Centro Diurno Alambicco (e che la storia di Veronica ben sintetizza), rappresenta non solo il giusto riconoscimento della notevole professionalità delle Educatrici e degli Educatori Professionali coinvolti, ma indica anche la direzione che è possibile prendere quando ci si trova di fronte a situazioni complesse le quali - una volta risolte - contribuiscono al miglioramento della qualità della vita delle persone più fragili.
RACCONIGI Racconigi

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