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    CUNEO - Thursday 18 December 2025, 16:50

    Chi sono i Neet? A Cuneo ci si interroga sui giovani senza scuola e lavoro

    Una riflessione del Consiglio comunale, in sede di commissione, parte da un allarme lanciato dalla nostra testata: il fenomeno riguarda il 21,5% dei ragazzi cuneesi
    Chi sono i Neet? A Cuneo ci si interroga sui giovani senza scuola e lavoro

    Non studiano, non lavorano e non stanno affrontando percorsi formativi: sono i cosiddetti Neet, dall’acronimo inglese che designa una platea sempre più vasta di ragazzi anche nella nostra realtà.

    Sono giovani che per ragioni molteplici - a volte connesse a un disagio mentale come la depressione e il ritiro sociale, altre volte di natura socioeconomica o di altro tipo - hanno abbandonato o sono stati abbandonati sia dal mondo dell’educazione che da quello del lavoro. Sospesi a metà, insieme alle loro famiglie. Il fenomeno riguarda, secondo le statistiche, il 15,2% dei ragazzi fra i 15 e i 29 anni in Italia. Un dato che la fondazione Openpolis, basandosi su numeri dell’Istat risalenti al 2020, quantifica nel 21,5% per i giovani residenti nel capoluogo della Granda.

    La nostra testata ne aveva parlato ad agosto intervistando il dottor Francesco Risso, direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Cn1 e dell’ospedale Santa Croce e Carle: “Dobbiamo considerare - avverte l’esperto - che i giovani non hanno mai sofferto come soffrono oggi. C’è un isolamento sociale che è agghiacciante, questa è una società di solitudini”.

    Se n’è parlato, menzionando proprio l’intervista con il dottor Risso, anche nel Consiglio comunale dello scorso ottobre, con un ordine del giorno presentato dai gruppi di maggioranza e illustrato da Maria Laura Risso di Centro per Cuneo: “I giovani di oggi - aveva detto - si confrontano con una realtà contraddittoria: ci sono molti stimoli, aspettative elevate, pressioni sociali ed economiche. Questo mix può provocare disorientamento, ansia, depressione, ritiro sociale, alimentando una spirale di marginalizzazione”. Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) menziona tra le possibili cause la mancanza di opportunità lavorative “stabili e gratificanti”: “In Italia non funziona l’ascensore sociale e le retribuzioni sono le più basse d’Europa. Abbiamo un apparato industriale a basso tasso di produttività e con insufficiente innovazione”.

    “Il fenomeno Neet è talmente articolato da essere difficilmente comprimibile in un ‘cassetto mentale’” fa presente invece Sara Manassero (Partito Democratico), ricordando che “i Neet non sono ‘gli sdraiati’ nemmeno gli hikikomori, anche se per alcuni c’è il rischio che la disistima porti al ritiro sociale: si sono persi nella delicata transizione da scuola a lavoro, spesso pur avendo in tasca anche un titolo di studio elevato”. Il problema vero, aggiunge, “è che la condizione di Neet è corrosiva, porta a perdere fiducia in sé e senso di appartenenza sociale: come se vivere nell’incertezza fosse una scelta e non una condanna”.

    Il dato italiano è drammatico se paragonato alla media europea, ricorda dal canto suo Paolo Armellini (Indipendenti): “È il secondo più alto dopo la Romania. Se la demografia è la sfida dei prossimi anni, la formazione è quella da affrontare subito”. Il consigliere chiede un maggiore coinvolgimento dei giovani anche dove si amministra: “La consulta giovanile può e deve diventare un utile punto di riferimento, però deve fare qualcosa di più e noi dobbiamo aiutarla dando più attenzione e risorse alle politiche giovanili”. Senza preconcetti: “Se i giovani si battono per una causa - per esempio l’ambiente - li consideriamo ingenui, se non si battono li consideriamo superficiali: proviamo a capirli senza paternalismi”.

    Da Alessia Deninotti (Cuneo Solidale Democratica) una riflessione che si sofferma sulle radici culturali del fenomeno: “L’educazione familiare è più centrata sul benessere emotivo rispetto al costruire un senso di responsabilità e questo, nel lungo periodo, può indebolire la capacità di affrontare fallimenti o ritmi competitivi. Negli anni Settanta e Ottanta i giovani lasciavano casa prima dei 25 anni, ora siamo a una media di 33 anni: sicuramente c’è un’incidenza economica ma anche un cambiamento culturale profondo”.

    Tra gli spunti sul territorio la prossima apertura di un centro a Madonna dell’Olmo (“affronterà queste tematiche con i ragazzini” fa sapere il consigliere del Pd Erio Ambrosino) e la recente pubblicazione, ricordata dall’assessore alle Politiche Giovanili Cristina Clerico, del quaderno 48 di Fondazione Crc tutto dedicato ai giovani in provincia: “Invito ad analizzarne i dati - esorta l’assessore - perché sconfessano pregiudizi e preconcetti tra generazioni”. Se ne parlerà questo pomeriggio, in una riunione della sesta commissione dedicata al fenomeno Neet.

    Andrea Cascioli
    luogo CUNEO
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    cuneo - Erio Ambrosino - scuola - lavoro - Partito Democratico - Cristina Clerico - Consiglio comunale - Ugo Sturlese - Comune - Cuneo per i Beni Comuni - Giovani - Famiglie - Francesco Risso - maria laura risso - Centro Per Cuneo - Cuneo Solidale Democratica - neet - Indipendenti - Paolo Armellini - Sara Manassero - Alessia Deninotti
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