Sipac prende il Comune per il collo: dal 1° gennaio la stangata sui parcheggi dell’ospedale (e non solo)
La società che gestisce il Movicentro pretende la zona blu nella piazza dell’Inps e un rinnovo della convenzione al 2047. L’unica alternativa è la guerra legaleLa prima brutta notizia per gli automobilisti cuneesi è che dal primo gennaio i parcheggi dell’ospedale e dell’intero quadrilatero tra corso Monviso, corso Giolitti, via XX Settembre e corso Galileo Ferraris saranno più cari. Le zone blu più care, quelle intorno al Santa Croce, passano così da 2,20 euro all’ora a 2,45 euro, mentre quelle “mediane” da 1,30 a 1,45 euro all’ora e quelle meno care da 0,75 a 0,85 euro.
Il Comune, in tutto questo, non ha voce in capitolo. Decide tutto la Sipac, ovvero la società che ha in gestione i parcheggi nel silo del Movicentro (550 posti attuali) e altri 908 stalli di sosta in superficie: “In base a quanto firmato nel 2009, hanno la capacità e il potere di farlo” riconosce l’assessore alla Mobilità Luca Pellegrino. Si parla della “convenzione capestro” - così l’aveva definita lo stesso assessore - di cui già si era discusso in Consiglio comunale lo scorso anno.

Il “peccato originale”, la convenzione del 2009
Risale all’epoca della seconda giunta di Alberto Valmaggia: cinque anni prima, nel 2004, il Comune aveva stipulato con Rfi un accordo per potenziare l’area dell’ex scalo merci della stazione e realizzare il Movicentro con il suo parcheggio multipiano. Tra il 2006 e il 2009 si erano susseguite le fasi di gara e progettazione e si era arrivati, il 18 giugno 2009, alla stipula della convenzione con la società edile Franco Barberis di Alba. Adottata con criteri che definire sfavorevoli per le casse pubbliche sarebbe eufemistico. Si prevedeva che il privato avrebbe corrisposto un canone fisso di 80mila euro annui fino al raggiungimento dei 900mila euro: oltre quella soglia, il Comune incamera il 42% sui soli incassi superiori ai 600mila euro. Tanto per fare un paragone, si consideri che l’altro gruppo attivo nella gestione dei parcheggi, la Sct, versa nelle casse municipali il 63,67% di quanto guadagna.
Per la convenzione erano previste due diverse scadenze, entrambe calcolate alla data di conclusione dei lavori ovvero il 2011: vent’anni per i parcheggi di superficie, trenta per quelli del multipiano. Nel frattempo, il costruttore Barberis si era accordato con un’azienda già attiva nel settore mobilità, l’Apcoa, e aveva costituito la Sipac (Sistema Parcheggi Cuneo), partecipata al 95% da Barberis e al 5% da Apcoa.

Nel mirino c’è piazza Cavalieri di Vittorio Veneto
La stangata sulle strisce blu che ci porterà in regalo il nuovo anno non è l’unica brutta notizia e nemmeno la peggiore. Perché il “capestro” si è stretto attorno al collo del Comune sulla questione dei mancati introiti che Sipac calcola in 2 milioni e 200mila euro. Anche qui bisogna fare un passo indietro.
L’accordo prevedeva che il concessionario potesse vendere 117 posti auto nel parcheggio multipiano a privati interessati ad acquistarli. Un’operazione che si sarebbe dovuta svolgere nel primo anno di attività e che, secondo il piano economico finanziario, avrebbe fruttato 1 milione e 132mila euro. Solo che all’epoca non fu possibile perché le ferrovie, pur sollecitate dall’amministrazione cuneese, rifiutavano di cedere il diritto di superficie. La manfrina andò avanti per due anni interi, dal 2010 al 2012, prima che il Comune ottenesse questo diritto: nel frattempo la Sipac, che pure aveva già richiesto una revisione della convenzione lamentando i mancati introiti e la stipula di un nuovo mutuo a tassi più alti, ha deciso di non ultimare il trasferimento della concessione.
Il risultato è che la somma dovuta è lievitata fino alla cifra “monstre” attuale. Dal 2021 si è cercato senza esito un accordo bonario, ora il Comune ha sul tavolo una proposta che equivale a un ultimatum. La Sipac chiede un rinnovo della convenzione a tassi ancora più bassi: 20mila euro per gli incassi fino a un milione, il 20% per quelli superiori. Tradotto, dice Pellegrino: “Se prima portavamo a casa 210mila euro su ricavi di 1 milione e 100mila, oggi ne porteremmo 55mila euro”. Un’elemosina.
Non basta. La società vuole anche che i parcheggi di superficie in gestione, oggi passati a un migliaio dai 580 iniziali, vengano aumentati a 1.179 trasformando in sosta a pagamento l’intera piazza Cavalieri di Vittorio Veneto. Si chiede infine la proroga della convenzione sui parcheggi di superficie dal 2031 al 31 luglio 2047, più l’indicizzazione annuale delle tariffe all’Istat e l’azzeramento delle somme dovute.
“Questo accordo teoricamente dovrebbe essere chiuso entro il 31 dicembre, - aggiunge l’assessore - ma la documentazione è arrivata a inizio novembre: ho chiesto di valutare al 31 gennaio senza ricalcolare il Pef”. Per tutta risposta, la società ha minacciato un’azione giudiziaria.

La rabbia dei consiglieri: “È un ricatto”
All’epoca dell’accordo, Pellegrino fu tra coloro che fecero le barricate - metaforicamente - per scongiurarlo: “Ai tempi c’ero ed ero fermamente contrario a questo progetto, oggi mi trovo a gestirlo”. Una pena del contrappasso che si consuma nell’atmosfera plumbea di una commissione convocata tre giorni prima di Natale, con i consiglieri di maggioranza e opposizione per una volta uniti nello sconcerto.
“Mi dispiace per le tempistiche, la proposta finale è la migliore che siamo riusciti a portare a casa” dice il responsabile della mobilità: “È una proposta che non tiene conto degli abbonamenti degli ospedalieri e degli impiegati Inps che la Sipac ha usato come arma di ricatto in ogni momento della trattativa. Non si parla neanche dei residenti. È vero che non comporta esborsi da parte del Comune, ma vuol dire regalare una parte di città per 22 anni a un privato, per 20mila euro all’anno: questa è la cosa che mi fa più male”. Tutto ciò, conclude, “avviene per colpa di una situazione che è stata creata ai tempi e che ci troviamo a gestire”.
Le alternative sono ridotte al minimo: o si trovano i soldi per liquidare quanto dovuto (le opere non ancora ammortizzate ammontano a 2 milioni e 409mila euro), o ci si prepara ad “andare ai materassi”, cioè alla guerra legale. “Sono basita, è una cosa grave: parto dal presupposto che questa non è una proposta ma un ricatto bello e buono, posto in tempo zero” tuona la capogruppo del Partito Democratico Claudia Carli: “Probabilmente ci sono gravissime responsabilità dell’amministrazione dell’epoca e di chi ha firmato questa convenzione su cui, dopo vent’anni, ci troviamo a dover decidere in nove giorni”. Cambiano i toni di voce, ma la sostanza è la stessa in tutti gli interventi: “Su chi governava allora ricadrà la responsabilità di aver agito con superficialità” concorda Maria Laura Risso, mentre sempre dalle file di Centro per Cuneo Vincenzo Pellegrino ammette che “tutto quello che possiamo fare è inviare una lettera per chiedere di sospendere l’aumento”. “Non siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico, dobbiamo uscirne nel modo migliore possibile rispetto a un contratto capestro” aggiunge Massimo Garnero di Fratelli d’Italia. L’unica proposta alternativa arriva da Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia): “Valuterei la possibilità di accendere un mutuo per 2,5 milioni”.
Pagare tutto e subito, insomma, pur di non sottostare più a un ricatto su cui porta responsabilità schiaccianti non solo Rfi, per la decisione di dilazionare il passaggio dei diritti di concessione, ma anche chi governava la città sedici anni fa. L’ultimo frutto avvelenato nella vicenda del Movicentro, una “cattedrale nel deserto” per cui Cuneo non ha ancora finito di pagare il conto.

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